Domanda e Risposta: un viaggio tra i neuroni
vuoi una risposta efficace? fatti una domanda potente
Wow, che domanda!
Stai cercando la risposta ad un problema personale? Lo sai che se vuoi trovarla devi farti la domanda giusta? Secondo diversi metodi e discipline moderne si tratta della domanda potente. Un interrogativo intelligente che accende la lampadina delle idee vincenti. Hai mai gridato “eureka” in preda all’estasi della trovata risolutiva che ti cambia la vita? Bella soddisfazione vero? E che senso di realizzazione, wow! Adesso lo sai: tutto merito di una domanda, l’unica che puo’ cambiare le carte in tavola dei tuoi ragionamenti. Quella potente, insomma.
Domanda potente
PNL, coaching, counselling, dialogo strategico, maieutica e marketing la celebrano: la domanda potente. A dire il vero si sa solo che è una domanda evocatrice, che più è semplice e meglio è, che deve avere una certa pregnanza di senso e significato, e che deve essere tagliata su misura per la circostanza. Una domanda tutta tua, che vale per te e per te soltanto: per chiunque altro potrebbe valere 0, per te invece vale 1000. Hai già capito che la domanda potente è del tutto relativa.
Segui la domanda!
Siamo nel mare quantico delle probabilità: più che frutto di una ricerca costruita a tavolino, la domanda potente è qualcosa in cui ci imbattiamo, come i principi di Serendippo durante il loro viaggio mirabolante. Meno la cerchiamo e più probabilità abbiamo di trovarla. Non per nulla si dice che la si evoca nel flow di una comunicazione efficace e strategica. Ma il flow (o flusso) è un concetto eracliteo del tutto sfuggente e per niente permanente. L’unica cosa certa è che quando ce l’abbiamo, comunque l’abbiamo trovata, la domanda potente possiamo riconoscerla e non farcela scappare.
12 indizi utili
Esiste una domanda potente più potente di tutte? Dai presupposti su esposti pare proprio che no, non esiste in assoluto. Ma è sicuramente potente una domanda che:
- accende i toni del tuo personalissimo dialogo interiore
- sveglia la tua attenzione
- raddrizza la postura
- fa brillare lo sguardo
- ti mette un dubbio fervente e sano
- va dritta al tuo cervello e al contempo al tuo cuore
- te la senti entrare dentro anche se non sai dire bene dentro dove
- ribalta le tue idee del mondo
- solleva il polverone dei ricordi
- manda all’aria certezze e convinzioni
- ti fa realizzare quanto sei “vecchio” nei ragionamenti
- predispone il tuo amor proprio ad un restyling del lifestyle
Domanda-azione
È grazie alle domande potenti e semplici che passiamo ai fatti e operiamo il cambiamento. Ecco a cosa serve una domanda potente: ad evocare azioni efficaci per cambiare, il che sta per “migliorare il nostro stato esistenziale”. Ciò vale a prescindere da chi la ponga, la domanda potente, se, cioè, gli altri o noi stessi, perchè il viaggio di una domanda potente dentro di noi è lo stesso qualunque sia la fonte. La domanda viene accolta, poi si espande, indaga, evoca, provoca e alla fine si trasforma in un gesto, un atteggiamento, un comportamento, un’azione. A patto che sia potente, il gioco è fatto. Ok, ma che meccanismo (potente) c’è sotto?
Raccolta info
Una domanda ha subito un effetto: quello di raccogliere info. Le informazioni viaggiano come sensazioni e percezioni provenienti dal corpo e si organizzano in una precisa area del midollo spinale: la lamina 1. Qui si trovano le fibre nervose che salgono verso il cervello e le info prendono proprio queste vie. Le informazioni che provengono dagli organi e dai visceri interni si organizzano in modo privilegiato nel nervo vago, che ha una via diretta per il cervello. Dal midollo le info proseguono verso la base cranica, dove si trova la parte antica del sistena nervoso centrale, il Tronco cerebrale. Qui avvengono le prime risposte alle info; si chiamano riflessi e regolano il tono muscolare, il battito cardiaco, la pressione arteriosa, ecc. Reazioni di adattamento rapido e vitale!
Reazioni di adattamento
Le reazioni riflesse mediate dal tronco cerebrale ci permettono di affrontare efficacemente un pericolo, scappando o lottando senza perder tempo prezioso a porci dubbi su come sia meglio comportarci (arousal). In queste reazioni il cervello evoluto non c’entra quasi niente; tutto si svolge dal collo in giù. Quando slacciamo il bottone dei pantaloni dopo un pranzo abbondante lo facciamo spontaneamente, perchè sentiamo che l’addome si tende e ci da fastidio. Sensazioni e percezioni sono molto preziose nel vivere quotidiano.
Prossima tappa: ipotalamo
L’ipotalamo è la zona del cervello antico specializzato nel produrre ormoni per l’omeostasi, cioè per l’adattamento del corpo in risposta agli stimoli ambientali. L’omeostasi permette al nostro organismo di funzionare al meglio quando si trova in relazione con altri organismi presenti nell’ambiente. Parliamo di persone, animali, piante, insomma esseri viventi ma anche di tramonti, paesaggi, quadri, insomma di oggetti inanimati a cui attribuiamo senso e significato e che evocano emozioni, ricordi, pensieri.
Ormoni – azioni
Ormoni, cioè sostanze che entrano nel flusso sanguigno e da qui raggiungono le cellule; ogni cellula possiede recettori per gli ormoni e rispondono ai loro messaggi. proprio così: un’info (di quelle di cui stiamo seguendo il viaggio) alla fine si trasforma in una proteina che a sua volta produce un’azione. Prendiamo questo esempio: l’attaccamento della mamma verso il neonato, ad esempio, è dovuto all’info legata all’ormone ossitocina, che induce vari effetti sulle cellule, tutti collegati all’assistenza amorevole e alla cura. http://dottsilviacalzolari.it/attaccamento-parentale/
La corteccia cerebrale prefrontale
La corteccia cerebrale è la tappa agognata dalle info. nella zona prefrontale le info vengono integrate tra loro. il prodotto finale ha molto a che fare con la nostra coscienza. una zona particolare della corteccia prefrontale è la corteccia del cingolo anteriore (collegata anche all’amigdala e all’ippocampo) responsabile dell’attenzione a quel ci succede. Anche l’emozione che proviamo, quando prestiamo attenzione al nostro corpo, dipende dalla funzione di questa corteccia. Per i neurofisiologi la corteccia del cingolo fa parte dell’area limbica, dove si trovano centri di elaborazione emozionale davvero cruciali, come l’amigdala, nonchè il centro dove nascono i ricordi, cioè. l’ippocampo.
Intensa-mente
hai già sperimentato, vero, che l’attenzione, la concentrazione,la memoria sono molto più forti quando viviamo intensamente le nostre esperienze, cioè se proviamo emozioni forti? A volte ci rendiamo conto di avere proprio bisogno di riposo solo quando al mal di testa si accompagna la paura che questo possa degenerare in qualcosa di peggio, come abbiamo visto accadere ad un amico ammalato. certo le emozioni a volte ci stressano, ma sono per lo più utile per concentrare la nostra attenzione sui nostri bisogni o su cose urgenti.
L’isola magica
prendere coscienza di sè, di come stiamo, di come ci sentiamo è come entrare in un mondo incantato. c’è una regione corticale che è preposta a questa magia: è la corteccia dell’insula destra, responsabile dell’introcezione. è la funzione che ci permette di sapere tutto di noi ma anche di sapere molto degli altri, proiettandoci nei loro panni. In quest’area sono concentrati i neuroni di Von Economo noti come neuroni a specchio: la loro funzione è quella di farci rispecchiare nei nostri simili. Sono la base neurologica dell’empatia, che ci permette di essere emozionalmente intelligentie anche socialmente predisposti.
