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Lucino nel paese di Oltre-Andanza

C’era una volta

C’era una volta, c’è sempre stato e sempre ci sarà il paese di Oltre-Andanza. Un paese tanto grande che i suoi confini si perdevano nel passato, nel presente e nel futuro. A Oltre-Andanza ci arrivavano tutti, prima o poi. Poco importava da dove gli ospiti arrivassero, dato che tutti appena entravano in paese non si ricordavano nemmeno più da dove venivano. Ogni ospite si ambientava subito e non se ne voleva più andare. Tutti venivano accolti a braccia aperte. Il Gran Cerimoniere aveva il compito di ricevere gli ospiti in pompa magna. L’affluenza era tale che di cerimonieri ce n’era sempre bisogno: perciò facevano i turni. Tutti i cerimonieri dovevano essere ben preparati e professionali, per far sentire gli ospiti meglio che a casa loro. Ogni nuovo arrivo richiedeva la presenza di un’altra figura autorevole, che presiedeva alle formalità: raccoglieva le generalità e archiviava il Libro Rosso, che ogni ospite portava con sé. Questo personaggio, non meno prestigioso del Cerimoniere, era noto come il Mastro di Porta: senza il suo nullaosta nessuno entrava e nessuno usciva da Oltre-Andanza.

Inizia la Storia

La  nostra storia inizia nel giorno Esimo, proprio quando alle porte del Paese sono di turno due Eccellenze di chiara fama: Mastro Pietro e il Cerimoniere Michele.

(Prima di continuare la nostra storia, ti devo avvisare, caro lettore, che questa favola è liberamente ispirata a fatti reali e personaggi assolutamente esistenti e che giammai nel narrare ho travisato il benché minimo particolare della più autentica verità).

Dicevo, dunque, delle porte di Oltre-Andanza: ah, che spettacolo! Maestose, radiose e trasparenti, nonché sonore e fluttuanti, sono le più belle opere architettoniche dell’universo 11, che è l’esatto luogo dove si trova Oltre- Andanza.

(È possibile che tu, lettore, non abbia mai sentito parlare dell’universo 11: d’altronde, nessuno può averne conoscenza, se non ha visitato prima tutti gli altri dieci universi. E mi sono fatta l’idea che tu, lettore, non ne sappia abbastanza di ciò che sto per raccontarti ed è proprio per questo che questa storia ti piacerà.)

Torniamo alle porte di Oltre-Andanza, seconde per bellezza soltanto alle Mura di Cinta Cangianti, che hanno l’originalità di mutare colore ad ogni sbattere di palpebra di chiunque le osservi.

Capirai, lettore, che arrivare a Oltre-Andanza e trovarsi di fronte a tali magnificenti paesaggi è già una sorta di premio per il viaggiatore e fonte di indicibile sorpresa.

In questo giorno Esimo, come in tutti i giorni Esimo, Pietro, il Mastro di Porta, e Michele, il Cerimoniere, siedono al loro solito posto, dietro un bancale di buon legno, in prossimità delle porte, in attesa del prossimo ospite. Hanno sott’occhi, pronta all’uso, la lista dei nominativi attesi per quella giornata. Ancora c’è da fare prima della fine del turno! Sul bancale hanno accatastato una pila di Libri Rossi, , che ogni ospite già entrato ha depositato al suo arrivo, e una serie ordinata di nullaosta da consegnare ai prossimi viandanti, che ancora devono entrare.

Normale routine, quand’ecco che si avvicina con fare stupito e smarrito un uomo anziano all’apparenza piuttosto distinto. Mastro Pietro e Michele aguzzano la vista: abituati come sono a togliere gli ospiti dall’imbarazzo, accennano bonariamente ad un sorriso composto e allargano leggermente le braccia in segno di accoglienza.

-Vieni, viandante; sei giunto alla tua meta. Ti diamo il benvenuto a Oltre- Andanza, il Paese più oltre che c’è –

Timidamente il viandante azzarda una domanda -Vi ringrazio, anche se non so  con chi ho il piacere di parlare…voi siete?-

Soddisfatti per le belle maniere dell’ospite (l’eleganza dei modi è particolarmente gradita in paese) Mastro Pietro fa gli onori di casa:

-Siamo Pietro e Michele. Sbrighiamo qualche formalità e ti facciamo entrare praticamente subito, stai tranquillo. Dunque, tu chi sei?-

-Lucino, mi chiamo Lucino Scarpetta. Vengo da casa mia e sono arrivato qui da solo-

-Niente viaggi organizzati dunque! – fa Michele, che dei due è il più scherzoso (anche se la sua passione per le spade di fuoco a volte produce effetti davvero poco simpatici)

-No, infatti; sono partito qualche mese fa e adesso eccomi qui…-

Lucino sembra proprio un uomo semplice, dignitoso, non particolarmente ricercato, sobrio. E anche molto, molto confuso, più di tanti altri viandanti.

-Bene. Presenta il tuo passaporto e consegnaci il tuo libro Rosso –

Lucino con espressione un po’ interdetta se ne sta zitto e fermo. Ha l’aria di chi non capisce niente di ciò che gli stanno dicendo. Libro Rosso? Passaporto? Le sue elucubrazioni vengono bruscamente interrotte da un urlo stranito di Michele.

–NOOO! NON C’E’! non è nella lista, il suo nome qui non è scritto, vedi?-

E come impazzito, mostra la lista a Pietro. Questi, quasi divertito, pensa ad uno scherzo di quel bontempone del compare.

-Ma che cosa stai dicendo? Ti va di scherzare, oggi. Fammi controllare. Ti pare che uno possa arrivare fin qui e non essere sulla lista? –

-Lo so che questo non può succedere mai- ribatte concitato Michele. -Tutti gli arrivi sono assolutamente previsti secondo il Patto Prenatale, dunque il nome di questo buon uomo ci deve essere. Ma di fatto non c’è! Controlla-

Scorre la lista, Mastro Pietro, e anche più e più volte, ma inutilmente: il nome di Lucino Scarpetta proprio non salta fuori.

Con fare pomposo e aria solenne le due Eccellenze si rivolgono a Lucino:

-Ci occorre dirti, buon Lucino, che il tuo nome non è sulla lista. Dunque è evidente che tu non puoi stare qui. Di fatto a noi risulti inesistente e quindi non puoi passare –

-Come sarebbe a dire? – allo sbigottimento di Lucino per il fatto di essere lì, si aggiunge ora lo stravolgimento per il fatto che secondo quei due non dovrebbe essere lì.

-Dove altrimenti dovrei essere, se non qui, dal momento che ci sono? -dice innervosito Lucino

Un errore clamoroso

Quella era la prima volta che Pietro e Michele si trovavano ad affrontare una simile incresciosa evenienza. Si consultano tra loro: parlottano, scuotono la testa, si agitano e si ricompongono, rivolgono di tanto in tanto uno sguardo indagatore al povero Lucino, sempre più insofferente.

-Allora, voi due: io sono arrivato fin qua e voglio passare. Come la mettiamo? Informatevi, chiedete ai superiori, insomma trovate un modo per farmi entrare. Io indietro non ci torno- esclama Lucino.

Beh, Mastro Pietro e Michele lo sanno benissimo che indietro Lucino, né chiunque altro arrivi alle porte di Oltre-Andanza, non può tornare. È un diritto del viaggiatore entrare ma non uscire.

-Che storia è mai questa? Come può essere successo un errore così clamoroso? Mastro Pietro, che facciamo adesso? Questo non ha nemmeno i documenti! – osserva con santa ragione Michele

La cosa è in effetti inquietante: non tanto per la mancanza del passaporto, sulle generalità si può anche glissare, ma sul libro Rosso, che non c’è, proprio no. Si tratta di un libro prezioso, indispensabile, dove è annotata tutta la vita di un uomo, una garanzia su chi è, che cosa ha fatto, quali sono stati i suoi valori. Senza Libro Rosso non si può nemmeno assegnare all’ospite l’albergo più consono: tra una stamberga e un cinque stelle c’è pur la sua bella differenza! Guai mai che si assegni una residenza poco più che decorosa a chi si merita una reggia! Ne andrebbe della reputazione di Oltre- Andanza in tutto l’universo 11. Per non parlare delle referenze di Pietro e Michele, che scenderebbero alla quota minima (e forse anche al di sotto, pena il licenziamento). Ma per fortuna Oltre-Andanza è un posto dove i miracoli accadono.

Arrivano i rinforzi

Ecco che all’improvviso arriva un grazioso uccellino con un rotolo cartaceo nel becco, si posa sul bancale e lo deposita davanti agli occhi dei due compari.

-Vengo dall’Albero del Sale. Ho visto la scena e ho riconosciuto quest’uomo. Mi sono preso due appunti e ve li faccio leggere, magari vi sono d’aiuto. Pietro e Michele si buttano sul rotolo e lo svolgono frenetici. C’era scritto così:

-“io, Re di Quaglia, ho conosciuto Lucino nella sua giovane età. Era un cacciatore e andava in battuta con altri come lui, tutti con il fucile e il cane da riporto. Passavo di lì, volando piuttosto basso. Lui mi ha visto bene ma l’unica cosa che mi ha puntato contro è stato il suo dito, solo per tenere la visuale del mio volo e guardarmi svanire oltre l’orizzonte”

Re di Quaglia aveva portato una referenza per Lucino, e Re di Quaglia era il signore di tutte le quaglie e di certo godeva di chiara fama in paese. Idea, ideona: Pietro e Michele si scambiano uno sguardo d’intesa.

– Ci siamo. Grazie a te, Re di Quaglia, faremo così: chiederemo referenze per Lucino ad almeno altri 4 abitanti di Oltre-Andanza. Se risulteranno positive, le prenderemo a garanzia e assegneremo a Lucino la sua dimora a seconda del giudizio che ci faremo –

Lucino intanto, esterrefatto per aver visto una quaglia parlare e deporre a suo favore per un fatto di cui manco si ricordava, riuscì soltanto a svenire per l’emozione.

Oltre-Andanza è un paese che tu, lettore, non ti immagini nemmeno: là, semmai dovesse capitarti di svenire, mica ti faresti male, perché per terra non c’è niente, nemmeno nuvole. Ai viaggiatori che svengono, magari stanchi, subito si avvicinano sciami di gentili farfalle, che lo sostengono, e uccellini dell’albero del sale, che propongono deliziose essenze al loro naso per rianimarli soavemente al più presto.

Riprendendosi, Lucino cominciava a dubitare:

-mi trovo forse in un sogno? – pensava, ma se ne stava zitto per paura delle risposte.

Intanto Mastro Pietro e Michele si ricompongono e riprendono formalmente da dove hanno lasciato il cerimoniale, pur con qualche necessaria (e mai precedentemente contemplata) variazione.