Specchi di neuroni
dentro alla corteccia prefrontale I neuroni a specchio collegano le due aree, quella cingolata anteriore e quella dell’insula. Si pensa oggi che il circuito midollo spinale (lamina 1) – insula sia responsabile della autoconsapevolezza (cioè la capacità di essere consapevoli dei propri stati fisici) che genera poi comprensione altrui, empatia e compassione. Vale a dire che se non siamo consapevoli di come stiamo noi in primis, non lo possiamo sapere neanche degli altri. Tutta la compassione del mondo è basata sulla compassione per noi stessi. Chi non si ascolta, non si accetta e non si allea con se stesso, non lo puo’ fare con gli altri. Dai neuroni a specchio partono anche regolazioni fisiche, quando siamo in presenza di altre persone, per favorire l’empatia e la socializzazione.https://mapsgroup.it/neuroni-specchio/
Domanda: come sto?
Chiediamoci più spesso come sto? è forse la domanda più potente, dalla quale scaturiscono risposte sempre importanti. Possiamo imparare a farcela più spesso, questa domanda. basta dedicare un po’ di tempo alla concentrazione, affinando la capacità di autoascolto. Hai qualche disturbo fisico anche lieve? non darlo per scontato, non far finta di niente, non dirti che stare un po’ male è normale. cogli l’attimo e fermati. come sto? e da quel momento ecco la domanda parte, si spande, rimbalza, detona, raggiunge ogni cellula e tutto concomita per darti una risposta. e certamente ti metterai in moto per soddisfare un tuo bisogno, per realizzare un obiettivo, per migliorare, cambiare, evolve. questo è il potere di una domanda.
Le S.P.I.E. che ci vogliono Bene
impara ad ascoltarti
Quante occasioni abbiamo ogni giorno per conoscerci meglio? Di certo ne abbiamo più di quante ne cogliamo, se solo imparassimo ad ascoltarci. La questione è di importanza strategica. Infatti se sai chi sei, sai anche che cosa vuoi e ti metti in moto per ottenerlo. Vuoi un esempio? Se avverti un certo languorino, sai di aver fame e ti mangi subito qualcosa. Se invece non fai caso al “buco nello stomaco”, puoi anche svenire prima o poi: in quel momento comprendi che la consapevolezza è davvero qualcosa di pratico e utile per vivere al top. Dunque, fai più attenzione a ciò che ti riguarda e puoi realizzare sempre il meglio per te. Una delle occasioni più ghiotte capita tutte le volte che ti fanno questa semplice ma potentissima domanda: “ciao, come stai?”
occasioni di consapevolezza
Ciao come stai: già, come sto? Aspetta a buttar giù un asettico (e falso) “bene, grazie.” Aspetta a rimandare la stessa domanda, facendo finta di niente, con un affettato “e tu, piuttosto?” Aspetta a sciorinare la solita giaculatoria di lamentele a caso del tipo “come sto? E’ la solita vitaccia!”. Insomma, aspetta. Carpe diem: cogli l’attimo, e l’occasione anche. Fatti un’idea realistica di come stai sul serio. Come? Beh, facile: chiedilo alle tue S.P.I.E.
S.P.I.E.
Immagina di avere al tuo servizio un corpo speciale di spie super scafate: su tua commissione ti procurano subito informazioni preziosissime che ti tornano utili per realizzare i tuoi piani. E per di più lo fanno gratis! Ti piace questa immagine, vero? Come ti senti alla sola idea di poter contare su un contingente di forze speciali che lavorano in esclusiva nel tuo interesse? Certo, questa è un’immagine metaforica, che viene buona per farti capire che posta c’è in ballo. Per la verità, l’immagine dei servizi segreti a tua disposizione è frutto dei tuoi sistemi rappresentativi corticali, che ringraziamo. Ma le spie ci sono sul serio! Se sei curioso vai avanti a leggere.
fai lo SCAN e leggi il risultato
Le tue S.P.I.E. sono capaci di organizzare in tempi strettissimi un completo SCAN, cioè una specie di fotografia ad altissima definizione. Ti consegnano i dati e quando li hai letti puoi conoscere le tue condizioni. Così a chi ti domanda come stai potrai rispondere in modo autentico; cosa più importante, avrai aggiunto un pezzetto di autoconoscenza al grande puzzle che compone il tuo identikit. Ti auguro di tutto cuore di poter rispondere sempre “come sto? sto alla grande” e di poter motivare quanto dici con una lunga lista di belle cose. Se così non fosse, no problem: il fatto di aver potuto considerare consapevolmente come stai ti dà un incredibile vantaggio, quello di metterti all’opera subito per ribaltare la situazione qualora non ti piacesse. La consapevolezza, devi sapere , è come la lampada di Aladino: illumina le tue potenzialità e le attiva trasformandole in capacità.
identikit
Ti serve una traduzione per SCAN? Al di là dell’immagine metaforica, che richiama la fotografia da cui ricaviamo il nostro identikit, la sigla SCAN è un acronimo e allo stesso tempo uno slogan: Stimola Consapevolezza Attiva i Neuroni. Ti pace? Il concetto è chiaro: per saperne di più di noi stessi dobbiamo sviluppare attenzione e attivare le nostre funzioni neurali integrandole. Le SPIE (che stai per conoscere) hanno il potere di attivare il nostro cervello e di farlo funzionare al meglio. Lo scopo di tutto ciò?, ti stai chiedendo. Fornire un identikit di noi stessi sempre aggiornato.
ti presento le tue SPIE
S.P.I.E. cioè Sensazioni Percezioni Immagini Emozioni. Sono tutte funzioni cerebrali, dirai. Esatto! Quelle funzioni che ti danno un’idea di chi sei e te la aggiornano in tempo reale. Sai che cosa fanno? SIII, e cioè:
- Segnalano
- Informano
- Indicano
- Indirizzano
Queste spie insomma ti raccontano che cosa c’è dentro e fuori di te. Ti dicono come stai in rapporto al mondo in cui vivi. Sono le spie di segnalazione di una relazione incessante tra te e gli altri, tutta vissuta attraverso il corpo e la mente. Se la relazione è ok tu sei ok, altrimenti le spie si fanno sentire.
S.P.I.E. e bodyguard
Le S.P.I.E. ci parlano attraverso il corpo che riceve senza sosta informazioni da dentro e da fuori: una vera centralina. Il corpo è sempre informato e questo lo rende anche emozionato, il che lo rende pronto a reagire, e subito: mica perde tempo, perché la posta in gioco può essere alta. Ricordati questo: al tuo corpo interessa stare bene, così va verso il piacere, e allo stesso tempo gli importa anche di non stare male, quindi evita i dolori.
Ciò vale anche per le relazioni: se qualcuno ti fa stare bene, le S.P.I.E. ti mandano segnali di benessere, del tipo: “mi sento rilassato, penso che tutto stia andando alla grande, mi immagino in un bel prato fiorito a fare il picnic con questa persona, provo gioia”. Si dice che il corpo non mente (la mente invece sì): allora ascoltalo, no?
orienteering interiore
Le S.P.I.E. ti orientano: ti danno una direzione che è poi sempre quella del piacere (perchè dovrebbero mandarti al patibolo?) Ti aiutano a fare scelte vantaggiose per te. per la tua salute psicofisica. i bambini questo lo sanno e sono disponibili ad ascoltare le loro spie. e tu? sei già così “grande” da non sentire più niente? Può essere: magari anche tu come tanti altri sei già “tutta testa”, cioè sensibile al fascino (indiscreto) della mente. Sei già isolato da te stesso, allora. Le SPIE, bada bene, lavorano sempre per te, che tu te ne accorga o meno. Sta a te essere più consapevole e prestare attenzione a ciò che senti. Fallo, dai! Fallo ora! E il tuo lifestyle cambierà in meglio, la tua salute ne guadagnerà e le tue relazioni sociali fioriranno. Siamo d’accordo?Ci conto.