-Bene Lucino caro, qui a Oltre-Andanza siamo efficienti e pronti ad affrontare qualsiasi imprevisto. Vogliamo spiegarti per bene che cosa sta succedendo: in effetti, tu sei qui davanti a noi e dunque esisti, con ciò è chiaro che entrare è un tuo diritto, ma senza la documentazione richiesta è necessario un cerimoniale ben diverso dal solito. Ci affideremo alle referenze di 5 abitanti di Oltre-Andanza che garantiscano per te. Il primo, Re di Quaglia, lo teniamo già per buono. Sei contento? –

Lucino non sa se essere contento o no: referenze di chi? Ma capisce ben presto che quei due sanno il fatto loro e procederanno secondo i loro piani, inutile sarebbe qualsiasi protesta.

-Che vengano i referenti! – annuncia pomposo Mastro Pietro.

Passa il tempo, ma quanto tempo passi a Oltre-Andanza proprio non è dato calcolare. Quel che balza alla mente di Lucino è proprio di non avere idea di quanto sia passato dal suo arrivo in quel posto, perché gli sembra quasi di essere lì da sempre. Ma prima di essere lì, dov’era? Come mai non ricordava niente del prima? Come mai non riusciva a immaginare un dopo?

Finalmente ecco una sagoma delinearsi oltre le porte. Una donna camminava a passo delicato verso la compagnia, composta adesso da Mastro Pietro, Michele, Lucino e Re di Quaglia

-Ahah, ci siamo. Guarda chi arriva!- commenta sottovoce Michele in tono ammirato

-Dama Natura, ben arrivata! – fa Mastro Pietro, inchinandosi – sei venuta a testimoniare per Lucino?

Dama Natura era un mito a Oltre-Andanza. Si vociferava che nell’universo trino (quello con le tre dimensioni dello spazio e del tempo) la facesse da padrona e dato che Lucino veniva da lì, c’era da aspettarselo che lei avrebbe fatto da testimone. La dama si era presa cura particolarmente amorevole degli abitanti della Terra, dove lei aveva abitato negli ultimi eoni per sua stessa scelta. Quanto le piaceva la Terra, dove trovava i migliori abiti e le più preziose (e vezzose) couture. Dama Natura amava chi l’amava, era fatta così: a chi la onorava dava molte ricompense, a chi al contrario non le dimostrava rispetto era capace di fare molti dispetti.

-Sono qui per Lucino. Lui è stato un amante della terra e l’ha trattata con rispetto. Ha fatto bonifiche dove c’erano acquitrini, ha costruito stalle per gli animali e case per i contadini. I terreni sassosi li ha trasformati in prati con fiori e alberi alti. Dovevate vederlo quando comprò un lotto di terra e ci costruì sopra una casa per la famiglia: tutti i sassi che c’erano (e ce n’erano davvero tanti) li prese uno a uno e li buttò oltre la sua recinzione, nella terra di nessuno, in modo da piantare semi e far crescere un curatissimo giardino nel suo lotto. Poi si rese conto che quella terra là fuori, quella di nessuno, era tutta secca e arida e ne ebbe compassione; così comprò anche quella per farne un altro rigoglioso giardino. Si ritrovò tutti i sassi e con santa pazienza ripulì il terreno anche da quelli. Ah, che brav’ uomo! –

Pietro e Michele ascoltarono incantati e sognanti le parole soavi della Dama e quando ebbe finito di parlare, scrissero il suo nome nella lista delle Buone Referenze.

Intanto Lucino era sempre più esterrefatto. La testimonianza di Dama Natura gli aveva fatto molto piacere, anche se di quei fatti che lei aveva narrato non ricordava niente. -Come mai? -si chiedeva. Man mano che passava il tempo, sempre che il tempo passasse veramente e non fosse solo una sua fantasia, diveniva sempre più curioso di quello che sarebbe successo. Gli andava a genio l’idea di essere in quel posto, che gli sembrava sempre di più una specie di vacanza.

E la storia continua

Ma ecco sopraggiungere un bambino. Era scuro di pelle e aveva un caschetto militare in testa.

-Ciao bambino. Che cosa ci racconti? -disse tagliando corto Mastro Pietro

-Ehi, questo è Lucino Scarpetta! – fece il piccoletto balzellando qua e là. -Lo conosco. C’era la guerra e la mia famiglia era nascosta in montagna. Lui era un ragazzo coraggioso; ci portava da mangiare quando poteva. Vedi questo caschetto? Me lo ha regalato lui, diceva che mi avrebbe protetto-

Poi guardando Lucino con occhi sorridenti gli disse: -Ciao Lucino, sono Gigetto. Negli ultimi tempi sono venuto a trovarti molte volte, quando non stavi tanto bene. Tu mi hai visto ma non mi hai riconosciuto. Noi bambini di Oltre-Andanza abbiamo un permesso speciale: possiamo andare a trovare gli abitanti delle Terra nei loro sogni, ma solo se lo meritano-

Poi rivolse uno sguardo di sfida alle due Eccellenze e disse:

-Sono un bambino: se sono andato a trovare Lucino quando era giù, era perché se lo meritava, no? –

-Certo, Gigetto- Pietro e Michele si scambiarono uno sguardo di approvazione. -Prenderemo per buona la tua referenza. Grazie-

Gigetto guardò Lucino e alzando la visiera del caschetto gli fece il saluto militare e con le dita disegnò il segno dell’ok.

Lucino era commosso. Quel simpatico bimbo aveva davvero detto delle belle cose su di lui. Cominciava a sentirsi orgoglioso e a pensare di meritare di stare in quel posto con tutti gli onori.

– E siamo a 3, ne mancano ancora 2- Osservò Michele laconico, quando cominciò a formarsi sulle loro teste una specie di nuvola bianca iridescente con sfumature di madreperla, dalla quale cadevano petali di rosa profumati. Tutti quanti i presenti rimasero a bocca aperta e col fiato sospeso. Una cosa così era tanto che non la si vedeva: la Signora appariva di rado e sempre con delle buone ragioni. Mastro Pietro e Michele si fecero piccoli piccoli e accolsero la Soave Nuvola con profonda reverenza.

-Nostra Signora, che inaspettato dono è per noi la vostra venuta…-

La Signora, appellativo con cui la Nuvola Iridescente era nota a tutti, era leggiadra per davvero, ma anche molto sobria sia nel lessico che nei modi.

-Sono qui per Lucino. Tutte le sere e tutte le mattine quest’uomo ha rivolto le sue preghiere verso un dipinto che secondo lui mi rappresentava. Mi ha immaginato come una mamma per tutta la sua vita. Mi ha raccontato le sue storie e quelle delle sue figlie, mi ha raccomandato la salute dei suoi amici e parenti. Non ha fatto grandi richieste per sè, a lui piaceva parlare delle cose normali. A volte gli chiedevo –Lucino, tu che tipo di uomo pensi di essere?-Lui rispondeva senza esitare. –Un uomo medio, uno normale, né più né meno – Dite, non vi sembra questo un segnale di grandezza? –

Lucino guardava affascinato la nuvola. Sentiva di averla già incontrata ma non sapeva dire in quale occasione. Aveva comunque capito dalle espressioni degli altri che quella signora nuvola doveva essere un pezzo grosso e ancor di più per questo motivo sentiva salire agli occhi una profonda gratitudine. Così cominciò a versare qualche lacrima.

-Caspita, compare, ma questo Scarpetta è un personaggio! Addirittura la grande signora si è scomodata per lui…

E’il momento dei ricordi

Meno uno, mancava una sola referenza, che sembrava tardare ad arrivare. Ma ecco qua: un abbaiare di cane anticipò il sopraggiungere di un setter bianco e nero scodinzolante e con le orecchie che sventolavano.

Tutti i precedenti referenti erano arrivati davanti a Mastro Pietro e a Michele poi si erano fermati; questo cane invece, quando vide Lucino, gli si lanciò addosso, scaraventandolo per terra e prendendolo a leccate affettuose. Fu allora che per Lucino cambiò tutto e si ricordò di ogni cosa della sua vita.

Pippo! – urlò di gioia -questo è il mio cane, signori miei. È stato il mio migliore amico quando ero al mondo-

E accarezzando senza sosta il pelo morbido di Pippo, Lucino realizzò di aver cambiato vita per sempre. Si ricordò del suo letto, che lo aveva accolto in pianta stabile per qualche mese, dove se ne stava tutto rigido e costretto, pieno di tubi e circondato da gente che voleva fargli credere che sarebbe guarito da un male che si chiamava “vecchiaia”.

La Signora gli aveva dato una vita lunga e felice, dove aveva fatto tante cose normali e altre più che normali. Era stato amato e aveva a suo modo amato. Ecco, l’amore: adesso sapeva che cos’era l’amore. Qualcosa che rende libero, non ti carica di pesi e non ti fa soffrire, non ti obbliga e non ti ricatta con le questioni del tempo e del denaro, della fama e della gloria. L’amore ti permette di essere un uomo normale, senza pretese e senza attese, un uomo che procede passo dopo passo e non si pone traguardi troppo faticosi.

Lucino si ricordava bene e adesso si rendeva conto che sapeva tutto di come vanno le cose sulla Terra: la forza di un amore sincero e senza pretese, quello del cane Pippo, lo aveva liberato persino dalle regole di Oltre- Andanza. Già, poiché a nessuno era concesso, una volta arrivato lì, di ricordare la sua vita terrena.

Mastro Pietro e Michele si alzarono dal loro sgabello e si rivolsero a Lucino con la pompa magna dovuta.

-Lucino Scarpetta, tu puoi passare. Diventi a diritto cittadino di Oltre-Andanza e raggiungi la tua dimora, il più bell’albergo di lusso, dove potrai ordinare tutto ciò che vuoi e stare in compagnia delle persone a te care che sono già qui. Sei contento? –

Lucino ci pensò su – Cinque stelle, dici? Devo proprio? Potrei cambiare la mia destinazione? –

-Non finisci di stupirci, terrestre. Che cosa vorresti?-

Lucino si guardò indietro da dove era venuto, rivolse lo sguardo a Pippo e poi fissò i due compari:

-Potrei lasciare il posto a qualcun altro? Potrei tornare indietro col mio cane, potrei insegnare qualcosa a qualcuno sulla Terra, sull’amore ad esempio!

-Vorresti diventare un angelo custode? Ma non si è mai visto un angelo andare a spasso fra terrestri con un cane…e poi non è la regola, il tuo Patto Prenatale non prevede questo esito della storia- affermarono convinti Michele e Pietro

-Io credo di aver capito che un uomo può cambiare le regole, se ne ha il coraggio, e io ce l’ho! -tuonò con voce sicura Lucino

I due si guardarono allibiti e assunsero un’espressione incredula:

-Come fai a saperlo? Chi te lo ha detto? –

L’umano Lucino e il cane Pippo si guardarono ancora una volta, come intendendosi, e senza meno si avviarono verso la strada del ritorno sulla Terra.

-Cari voi-rispose sornione Lucino- io non lo sapevo proprio, prima di vedere la vostra reazione. Il mio cane, che ha abitato a Oltre-Andanza, me lo ha fatto capire con un solo sguardo, mentre voi eravate impegnati a cercare una soluzione al mio strano caso. Perciò adesso, se permettete, ringraziamo e ce ne andiamo –

Con una piccola e sobria riverenza Lucino si congedò dalla compagnia, seguito dal suo cane. In quel momento molti petali di rosa caddero sulla Terra formando una nuova primavera mai vista prima.