Connettoma: il gioco di relazione tra neuroni
“Connettoma”: un pass per la mente del futuro.
Un pass per svelare i segreti della nostra mente, o almeno è questa la vision dello Human Connectome Project (Progetto Connettoma Umano), la super-sfida scientifica mondiale che vuole arrivare a mappare le connessioni tra neuroni nel cervello umano sano.
Questa pare proprio un’ impresa fantastica! Forse ti stai chiedendo ” a che cosa ci serve?” Una buona risposta può essere la seguente: se capiamo come funziona il cervello sano, possiamo riprogrammare un cervello malato. ciò è davvero promettente per il nostro futuro!
Basta pensare ai vantaggi in Medicina per rendersi conto della portata di questo progetto. Ma fai attenzione e apri bene la mente, perchè lo studio del connettoma, nonostante la sua evidente complessità, porta alla ribalta un concetto veramente molto semplice. Che è la connessione, cioè la relazione integrativa. I neuroni si connettono tra loro, stessa cosa che facciamo noi umani inter nos: relazioni funzionali tra simili. Sulla base delle loro interazioni le nostre cellule nervose costruiscono mappe mentali alla base di pensieri e azioni. Idem, noi umani costruiamo rapporti interpersonali alla base delle società. Credenze, educazione, valori, morale non sono altro che riflessi su larga scala di come ci connettiamo a cominciare dalla dimensione “one to one”. Un meccanismo “come in alto così in basso”, che crea analogie evidenti tra la nostra mente e le nostre culture. A questo punto, vuoi saperne di più?http://dottsilviacalzolari.it/competenza-relazionale/
Dalle reti neurali alle immagini del Mondo
Il grande gioco delle mappe mentali: l’obiettivo dello Human Connectome Project è mappare le connessioni tra neuroni dalle più semplici alle più complesse. Il termine mappa ci fa immaginare una carta topografica, che descrive la geografia di un territorio: in effetti le mappe neurali altro non sono che strade (viuzze o autostrade) percorse dai segnali elettrochimici che illuminano il nostro cervello. Hai mai pensato che un’emozione, un pensiero, un’azione, persino un ricordo, sono mappate nella nostra testa in tempo reale? Neuroni che si attivano insieme, funzionano insieme: una legge ben nota in campo neuroscientifico fin dai tempi di Hebb ( intorno agli anni ’50 del secolo scorso) e dei suoi studi sulla neuroplasticità.
E ora fai attenzione a tutti i passaggi, mi raccomando. I neuroni che funzionano insieme creano famiglie funzionali, o reti neurali, e le reti neurali creano immagini nella corteccia cerebrale e le immagini corticali creano le nostre rappresentazioni interiori di noi stessi e del mondo…insomma (perciò ti ho avvisato prima!) c’è da perdere la testa in questo vortice di neurobiologica complessità! Così è: in effetti a volte la testa la perdiamo! Il progetto connettoma mira a rimettercela a posto, in un certo senso, qualora la nostra salute cerebrale perdesse dei colpi! https://lamenteemeravigliosa.it/human-connectome-project-alla-scoperta-del-nostro-cervello/.
Connettoma umano: un progetto grandioso come la nostra mente
Si tratta di un progetto altrettanto ambizioso di quello sul genoma umano (Human Genome Project) partito negli anni 90 e concluso nel 2003 con importanti risultati sul sequenziamento del DNA umano https://www.genome.gov/human-genome-project. La mappatura del cervello umano potrebbe consegnarci una visione extra-ordinaria di ciò che siamo, in modo tale da stravolgere gli attuali paradigmi culturali: in questo caso si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione scientifica. Il termine “connettoma” si riferisce alla popolazione neuronale vista da un particolare (e peculiare) angolo visuale: la sua tendenza naturale a creare relazioni efficaci. Efficaci per permetterci di avere un’immagine di noi stessi e degli altri e per creare su questo stampo delle interazioni vantaggiose ed evolutive con l’ambiente.
Il tuo cervello ha dei numeri
Per loro natura all’attuale gradino della scala evoluzionistica 100 miliardi di neuroni (tant’è all’incirca il nostro tesoretto neuronale nel cervello adulto) sono in grado di realizzare un numero strabiliante di operazioni ad una velocità sorprendente. Da tale magnifico gioco (per lo più svelato) ecco emergere pensieri, ricordi, sensazioni, intuizioni, sentimenti, idee e molto, molto di più, perfino quella funzione superiore tanto astratta quanto operativa che è la coscienza. Strabiliante meccanismo al servizio di una sola cosa in cui pare gli umani siano davvero eccellenti: il fare su base decisionale (azioni consapevoli). Agentività, proattività, autorealizzazione: per quale scopo ultimo? Ipotizziamo (un’altra funzione in cui siamo davvero bravi): trionfare dispoticamente sul mondo o piuttosto interagire con esso come un singolo organismo autoevolventesi attraverso una mente collettiva portentosa (qualcuno azzarda perfino divina)? Il progetto connettoma un giorno, forse, ce lo dirà.
NUMERO DI NEURONI CEREBRALI | 100 MILIARDI (200 MILIARDI ALLA NASCITA) |
CELLULE GLIALI (PER NEURONE) | 5 |
VELOCITA’ DI DUPLICAZIONE NEURONALE IN EPOCA FETALE | 250.000/MIN |
LATERALITA’ | 180.000 IN PIU’ A SINISTRA |
SINAPSI (PER NEURONE) | 100.000 |
VELOCITA’ DI TRASMISSIONE NERVOSA | 430 KM/ORA |
N° OPERAZIONI NEURONALI /SEC. | 10 MILIONI DI MILIARDI/SEC. |
ENERGIA SVILUPPATA | 25 WATT |
Fai il tuo gioco
A questo punto avrai già compreso che la tua visione di te stesso e del mondo dipende in definitiva da come giocano i tuoi neuroni. Sembra anche a te che sia proprio il caso di favorire un buon gioco e vincere la partita? Lo possiamo e lo dobbiamo fare tutti con l’impegno e l’allenamento, proprio come fossimo dei campioni. Applichiamoci con un certo grado di sfida per vivere di più e meglio: questo è anche l’imperativo biologico del nostro organismo, cervello compreso. Per mantenerlo bene ci sono delle linee guida ormai ben tracciate: diversi ingredienti di un menu vario ed equilibrato che compone il nostro Stile di vita ottimale. Ad esempio, il divertimento e la leggerezza d’animo, sono ritenuti ingredienti irrinunciabili per essere proattivi.
Se sei un buontempone nato, meglio per te; se invece non lo sei, puoi fare 2 cose da subito 1) scarica i pesi che hai sul groppone (e sul cuore) 2) impara a non caricarti di nuovo
Ai neuroni piace cambiare: le 4 R
Non c’è niente di fisso e immutabile nel nostro cervello: anzi, ai neuroni piace cambiare strada (ricordi le scale di Harry Potter?) e instaurare nuove relazioni con i propri simili. Grazie a questa loro naturale tendenza noi possiamo a volte anche cambiare idea, imparare cose nuove, vedere le cose da altri punti di vista! https://oggiscienza.it/2017/09/12/nuovo-meccanismo-collega-plasticita-sinaptica-apprendimento/ Per diverso tempo la scienza ha ignorato il potenziale neuronale legato alla riparazione, alla rigenerazione e alla riconnessione. Oggi con il progetto connettoma l’alto potenziale adattativo delle reti neurali balza alla ribalta. 4 strategie di rinnovamento neuronale:
- ripesatura
- rigenerazione
- ricablaggio
- riconversione.