E tutti gli uomini vissero felici e contenti, conoscendo un po’ di più l’Amore.

A mio padre (e al suo cane)


METODO DOC: la cura mamma e figlio

Il metodo che cura i bambini e le mamme? Che novità! Ma di che cosa si tratta?

Parto da una considerazione pratica: quando un bambino sta male, qual è la sua prima medicina? Io dico: la sua mamma. Sei d’accordo con me, tu, mamma, che consoli tuo figlio quando ha mal di pancia, gli tieni la manina quando ha la febbre, gli racconti una storia quando si è fatto male? Tu vieni prima della Tachipirina, prima dell’antibiotico. La “buona relazione” con la mamma e’ la “buona medicina” di ogni bimbo. Una relazione di cura reciproca: unica, irripetibile, originale. Va da sé che la qualità di una relazione così preziosa va salvaguardata. E un metodo ben strutturato è proprio ciò che ci vuole per mantenere alti i livelli di salute di questa relazione magica.

un metodo per mamme più sicure

Ho verificato l’importanza di una maternità serena durante tutta la mia lunga professione medica, stando a stretto contatto con le famiglie. Ho visto che quando la relazione mamma-figlio è efficace, fa miracoli: promuove l’ integrazione cerebrale, favorisce l’ equilibrio funzionale del bambino e realizza la madre. Risultato: mamma e bimbo sono felici e affrontano la vita con fiducia in se stessi e negli altri, esplorando le proprie risorse e usandole adeguatamente per dare e ricevere il meglio della vita.

mamma:caregiver, supporter e sponsor

Numerosi studi scientifici riconoscono oggi alla madre non solo il ruolo di caregiver principale (colei che dà la cura e il sostegno al piccolo) ma anche quello di supporter permanente nello sviluppo dell’ intelligenza emotiva e sociale dei figli. Alla mamma spetta di diritto un posto in prima fila nella gestione dei livelli comunicativi e relazionali dei figli. E per tutta la vita la mamma sarà lo sponsor numero 1 di suo figlio.

il metodo per una relazione più efficace

Certo che la relazione madre-figlio mica è scontata, anzi la si guadagna con attenzione e impegno. A volte non è così facile, insomma, e qualche mamma mi chiede sconsolata “dottoressa, mamme si nasce o si diventa?”. Le mamme lo sanno che una relazione efficace è anche salutare per i bambini come anche per loro stesse. E ci tengono molto a essere “brave mamme”. E quando le cose non vanno per il verso giusto? In effetti, certi sintomi  e disagi del bambino a volte hanno una storia alle spalle, fatta di relazioni interpersonali limitanti e inefficaci. Mi riferisco a quel tipo di relazioni che non facilitano affatto l’espressione del loro potenziale di crescita. http://dottsilviacalzolari.it/genitori-coaching/

Mal di testa, mal di pancia,ansia, paura, irritabilità, agitazione motoria, instabilità dell’ umore difficoltà di attenzione deficit dell’apprendimento e del rendimento scolastico, frequenti malattie virali o batteriche; che lista!

occhio ai segnali

I genitori potrebbero non dare peso a questi segnali, relegarli nella cornice dei capricci o degli adattamenti necessari alla crescita. Ma le cose non stanno sempre così: le malattie sono un percorso, non un fulmine a ciel sereno, ed è bene fare attenzione ai segnali. Una mamma generalmente è attenta: ascolta osserva accoglie i comportamenti dei propri figli. A una mamma tutto questo viene spontaneo. Quanto potrebbe essere ancor più brava se imparasse a gestire le sue competenze naturali al meglio in modo del tutto consapevole e responsabile? Insomma, sto proprio dicendo a tutte che “brave mamme lo si può diventare”..

Alla madre spetta indubbiamente il ruolo centrale nell’imprinting relazionale per quanto riguarda i primi anni di vita del bambino, quando il livello empatico dell’intima connessione col figlio consente il crearsi di un sistema relazionale del tutto unico, che farà da stampo a tutte le successive relazioni interpersonali

perché c’è bisogno di METODO DOC?

perché mamma e bimbo sono oggi i pilastri del domani. ci vuole per loro un programma speciale per far sì che questi pilastri reggano, siano forti, stabili e flessibili tanto da sostenere l’impalcatura del futuro personale di un nuovo essere umano. Pensa che conseguenze a livello sociale! Il tuo compito, mamma, sarà quello di allenare tuo figlio a schemi mentali e comportamentali sani e migliorativi a vantaggio della sua salute globale. Per fare questo e farlo bene ti aiuterò a saperne di più di tuo figlio, a conoscerlo meglio e vedrai che avrai inaspettate sorprese, e bellissime!

metodo DOC: integrazione interdisciplinare tra Medicina di regolazione Neurobiologia interpersonale Tecniche di coaching Comunicazione strategica https://guna.com/it/terapie-davanguadia/low-dose-medicine/omeopatia-davanguardia-da-reckeweg-alla-p-n-e-i/

il Tempo della Cura

Quante volte hai portato tuo figlio dal pediatra, mamma ? E quante volte sei riuscita a chiedere tutto ma proprio tutto ciò che volevi sapere? Certo, hai ragione: non c’è mai abbastanza tempo. Le mamme me lo dicono: hanno bisogno di capire bene come comportarsi nel modo più giusto. Per questo serve loro più tempo col medico. un tempo fatto di condivisione. Anche tu, mamma, lo sai che il tuo compito non è solo quello di mettergli la sciarpa d’inverno, a tuo figlio, o di non farlo sudare d’estate! Come lo sai? Natura, intelligenza, sensibilità? Brava: ti posso dire che in linea generale è proprio così! 

c’è qualcosa che non va!

Un buon ambiente relazionale conta, lo dicono gli studi scientifici prodotti da diversi istituti americani e approvati a livello mondiale. Quando i bambini hanno mal di pancia, mal di testa, non dormono, si agitano, non vanno bene a scuola,  attaccano briga con i compagni, prendono tutti i virus disponibili nell’aria… “lo so, dottoressa, che c’è  qualcosa che non va…a cominciare dal nostro rapporto”. Osservazioni sagge, che per me, come medico, sono davvero preziose. Grazie mamme!

identità clinica

Sei una mamma attenta e quindi certamente anche tu ritieni importanti gli aspetti emozionali, relazionali e comportamentali di tuo figlio. Ti sei mai accorta che dietro i suoi sintomi ci sono ben altri disagi? Ti rassicuro subito: il più delle volte non è questione da psicologo! Vuoi sapere la verità? Un bambino “è” il suo Corpo, le sue Reazioni, le sue Emozioni, i suoi Comportamenti, i suoi Atteggiamenti, presi e considerati tutti insieme: solo quando hai il quadro generale lo puoi capire davvero. Te lo dico da pediatra con tanta esperienza! Tutti questi aspetti compongono la sua “identità clinica” e come medico so quanto conta saperla valutare globalmente.

metodo DOC: non solo medicine

Che non si tratta solo di farmaci, vedi? Come le mamme chiedono, nella mia ricetta c’è di più : ci metto anche le “prescrizioni comportamentali”, nelle quali tu mamma hai un ruolo fondamentale. Sì, perché tu puoi fare un miracolo: puoi aiutare tuo figlio a stabilire relazioni sane ed efficaci nelle quale lui o lei possa esprimersi liberamente e tirar fuori tutte le sue potenzialità

il potenziale di salute

Sostengo da sempre che i nostri bambini possano crescere bene solo se offriamo loro relazioni efficaci in ambienti efficaci.
Mi attengo agli studi scientifici più aggiornati, promossi da pool di neuroscienziati medici biologi fisici psicologi comunicatori ed educatori di chiara fama. Il succo è: promuovi esperienze curiose coinvolgenti affascinanti e significative e tuo figlio rinforzera’ via via il suo potenziale cognitivo. Vuol dire in fin dei conti che in un ambiente stimolante e allo stesso tempo sicuro un bambino cresce sano ed equilibrato e può sviluppare tutto il suo straordinario potenziale. Vuoi darglielo tu, mamma? Ti insegno come fare. 

il Metodo che ogni mamma vuole

Hai capito bene fin qui ? Sono sicura che sia proprio così perché ho toccato con mano la grande disponinilita delle mamme quando di tratta di far del bene ai loro figli! Comunque ti riassumo, perché ci tengo che sia tutto molto chiaro. Ti propongo un percorso da fare insieme: l’obiettivo è la salute del tuo bambino. Una salute fisica certo ma anche emozionale relazionale sociale. Curo i sintomi presenti e per questo avrai una ricetta medica. In linea generale preferisco la farmacopea della medicina di regolazione, una scelta ottimale per integrare i sistemi funzionali e operativi di tuo figlio: nervoso, endocrino, immunologico e ovviamente psicoemozionale. Ma l hai già capito: nella mia prescrizione c’è  di più. Qualcosa per Te.









Domanda e Risposta: un viaggio tra i neuroni

vuoi una risposta efficace? fatti una domanda potente

Wow, che domanda!

Stai cercando la risposta ad un problema personale? Lo sai che se vuoi trovarla devi farti la domanda giusta? Secondo diversi metodi e discipline moderne si tratta della domanda potente. Un interrogativo intelligente che accende la lampadina delle idee vincenti. Hai mai gridato “eureka” in preda all’estasi della trovata risolutiva che ti cambia la vita? Bella soddisfazione vero? E che senso di realizzazione, wow! Adesso lo sai: tutto merito di una domanda, l’unica che puo’ cambiare le carte in tavola dei tuoi ragionamenti. Quella potente, insomma.

Domanda potente

PNL, coaching, counselling, dialogo strategico, maieutica e marketing la celebrano: la domanda potente. A dire il vero si sa solo che è una domanda evocatrice, che più è semplice e meglio è, che deve avere una certa pregnanza di senso e significato, e che deve essere tagliata su misura per la circostanza. Una domanda tutta tua, che vale per te e per te soltanto: per chiunque altro potrebbe valere 0, per te invece vale 1000. Hai già capito che la domanda potente è del tutto relativa.

Segui la domanda!

Siamo nel mare quantico delle probabilità: più che frutto di una ricerca costruita a tavolino, la domanda potente è qualcosa in cui ci imbattiamo, come i principi di Serendippo durante il loro viaggio mirabolante. Meno la cerchiamo e più probabilità abbiamo di trovarla. Non per nulla si dice che la si evoca nel flow di una comunicazione efficace e strategica. Ma il flow (o flusso) è un concetto eracliteo del tutto sfuggente e per niente permanente. L’unica cosa certa è che quando ce l’abbiamo, comunque l’abbiamo trovata, la domanda potente possiamo riconoscerla e non farcela scappare.