Un bel salto in avanti nella conoscenza. Ti racconto la mia esperienza personale: erano gli anni ’70 del secolo scorso e agli studenti di medicina come me veniva impresso un dogma il, e cioè che il cervello non si ripara. A dimostrazione che la scienza non è scienza se non è effimera, oggi il paradigma è del tutto cambiato, aprendo orizzonti di speranza per l’umanità sofferente.
Connettoma: il futuro del cervello
Ma sarà davvero possibile definire modelli di connessione neuronale alla base dei nostri pensieri, ricordi, emozioni o di funzioni superiori come l’empatia, la compassione, la coscienza? Tutto ciò è probabile. Infatti, dal 2015 ad oggi il progetto connettoma ha messo a disposizione del mondo scientifico risultati di ricerca progressivi. La connettomica, apre la strada anche ad una ricerca introspettiva dalle forti implicazioni esistenziali. Chi siamo? Siamo il nostro cervello? O meglio siamo il nostro connettoma? Che siano questi gli albori di una età d’oro della conoscenza, che potrebbe portare a intervenire sui meccanismi cerebrali attraverso molecole o stimolazioni fisiche per migliorare la salute in modo davvero rivoluzionario?
Il progetto connettoma vede coinvolti ben 11 istituzioni statunitensi, 36 scienziati e 1200 volontari sani. Sta già ribaltando alcuni concetti neuroscientifici attraverso il modello 4 R, sostenuto dal professor Seung, a capo del progetto, secondo il quale il sistema nervoso è più simile al fiume di Eraclito che non ad una mappa fissa.
Ed eccoci al punto: ancora una volta incappiamo in un linguaggio a cavallo tra scienza e filosofia. Proprio un nuovo paradigma: lo scenario che preferisco, quello che esalta scienza e umanesimo tra i due poli inscindibili della nostra mente prodigiosa. O potremmo azzardare, un giorno, divina?
ATTACCAMENTO PARENTALE: COSA FARE?
Attaccamento parentale: la relazione di sostegno
La teoria dell’attaccamento (attachment theory) ha ispirato fin dagli anni ’50 un vero e proprio stile genitoriale, basato sulla consapevolezza e sulla responsabilità. I primi studi psicologici di John Bowlby si sono nel tempo integrati con le ricerche biologiche e neuro-scientifiche. Ad oggi il nocciolo di tale teoria è questo: una buona relazione di attaccamento favorisce uno sviluppo psicologico equilibrato e consegna alla società personalità sane. L’attaccamento si instaura tra il bambino fin dai primi mesi di vita e il suo caregiver, cioè la figura di riferimento per quanto riguarda la cura e l’affetto. Genitori, vi rendete conto di quanto siete importanti? https://www.stateofmind.it/2017/07/john-bowlby-attaccamento/Attaccamento e biologia
Attaccamento: il piccolo richiede la presenza della madre, la vuole per sé e protesta, quando non è considerato abbastanza. Non sono capricci, è l’imperativo naturale! La relazione di attaccamento ha un suo perché biologico: serve al piccolo per crescere in sicurezza, appoggiandosi a chi è più capace di lui. Pensa a quando eri bambino: come ti sentivi attaccato alle gonne di mamma? Anche la mamma è attaccata al suo bambino per istinti biologici: la maternità è gratificante e dà un confortante senso di efficacia e compiutezza. Contento il piccolo, contento il grande: la relazione di attaccamento funziona nei due sensi. Grazie al nostro DNA, e alle molecole che produce, il rapporto fisiologico madre-figlio prende i connotati di una melodia ben orchestrata e funzionale. Le neuroscienze ci spiegano che a gestire la relazione di attaccamento c’è un sistema integrato completamente dedicato: T.H.O.M.A.S. the human oxitocine mediated attachment system https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3138620/Il caregiver
Il dottor Bowlby pensava che l’attaccamento fosse tanto un fatto biologico quanto un fatto psicologico, impregnato di emozioni, sentimenti e affetti. La madre è il caregiver più consueto, ma attenti a non darlo per scontato. Infatti, per essere un autentico caregiver, la mamma deve essere presente, attenta, e disponibile. Lo è sempre? C’è bisogno di perseverante sensibilità, perchè nella relazione di attaccamento il bambino deve sentirsi al sicuro, così da cimentarsi con fiducia nelle sfide col mondo, nonché con se stesso. È in questa speciale relazione che il piccolo impara a conoscere se stesso e le sue potenzialità. Perché ciò possa avvenire ha bisogno di essere ascoltato e accolto in modo da percepire di avere sempre un alleato a suo sostegno. A volte il ruolo di mamma comporta scelte impopolari e difficili, quando diventa incompatibile con casa, famiglia, lavoro e relazioni sociali.Vantaggi dell’attachment parenting
Hai capito l’importanza di ciò che dice la teoria dell’attaccamento? Ottimo; adesso devi trovare il modo di metterla in pratica. I genitori possono adottare uno stile comportamentale che favorisca l’attaccamento (attachment parenting). E i vantaggi per la coppia sono imperdibili, sia dal punto di vista psichico che fisico:- maggior senso di autoefficacia
- maggiore gratificazione del ruolo
- maggiore condivisione di intenti
- incremento del valore della coppia
- condivisione ragionevole e più efficace dei compiti
- miglior gestione del tempo e delle energie
le 7 B dell’attachment parenting
Il dottor William Sears, pediatra statunitense, è l’esperto mondiale di attachment parenting. Noto per le pratiche dell’allattamento on demand e il co-sleeping, raccomanda ai genitori di accogliere e praticare tutte quelle tecniche che favoriscono la relazione di attaccamento naturale. Personalmente sono d’accordo sul fatto che ci sia bisogno di elevare il ruolo genitoriale su un livello di consapevolezza e responsabilità a tutto vantaggio dell’integrità psicofisica dei nostri figli e della salute sociale in generale. http://www.attachmentparenting.org/ Ecco in sintesi 7 principi fondamentali del metodo Sears da conoscere:birth bonding | stabilire un legame alla nascita |
breastfeeding | allattamento al seno |
babywearing | portare il piccolo con sé tramite appositi indumenti |
bedding close to baby | dormire vicino al bambino |
belief in the langage valour of your baby’s cry | ascoltare e capire il pianto del bambino come se fosse un linguaggio |
beware of baby trainers | stare attenti a discernere i consigli altrui |
balance | equilibrio |
Non solo per mamme
Anche i padri partecipano alla relazione di attaccamento da un punto di vista biologico. È stato dimostrato che quando gli uomini diventano padri e cominciano ad entrare in contatto intimo con il neonato, avvengono modificazioni biochimiche importante e per certi versi sovrapponibili a quelle materne. Il ruolo che i padri sviluppano in seguito è certamente diverso da quello materno: la relazione con i figli prosegue su un piano relazionale più ludico ed esperienziale. https://www.researchgate.net/profile/Franco_Baldoni/publication/46079743_Funzione_paterna_e_attaccamento_di_coppia/links/550aa1850cf22162ab5d4f37.pdfConclusioni
Quella di attaccamento è una relazione tra le più utili ed efficaci. Anche se il setting cult di tale relazione è quello tra mamma e figlio, tuttavia non è l’unico scenario. Simile organizzazione relazionale la troviamo anche nelle coppie di amanti, nelle famiglie e nei clan. Ciò dimostra lo straordinario ruolo sociale di tale relazione. Quindi c’è una ragione in più per decidere da genitori consapevoli di seguire la natura e favorire l’attaccamento. http://dottsilviacalzolari.it/mamma-competenze-performanceMAMMA: LE COMPETENZE E LA PERFORMANCE
Nasce una Mamma.
Adesso che tuo figlio è nato sei una mamma, cioè molto più che una donna. La Natura prevede che quando nasce un bambino, nasce anche una Mamma. E, così come suo figlio, anche una Mamma cresce (e con essa anche le sue esigenze e le sue aspirazioni). Hai già avuto tre figli e quindi, dici, sei un’esperta? Forse è solo una credenza (fai il quarto figlio e poi verifichi!). Quando diventi Mamma (anche se non è più la prima volta) non sei più quella di prima: sei una nuova Te stessa. La maternità è un viaggio sacrale, che ti offre una grande opportunità di crescita personale.Uno stato divino!
Per nove mesi i tuoi ormoni non hanno fatto altro che cambiarti, in modo che tutto il tuo corpo diventasse la casa protetta di tuo figlio. Gonadotropine, progesterone, estrogeni, prolattina ed altre sostanze adattogene hanno anche cambiato le tue emozioni e i tuoi pensieri. Lo scopo: farti agire a favore di tuo figlio, a fronte di uno sconvolgimento che non si presenta in nessun’altra condizione fisiologica. La scrittrice Erica Jong lo definisce così “Nessuno stato è così simile alla pazzia da un lato, e al divino dall’altro quanto l’essere incinta”La maternità è cambiamento
Quanto gli ormoni cambiano la tua personalità, mamma? Gli studi della Università della British Columbia dimostrano che gli elevati livelli di estrogeni della maternità, ad esempio, influenzano la memoria e l’orientamento, modificando la neuroplasticità di aree cerebrali quali l’ippocampo. http://salute.ilgiornale.it/news/22306/-cellule-gravidanza-particolare-terapie/1.html Alcuni ormoni della maternità influenzano i tuoi atteggiamenti a lungo anche dopo il parto. La prolattina, ad esempio, ti fa sentire soddisfatta come non mai; il ruolo di nutrice di tuo figlio, conferisce alla tua vita un senso profondo e appagante. Sei lì per provvedere a lui o lei, per difenderlo, per dargli il necessario supporto, a costo di non dormire: hai la forza di una leonessa e la dignità di un’eroina epica.La cura reciproca madre-figlio
E poi c’è l’ossitocina, l’ ormone che ti fa sentire tutt’uno con il tuo bambino. Un senso di appartenenza, di solidarietà, di “fare squadra”, che non avvertirai mai più in modo così intenso! La scienza ci dice che l’ossitocina è indispensabile per stabilire una buona relazione madre-figlio, basata sulla cura reciproca: tu ti curi di lui, lui si cura di te. L’ossitocina agisce sui tuoi neuroni e ti fa essere più aperta e disponibile, ti predispone all’empatia, ti dà saggezza e perspicacia, impari a coniugare cuore e cervello in una fortunata alchimia che fa bene a te e al bambino. Da questa relazione dipenderà il futuro emozionale di tuo figlio, nonchè la formazione di una personalità equilibrata e socialmente adattatabile.COMPETENZA RELAZIONALEGli studi più recenti mettono in relazione l’ossitocina con alcuni aspetti della vita relazionale come l’attenzione all’ambiente e alle informazioni di ordine emozionale e sociale che da lì provengono. La mappa dei recettori dell’ossitocina, realizzata da Daniel Quintana all’Università di Oslo in Norveglia nel gennaio 2019, dimostra che questo ormone è attivo in aree cerebrali connesse anche alle relazioni sociali. https://www.nature.com/articles/s41467-019-08503-8
Essere Mamma, non fare la Mamma!
Quello di Mamma è uno status esistenziale, cioè una condizione peculiare del Genere (femminile), depositata nel DNA e pronta ad essere espressa pienamente grazie alle molecole di maternità (ormoni, neurotrasmettitori, neuropeptidi, citochine ecc…) ad altissimo potenziale biologico.Imprinting relazionale: il DNA non bastaOra che hai capito chi è, cosa prova, cosa pensa e cosa fa una Mamma, forse ti è più chiaro che alcuni aspetti moderni della vita di una mamma sono incompatibili con la condizione fisiologica di Mamma. sto parlando della differenza che c’è tra essere una mamma e fare la mamma, soprattutto al giorno d’oggi! prendiamo ad esempio il Multitasking, cioè lo svolgere più funzioni in contemporanea, fenomeno che sempre più si applica alle moderne Mamme Mogli Manager ( e quante più M hai le puoi aggiungere all’elenco). Una mamma è biologicamente settata su un preciso timer ed è predisposta biologicamente alla calma, alla lentezza, alla concentrazione nel qui ed ora. Una Mamma il tempo lo centellina, come se le ore passate con i figli fossero gocce di nettare degli dei! Il Multitasking è incompatibile. Non è esattamente quel che succede a te? Ti capita di dover moltiplicare braccia e gambe come la dea Kali? Ti si chiede di essere contemporaneamente in più posti? Allora sei una Mamma Multitask e operi senza dubbio al di fuori di una regolare (e rispettata) biologia. attenta, però: il multitasking è biologicamente incompetibile.
supera la “Zona di Sconforto”
Ti avverto che la biochimica ha i suoi range operativi e i suoi tempi. Se valichi la zona di confort e vivi ai margini dello sconforto ti stai per avventurare nel paese dello Stress. Ti invito a riportarti nella condizione privilegiata di Mamma, prendendoti cura di te con lo stesso amore che hai per i tuoi figli. Ascoltati e focalizzati sul tuo essere Mamma. Cerca e apprezza le tue risorse. Trova il modo di farle fruttare per la tua salute e quella dei tuoi figli. Le risorse naturali di una mamma sono tante e tali che bastano per far fronte a tutti i ruoli di una Mamma Moderna. Usa una buona consapevolezza, fatta di sapienza e di saggezza. Le trovi già ben organizzate nel Metodo Piu’ che Mamma: semplice ed efficace, riesci a fare tutto e bene sentendoti soddisfatta e realizzata.STRESS: CHE SCHERZI (TI)COMBINA?
Sempre più persone dichiarano di soffrire per lo Stress.
Ma abbiamo tutti le idee chiare su che cosa sia lo stress? C’è uno stress che ci fa reagire e a volte tira fuori il meglio di noi. Noi dottori lo chiamiamo Eustress: a qualcuno dei miei pazienti che è una specie di stress a fin di bene. Ma c’è uno stress che non piace a nessuno, perché costa più di quanto rende.La metafora del leone che (non) c’è
immagina di essere partito per un safari fotografico in Africa. Sei armato della tua videocamera ad altissima risoluzione, in cui hai investito un patrimonio. Viaggi a bordo di una (poco) confortevole jeep (che fa tanto “avventure nel mondo”). “Attenti al leone!” gridano le guide. Dove dove? I tuoi sensi si dilatano. Il tuo corpo si allerta. La tua mente si concentra. Tutto è pronto per la foto del secolo. Lo stress che provi per l’attesa è buono: serve per farti raggiungere la performance. Il leone, tanto atteso, però non si vede. “Attenti al leone”, continuano a gridare le guide. Dove dove? Ti giri e rigiri frenetico. È un momento epico, in cui per te non esiste null’altro. Il leone, però, dov’è? E la questione va avanti: tu sempre più su di giri e il leone che NON c’è. MA potrebbe esserci; nell’attesa tu continui a tirare il collo alle tue energie.A questo punto che succede?