12 indizi utili

Esiste una domanda potente più potente di tutte? Dai presupposti su esposti pare proprio che no, non esiste in assoluto. Ma è sicuramente potente una domanda che:

  • accende i toni del tuo personalissimo dialogo interiore
  • sveglia la tua attenzione
  • raddrizza la postura
  • fa brillare lo sguardo
  • ti mette un dubbio fervente e sano
  • va dritta al tuo cervello e al contempo al tuo cuore
  • te la senti entrare dentro anche se non sai dire bene dentro dove
  • ribalta le tue idee del mondo
  • solleva il polverone dei ricordi
  • manda all’aria certezze e convinzioni
  • ti fa realizzare quanto sei “vecchio” nei ragionamenti
  • predispone il tuo amor proprio ad un restyling del lifestyle

Domanda-azione

È grazie alle domande potenti e semplici che passiamo ai fatti e operiamo il cambiamento. Ecco a cosa serve una domanda potente: ad evocare azioni efficaci per cambiare, il che sta per “migliorare il nostro stato esistenziale”. Ciò vale a prescindere da chi la ponga, la domanda potente, se, cioè, gli altri o noi stessi, perchè il viaggio di una domanda potente dentro di noi è lo stesso qualunque sia la fonte. La domanda viene accolta, poi si espande, indaga, evoca, provoca e alla fine si trasforma in un gesto, un atteggiamento, un comportamento, un’azione. A patto che sia potente, il gioco è fatto. Ok, ma che meccanismo (potente) c’è sotto?

Raccolta info

Una domanda ha subito un effetto: quello di raccogliere info. Le informazioni viaggiano come sensazioni e percezioni provenienti dal corpo e si organizzano in una precisa area del midollo spinale: la lamina 1. Qui si trovano le fibre nervose che salgono verso il cervello e le info prendono proprio queste vie. Le informazioni che provengono dagli organi e dai visceri interni si organizzano in modo privilegiato nel nervo vago, che ha una via diretta per il cervello. Dal midollo le info proseguono verso la base cranica, dove si trova la parte antica del sistena nervoso centrale, il Tronco cerebrale. Qui avvengono le prime risposte alle info; si chiamano riflessi e regolano il tono muscolare, il battito cardiaco, la pressione arteriosa, ecc. Reazioni di adattamento rapido e vitale!

Reazioni di adattamento

Le reazioni riflesse mediate dal tronco cerebrale ci permettono di affrontare efficacemente un pericolo, scappando o lottando senza perder tempo prezioso a porci dubbi su come sia meglio comportarci (arousal). In queste reazioni il cervello evoluto non c’entra quasi niente; tutto si svolge dal collo in giù. Quando slacciamo il bottone dei pantaloni dopo un pranzo abbondante lo facciamo spontaneamente, perchè sentiamo che l’addome si tende e ci da fastidio. Sensazioni e percezioni sono molto preziose nel vivere quotidiano.

Prossima tappa: ipotalamo

L’ipotalamo è la zona del cervello antico specializzato nel produrre ormoni per l’omeostasi, cioè per l’adattamento del corpo in risposta agli stimoli ambientali. L’omeostasi permette al nostro organismo di funzionare al meglio quando si trova in relazione con altri organismi presenti nell’ambiente. Parliamo di persone, animali, piante, insomma esseri viventi ma anche di tramonti, paesaggi, quadri, insomma di oggetti inanimati a cui attribuiamo senso e significato e che evocano emozioni, ricordi, pensieri.

Ormoni – azioni

Ormoni, cioè sostanze che entrano nel flusso sanguigno e da qui raggiungono le cellule; ogni cellula possiede recettori per gli ormoni e rispondono ai loro messaggi. proprio così: un’info (di quelle di cui stiamo seguendo il viaggio) alla fine si trasforma in una proteina che a sua volta produce un’azione. Prendiamo questo esempio: l’attaccamento della mamma verso il neonato, ad esempio, è dovuto all’info legata all’ormone ossitocina, che induce vari effetti sulle cellule, tutti collegati all’assistenza amorevole e alla cura. http://dottsilviacalzolari.it/attaccamento-parentale/

La corteccia cerebrale prefrontale

La corteccia cerebrale è la tappa agognata dalle info. nella zona prefrontale le info vengono integrate tra loro. il prodotto finale ha molto a che fare con la nostra coscienza. una zona particolare della corteccia prefrontale è la corteccia del cingolo anteriore (collegata anche all’amigdala e all’ippocampo) responsabile dell’attenzione a quel ci succede. Anche l’emozione che proviamo, quando prestiamo attenzione al nostro corpo, dipende dalla funzione di questa corteccia. Per i neurofisiologi la corteccia del cingolo fa parte dell’area limbica, dove si trovano centri di elaborazione emozionale davvero cruciali, come l’amigdala, nonchè il centro dove nascono i ricordi, cioè. l’ippocampo.

Intensa-mente

hai già sperimentato, vero, che l’attenzione, la concentrazione,la memoria sono molto più forti quando viviamo intensamente le nostre esperienze, cioè se proviamo emozioni forti? A volte ci rendiamo conto di avere proprio bisogno di riposo solo quando al mal di testa si accompagna la paura che questo possa degenerare in qualcosa di peggio, come abbiamo visto accadere ad un amico ammalato. certo le emozioni a volte ci stressano, ma sono per lo più utile per concentrare la nostra attenzione sui nostri bisogni o su cose urgenti.

L’isola magica

prendere coscienza di sè, di come stiamo, di come ci sentiamo è come entrare in un mondo incantato. c’è una regione corticale che è preposta a questa magia: è la corteccia dell’insula destra, responsabile dell’introcezione. è la funzione che ci permette di sapere tutto di noi ma anche di sapere molto degli altri, proiettandoci nei loro panni. In quest’area sono concentrati i neuroni di Von Economo noti come neuroni a specchio: la loro funzione è quella di farci rispecchiare nei nostri simili. Sono la base neurologica dell’empatia, che ci permette di essere emozionalmente intelligentie anche socialmente predisposti.