Sei di fatto davanti a un bivio. 1-puoi staccare l’attenzione da quello che potrebbe succedere e concentrarti su ciò che accade. Basta il cambiare il condizionale con un sano indicativo presente. oppure 2-puoi continuare ad aspettare un futuro che c’è solo nella tua testa. Basta continuare a pensare al condizionale senza cambiare niente Nell’ipotesi (molto probabile) in cui tu rimanga fisso come un fotogramma nell’attesa del leone, che cosa succederà al tuo sistema mente-corpo? Lo stress si farà sentire e ti giocherà brutti scherzi. Per lungo tempo non sentirai la fame né avrai sete. Assumerai e manterrai posture contratte e accartocciate, come uno scattista pronto per la corsa a cui però nessuno darà mai il via. Non sentirai la stanchezza ma quando la sentirai non riuscirai a dormire. Sarai taciturno e intrattabile. Non presterai attenzione più a niente e a nessuno. Quando parlerai lo farai per inveire contro qualcuno adducendo argomentazioni confuse e generaliste. Di quello che hai lasciato a casa non ti importerà e ti dimenticherai di chiamare amici e parenti divenendo molto impopolare.Come andrà a finire?
Nella migliore delle ipotesi quando il leone arriverà (se arriverà) sarai talmente assente e sfinito da perderti l’attimo fuggente. Niente performance.Che cosa potrebbe darti una mano in questo momento?
Fare qualcosa di diverso. Spostare l’attenzione. Cambiare visuale. Se continui a concentrarti sul leone che non c’è ti farai solo del male. In passato per far rinvenire una persona si usavano sali aromatici perché un odore molte forte arriva subito al cervello e concentra l’attenzione e la presenza. In modo più moderno si potrebbe fare una tecnica di quick coherence seguendo il flusso del respiro e impegnandoti a regolarizzarlo. Una cosa molto semplice che basta per uscire dall’ipnosi dello stress. Perchè funziona così bene? Perchè sposta la tua attenzione. E, come la fisica quantistica ci suggerisce, laddove mettiamo l’attenzione lì si creano realtà nuove e diverse!Quindi, che cosa ti combina lo stress?
Ti costringe a concentrarti sempre sulle stesse cose senza mai osare nessun cambiamento. Reagisci sempre allo stesso modo e ti ritrovi a fare le stesse cose. Insomma lo stress ti rende una specie di automa. Colpa di chi? Degli ormoni dello stress. L’adrenalina e il cortisolo, ormoni della reazione e della resistenza, quanti scherzi ti combinano è complicato a dirsi. A scapito di chi e di che cosa agiscono? Della tua intelligenza. Il che ti rende quasi impossibile fare delle scelte consapevoli. Sei d’accordo anche tu che rimanere ad aspettare un leone che non arriva mai, non è così intelligente (né conveniente)?I miraggi creano stress.
Un leone che non arriva mai è una specie di miraggio, al quale credi anche se è tutta illusione e niente realtà. È così che pian piano diventa il tuo padrone e tu il suo schiavo. Crea dipendenza, lo stress, ti costringe nella modalità di sopravvivenza. Te ne ho parlato in forma metaforica. Ma per dirla più chiaramente tutte le volte in cui ti fissi su qualcosa e perdi di vista tutto il resto(nel lavoro, nella vita personale, nelle relazioni ecc.) stai creando un miraggio. Oggigiorno sono proprio le cose che non arrivano mai, ma che noi stiamo ad aspettare comunque, che fanno la parte del leone. Le aspettative quando non sono realistiche sono la minaccia più importante per la nostra intelligenza. Che cosa ci può salvare? Imparare a trasformare le aspettative in azioni coerenti con obiettivi che noi stessi definiamo. Si tratta di lavorare in modo consapevole con la nostra coscienza. La Scienza moderna ci sta indicando qual è a via da seguire per essere liberi. Si tratta di conoscerci di più e meglio. Il Coaching tra Scienza e Coscienza ti aiuta a farlo. http://dottsilviacalzolari.it/training-emozionale/ https://www.medicoaching.it/pubblicazioni/TRAINING EMOZIONALE: 15 PRATICHE SOSTENIBILI
Training emozionale: una questione di pratica per vivere meglio le proprie emozioni! Se hai letto i miei articoli precedenti sull’intelligenza emotiva, conosci i vantaggi del training emozionale. Esso produce un incremento scientificamente dimostrato di “molecole emozionali”: queste influenzano il nostro benessere e ci predispongono alla ricerca di uno stato di felicità come ci spiega la neuroscienziata Candace Pert https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/nuova_biologia/molecole-scelta-neuropeptidi-le-emozioni-e-il-corpo-mente Prendi nota di che cosa NON FARE durante il training emozionale: non avere paura di emozionarti, non nascondere le tue emozioni, non far finta di niente davanti ad una tua reazione emotiva, non giudicare quel che provi. Adesso prendi nota di che cosa FARE durante il training emozionale: guardati intorno, apri gli occhi, fatti qualche domanda. Training emozionale: fallo tutti i giorni, come per vincere una gara. Ricorda: sei in sfida con te stesso, non con il mondo! Vedila così: l’emozione è il segnale biologico più primordiale, più selvaggio, più autentico… che ti dice “SEI VIVO”! Allenati ad essere bravo nel gestire le tue emozioni e avrai soddisfazioni in ogni ambito.
Le emozioni hanno colore, tono, intensità: non sono sempre uguali e anche questo la dice lunga sul tipo di messaggio che ci portano. Dietro ogni nostro comportamento c’è un’emozione che lo ha innescato. La prossima volta che i tuoi atteggiamenti non ti piacciono, cerca di risalire all’emozione che c’è dietro e vedrai che ogni azione ha un suo perché. Prenditi cura del tuo mondo emozionale: gli effetti si avvertono subito. Per prima cosa capisci di più te stesso, scopri dei lati che non conosci. Ti è mai capitato che gli altri ti attribuiscano doti che tu non vedi? Proprio così: gli altri vedono in noi delle qualità, di cui non sospettiamo nulla. La nostra attenzione è più spesso rivolta all’esterno e proiettata sull’ambiente circostante. Si tratta di un meccanismo di allerta che ci fa essere osservatori prevenuti allo scopo di difenderci o di imporci. È anche un meccanismo dispendioso, come puoi immaginare, che alla lunga ci stressa e che ci costringe a giudicare e a costruire credenze. Avendo voglia di tirare delle conclusioni filosofiche, si può anche dire che tra noi e l’uomo delle caverne sembra non essere passato poi tanto tempo, se ancora abbiamo bisogno di controllarci l’un l’altro fino all’esaurimento nervoso! In effetti la nostra biologia è per certi versi ancora del tutto sovrapponibile a quella dei nostri progenitori. Pur vero è che alcune aree della nostra corteccia cerebrale sono molto impegnate nella elaborazione di intelligenze molto fini, di cui conosciamo sempre di più. I circuiti neurali dell’insula, ad esempio, e dei suoi collegamenti con il lobo prefrontale sono coinvolti nell’intelligenza emotiva e sociale e senza dubbio partecipano all’elaborazione dell’empatia e di sentimenti molto complessi e nobili, come la compassione. La possibilità di ipotizzare l’esistenza di piani esistenziali diversi da quello materialistico compone la metacognizione, facoltà per la quale il dato emozionale è altrettanto necessario quanto quello cognitivo. La spiritualità, qualsiasi cosa possa significare per ognuno di noi, è una facoltà della nostra Mente Superiore, a cui partecipano le aree integrative della corteccia fino a comporre un elaborato particolarissimo: la proiezione. Grazie alla spiritualità ci proiettiamo oltre tutte le nostre limitazioni, riuscendo a concepire di fare azioni concrete per perseguire scopi non materialistici. Che cosa sarebbe della nostra spiritualità se non ci fossero delle emozioni proiettive, che ci fanno “sentire” l’angustia di un ambiente che soffoca la nostra creatività, del vuoto di relazioni che non ci soddisfano, della tristezza di condizioni imposte che negano la nostra evoluzione? Molte delle nostre emozioni sono proiettive, ci lanciano, cioè, fuori dalla pista già tracciata il più delle volte da altri e non da noi. Spesso ci lamentiamo della violenza di certe emozioni, come la paura, la rabbia o il disgusto, ma probabilmente è quel che ci vuole per farci cambiar rotta e riallineare il nostro modus vivendi a ciò che siamo e a ciò che vogliamo. L’emozione è a volte un’occasione per essere più coerenti, più congruenti, più credibili con la nostra Essenza attraverso una conversione biologica che coinvolge tutto il sistema PsicoNeuroEndocrinoImmunologico. Non c’è bisogno di farci tramortire dalle nostre stesse emozioni: basta abbassare la nostra soglia emozionale e diventare più sensibili, in modo da essere recettivi anche a stimolazioni più moderate. Un buon modo per diventare più intelligenti dal punto di vista emozionale è sviluppare una certa pratica, grazie ai tanti modi che conosciamo. Vuoi una lista? ecco i 15 training emozionali che ti propongo per vivere meglio:
1- Tieni un diario 2- Scrivi racconti, poesie, fiabe, sceneggiature… 3- Fermati ogni 100 passi mentre cammini per strada e concentrati su ciò che provi 4- Guarda un film e confronta le tue emozioni con quelle dei personaggi 5- Metti insieme un album fotografico di “selfie”, facendoti qualche scatto in diverse situazioni 6- Allenati allo specchio guardando le tue espressioni 7- Al mattino apri l’armadio e vestiti per come ti senti 8- Quando ti chiedono “come stai” cerca di rispondere in base all’emozione che quella domanda ti evoca 9- Chiedi agli altri “come stai” con un autentico interesse 10- La sera prima di dormire scriviti un bigliettino riportando l’emozione con cui ti vuoi svegliare e il mattino dopo leggi subito quell’emozione e “indossala” 11- Dai un colore alle emozioni che senti e tieni la traccia dei colori che hai registrato durante la giornata 12- Se hai un’emozione forte fermati a darle un voto 13- Se hai un’emozione forte conta il tempo che dura 14- Procurati emozioni belle e sane nel modo che ti è più congeniale (mangia buon cibo, respira aria fresca, accarezza il gatto…) 15- Abbraccia qualcosa o qualcuno quando ti vergogni di stare facendo una delle cose che sono in questa lista: serve a tranquillizzarti!
Ora ne sai già abbastanza per darti una mossa e fare cose che non hai mai fatto finora: vedrai che questo è il modo migliore di usare le proprie emozioni ed è in fin dei conti lo scopo per cui le abbiamo a nostra disposizione.
INTELLIGENZA EMOTIVA: I 5 START POINT
Voglio sviluppare la mia intelligenza emotiva, ma da dove incomincio? Ecco i tuoi (irrinunciabili) 5 START POINT (in pratica devi cominciare da lì!) su cui basare il tuo allenamento per sviluppare la tua intelligenza emotiva:
start point 1- per prima cosa considera che sei fortunato a provare ciò che provi (anche se non ti piace). Infatti l’emozione è un pattern vitale e ti mantiene collegato all’ambiente in cui vivi. L’emozione è legata a stimoli che ci pervengono da fuori o da dentro: impossibile evitarla (anche se ci viene benissimo nascondere, reprimere o mistificare ciò che proviamo).
negazione emozionale: un meccanismo che ha molto a che fare con la paura del giudizio altrui, quando pensiamo che possa essere negativo. Ci porta dritto dritto a falsare i nostri atteggiamenti. Abbiamo, ad esempio, un vasto repertorio di sorrisi di circostanza, mentre la scienza ci dice che soltanto un tipo di sorriso è quello autentico: si chiama “sorriso di Duchenne” HTTPS://WWW.WIKIHOW.IT/SORRIDERE-CON-GLI-OCCHI
Consiglio pratico: chi ha una buona intelligenza emotiva rinuncia a indossare le “maschere” e desidera farsi capire dagli altri, manifestando correttamente le proprie emozioni. Se vuoi ho un’altra perla di saggezza per te: piuttosto che combattere le tue emozioni, prendi in considerazione la possibilità di cambiare aria!
start point 2- le emozioni si associano sempre a reazioni del corpo e producono atteggiamenti, cioè modificazioni somatiche, che predispongono ad azioni precise. La rabbia, ad esempio (come anche la gelosia, l’odio, l’invidia), rende ostili. Lo si legge nella postura avanzata, coerente a chi si prepara a dar battaglia. Il rapporto tra emozioni e corpo è talmente stretto che oggi si ritiene possibile partire dagli atteggiamenti posturali per riequilibrare il nostro assetto emozionale. Un modo interessante per sviluppare la tua intelligenza emotiva!
L’atteggiamento posturale, la comunicazione paraverbale e i segnali bioenergetici sono difficilmente mistificabili; al contrario i comportamenti possono anche essere “appresi” e fuorviare la lettura corretta dello stato emozionale di una persona.
Pillole di pratica emozionale: renditi conto che “fare le finte” nuoce solo a te stesso!
start point 3- da un’emozione nasce un modo di pensare e un modo di agire. “Stai attento a quel che fai” equivale a “Occhio a ciò che provi”. La paura, ad esempio, produce reazioni di fuga o di blocco; in entrambi i casi si scatena una vera e propria tempesta biologica, che coinvolge tutto il sistema PNEI. Il risultato della “tremenda ordalia”? Brutti pensieri su noi stessi e sugli altri; azioni marcate dal fallimento; autostima, agentività, proattività ridotte ai minimi termini; pensieri pessimisti, ansie da anticipazione, proiezioni catastrofiche; azioni confuse e disorganizzate. Diventa illusorio porsi degli obiettivi di autorealizzazione e soprattutto perseguirli. Le nostre emozioni non hanno colpe né responsabilità: sono solo segnali di opportunità. Sta a noi scegliere come trarne profitto.
Saggezza applicata: comprendi che cosa c’è dietro alle tue emozioni e usale per trovare nuovi modi di risolvere le situazioni a tuo vantaggio. Anche questa è intelligenza emotiva!
start point 4- le emozioni ci danno la spinta per prendere delle sagge decisioni. Gli studi scientifici confermano che se il nostro cervello viene privato degli input emozionali non può più svolgere la sua funzione decisionale. Addio scelte intelligenti!
l’amigdala il principale centro nervoso emozionale comunica con il cervello superiore nell’area dell’insula e delle cortecce prefrontali, responsabili della decisionalità e della consapevolezza. un altro motivo per essere il miglior amico delle tue emozioni: ti aiutano a scegliere per il tuo bene!
Saggio consiglio: svegliati e lascia perdere le tue considerazione sull’ opportunità di lasciarsi andare. Se non giochi, non ti diverti!
5- le emozioni stimolano la memoria e ci aiutano a ricordare di più e meglio. Il circuito emozionale è correlato strettamente con quello mnemonico a livello delle stazioni sottocorticali che appartengono al cervello antico e al cervelletto. Qui gli input emozionali stimolano la formazione di link tra emozioni, immagini, suoni, odori, che formano un ricordo.
Nell’amigdala che si trova nel sistema limbico, c’è una sorta di centralina emozionale collegata direttamente al talamo e all’ippocampo. quest’ultimo si trova nel lobo temporale ed è responsabile della memoria legata agli avvenimenti. qui si formano i primi ricordi. nell’insula una regione dei lobi prefrontali ricordi emozioni e pensieri associati vengono integrati e riorganizzati. si forma così la memoria esplicita che ci permette di mettere in ordine le cose che ci accadono e di collegare fra loro con una certa accuratezza. Nasce da qui la nostra autobiografia.
Fai attenzione:: sei sicuro che i ricordi che hai ti stiano dicendo la verità? Prova a raccontare e te stesso di quella volta in cui…la racconti sempre allo stesso modo? stai raccontandoti la tua storia o la tua leggenda?
STORIE (ed emozioni) DI TUTTI I GIORNI
Emozioni sale della vita, emozioni trama delle nostre storie personali. Le neuroscienze ci dicono che la parte più nobile del nostro Sè è proprio quello “narrativo” e che la capacità di comporre le nostre storie in modo ordinato, sequenziale ed efficace è indice di un livello di intelligenza che abbiamo solo noi uomini in tutto il regno animale. “Sento, quindi sono” è l’assioma dimostrato scientificamente da Antonio Damasio nel suo “Emozione e coscienza” https://www.adelphi.it/libro/9788845915680
Nelle nostre storie di tutti i giorni le emozioni sono determinanti per i colpi di scena che fanno di un semplice racconto un romanzo (se non avete mai letto Dostoevskij è il momento di farlo!). Conosco storie personali bellissime, ma quelle che preferisco sono quelle dei giovani, dove le emozioni sono forti, pure ed efficaci. Gabriele, 4 anni, da un po’ di tempo a questa parte si è messo a tirar calci ad Antonino, suo compagno di asilo (portato ad esempio dalle maestre per il suo atteggiamento obbediente): il resoconto dell’ultimo colloquio a scuola lascia incredula (e affranta) mamma Anna. Lavinia, 11 anni, il cui profitto scolastico è sempre stato alto, ultimamente fa scena muta alle interrogazioni, dopo di che o piange a dirotto o batte i pugni sul banco; l’ultima volta che ha fatto un compito in classe, non è tornata a casa (se non dopo 2 ore di angoscia famigliare). Marco, 15 anni, al termine degli allenamenti con la sua squadra di calcio si chiude in camera sua e ci rimane per ore a suonare (da fare invidia a Segovia) tristi ballate con la sua chitarra.
Le emozioni sfociano in comportamenti e hanno sempre un impatto personale e sociale. Quando provi un’emozione significativa, non lasciarla cadere nel nulla. Le emozioni che non esprimi col tempo possono rimanere incarcerate nel tuo corpo e condizionare il tuo assetto bioenergetico (Alexander Lowen, “Bioenergetica”http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/bioenergetica-1-2/)
Che cosa raccontano le emozioni di Gabriele, Lavinia e Marco? Raccontano chi sono in questo momento e che cosa vogliono per se stessi da qui in avanti. Daniel Siegel, neuroscienziato di fama mondiale, dice che le emozioni sono fatte di “energia informata” http://www.drdansiegel.com/ Le emozioni sono informazioni, dunque, che ci riguardano da vicino, e hanno un potenziale energetico elevato: costano, insomma, ma ci fanno imparare tante cose su noi stessi e sul rapporto che abbiamo con gli altri: ci dicono che cosa va e che cosa non va in rapporto a come vorremmo che andasse. Il loro meccanismo funzionale è di tipo mordi e fuggi: arrivano, lasciano un segno e poi se ne vanno. Il nostro corpo è il luogo dove le sentiamo, ma sta alla nostra mente comprenderne il significato attraverso una sequenza fondamentale in 3 passi:
Prendere coscienza
Per accorgerci che siamo arrabbiati (o impauriti o disgustati o tristi o perfino gioiosi!) ci vuole il giusto tempo e la giusta attenzione. Racconta a te stesso: “che cosa mi sta succedendo?”
Riflettere
Pensare al senso di quel che ti sta succedendo richiede uno spazio adeguato nella mente, quello del silenzio interiore. Chiedi a te stesso: “che cosa voglio veramente?”
Agire
Per comportarci in modo efficace ci vuole una strategia operativa. La domanda è: “come voglio ottenere quel che mi interessa?”
Le 3 scimmie sagge non vedono, non sentono e non parlano: quanto sei d’accordo sul fatto che siano davvero sagge? Viviamo in un’epoca storico-sociale in cui siamo tutti interconnessi e interattivi; persino il mondo del business si è accorto che l’intelligenza emotiva è fondamentale per mandare avanti l’economia. https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/economic-sciences/laureates/2002/kahneman-bio.html L’atteggiamento delle tre scimmie sagge oggi non è popolare (anche se mantiene un certo fascino). Se a volte fai come loro, pensa a come potresti fare in modo diverso, considerando le cose da altri punti di vista. Se vuoi saperne di più, aspetta il prossimo articolo, ma intanto colma l’attesa piacevolmente con una buona lettura tra quelle che ti ho consigliato.
EMOZIONI AMICHE: SII L’ALLEATO DI TE STESSO
Emozioni amiche?: c’è un modo per andare d’accordo con la propria mente emozionale? Se vuoi “emozioni amiche” comincia ad accoglierle e ad allearti con loro. non si tratta solo di un comportamento di convenienza ma di una scelta consapevole per il tuo benessere. “Emozioni amiche” significa andarci d’accordo (il che vuol dire anche non subirle passivamente). Ti capita mai di scappare davanti alle tue emozioni? Lo facciamo tutti, qualche volta, perché non siamo capaci di gestirne la peculiare energia. Ogni emozione lega a sé un quantum energetico potente e dirompente, necessario e sufficiente per farci cambiare rotta nella vita. Un’emozione può farci uscire dalla nostra zona di confort, ma c’è da chiedersi: “chi ne ha davvero voglia (nonostante le diffuse lamentele sulle loro ristrettezze)”? Chi intende cercare (e trovare) nuove condizioni di vita si augura di provare quel piccolo brivido, che gli dà il segnale (e la spinta) per mettersi in moto. Le emozioni “e-movono”, cioè ci fanno uscire dallo status quo, in cui ci troviamo: servono a cambiare. Dal momento che il cambiamento è un motivo conduttore nella vita di ogni nostra singola cellula, dico: sì, grazie alle mie emozioni, che mi tengono viva!
Se vuoi far pratica, da oggi puoi ripeterti queste 4 frasi (a seconda delle situazioni) a mò di mantra:
1-Paura? Sì grazie (così non finisco nel primo burrone che trovo lungo il cammino).
2-Rabbia? Si grazie (così capisco quali ostacoli son da superare e se ce la faccio).
3-Tristezza? Si grazie (così mi do una calmata quando sto andando troppo veloce).
4-Gioia? Si grazie (così capisco che ne vale la pena).
Puoi applicare lo stesso modulo a tutte le emozioni che riconosci dentro di te. Accogli e ringrazia: funziona. Se hai momenti in cui sembra che le tue emozioni ti travolgano la cosa migliore da fare è fidarsi: tutta la situazione ha un suo perché. A questo punto ti è chiaro che anche tu puoi farcela a passare attraverso le tue emozioni (anziché saltarle a piè pari)? Accogli ringrazia e fidati di ciò che provi: ti si accenderà una luce nella mente e capirai che c’è un messaggio esclusivo dentro al tuo stato d’animo, che ti orienterà nelle scelte più opportune per la tua realizzazione.
Se non lo hai già fatto ti può essere utile consultare in questo stesso sito http://dottsilviacalzolari.it/pratica-emozionale/: potrai accedere ad alcune pratiche tecniche di gestione emozionale da provare subito. Perché vale la pena diventare il migliore amico delle tue emozioni? Perché sono potenti attivatori di progresso. Quando avrai compreso il meccanismo che le innesca, sarai d’accordo con me: emozionarsi è una cosa intelligente.
FATTI AMICHE LE TUE EMOZIONI!
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