Specchi di neuroni

dentro alla corteccia prefrontale I neuroni a specchio collegano le due aree, quella cingolata anteriore e quella dell’insula. Si pensa oggi che il circuito midollo spinale (lamina 1) – insula sia responsabile della autoconsapevolezza (cioè la capacità di essere consapevoli dei propri stati fisici) che genera poi comprensione altrui, empatia e compassione. Vale a dire che se non siamo consapevoli di come stiamo noi in primis, non lo possiamo sapere neanche degli altri. Tutta la compassione del mondo è basata sulla compassione per noi stessi. Chi non si ascolta, non si accetta e non si allea con se stesso, non lo puo’ fare con gli altri. Dai neuroni a specchio partono anche regolazioni fisiche, quando siamo in presenza di altre persone, per favorire l’empatia e la socializzazione.https://mapsgroup.it/neuroni-specchio/

Domanda: come sto?

Chiediamoci più spesso come sto? è forse la domanda più potente, dalla quale scaturiscono risposte sempre importanti. Possiamo imparare a farcela più spesso, questa domanda. basta dedicare un po’ di tempo alla concentrazione, affinando la capacità di autoascolto. Hai qualche disturbo fisico anche lieve? non darlo per scontato, non far finta di niente, non dirti che stare un po’ male è normale. cogli l’attimo e fermati. come sto? e da quel momento ecco la domanda parte, si spande, rimbalza, detona, raggiunge ogni cellula e tutto concomita per darti una risposta. e certamente ti metterai in moto per soddisfare un tuo bisogno, per realizzare un obiettivo, per migliorare, cambiare, evolve. questo è il potere di una domanda.


Nel Paese del Sì cresci bene

Ci sono favole per bambini e favole per grandi. Decidi tu chi sei, dopo avere letto questa.

“C’è un Paese dove ad ogni strada trovi un cartello con su scritto Sì. Ogni casa al posto del numero civico ha una targhetta dove leggi un bel Sì. L’ hai di certo già capito: è il Paese del Sì.

La principale occupazione dei cittadini è quella di far crescere il loro paese. Vogliono farlo diventare bello ricco e felice, in modo che sia il posto più amato ed ambito del mondo. Tutti vogliono andare nel paese del Sì, perché tutti vogliono stare bene e vivere senza fatica. Per entrare nel paese del SI, devi sapere, bisogna avere un passaporto speciale (che mica tutti ce l’hanno!).

Su questo documento al posto della tua faccia sulla foto c’è una lista di 5 caratteristiche richieste, che devi assolutamente avere:

  • Flessibilità
  • Adattamento
  • Coerenza
  • Energia
  • Stabilità

Se hai queste caratteristiche puoi diventare cittadino dello stato del Sì. Ho detto puoi, il che non vuol mica dire che lo sei in automatico per il solo fatto di possedere le caratteristiche di base! Infatti devi dare un esame d’ammissione. La prova verte su 4 materie impegnative ma allo stesso tempo interessanti e coinvolgenti (alla fine passare questa prova lo trovi anche divertente):

  • Attenzione
  • Osservazione
  • Ascolto
  • Disponibilità

I cittadini del paese del Sì hanno già passato tutti l’esame, ovviamente, e ti danno volentieri una mano. Ti puoi allenare insieme a loro nei vari addestramenti. Ci sono 4 Gran Maestri che ti insegnano con passione e ti aiutano con pazienza. Si chiamano Equilibrio, Resilienza, Saggezza e Empatia. Il campo-prova si trova in una zona verde presso un grande fiume, dove trovi molta gente che impara a navigare tenendosi al centro della corrente. Qualcuno, che ancora non ha imparato a stare nel mezzo, lo vedi che vira verso la riva rossa (dove ci sono vortici pericolosi), qualcun’ altro verso la riva blu (dove ci sono sabbie mobili).

Tutti si impegnano al massimo per seguire il corso, rimanendo al centro del fiume, oppure tornandoci il più rapidamente possibile. Ognuno è dotato di una bussola tutta sua, da usare soprattutto quando si allontana troppo dalla rotta principale. È evidente che se stai al centro impari facilmente e alla svelta, perché ti basta seguire la corrente, che è dolce e garbata. I maestri ti insegnano a rimanere calmo e concentrato, così ti godi il viaggio e diventi esperto senza far troppa fatica.http://dottsilviacalzolari.it/resilienti/

Equilibrio ti insegna a controllare la tua barca in  ogni situazione. Resilienza ti indica come tornare al centro del fiume in fretta. Saggezza ti esorta a contare su di te. Empatia ti aiuta a capire che non sei solo, anche gli altri sono impegnati a fare lo stesso esame che fai tu. In questi allenamenti impari anche a chiedere aiuto, se sei disponibile a darlo. Quando superi l’ esame, eccoti il passaporto. Hai finalmente imparato a navigare al centro del grande fiume. Ti sembra poco? Al contrario è una gran cosa, sai. Perchè d’ora in poi saprai mantenerti al centro della tua vita (ed è qui che si trova la felicità, te l’avevo detto?)

Sei un cittadino dello stato del Si a tutti gli effetti. Come tale puoi vivere alla grande: ti sentirai sempre al sicuro e non ti mancherà mai niente, perché tutto è alla tua portata. Il mondo ti sembrerà un posto stimolante e allo stesso tempo rassicurante. Avrai voglia di fare cose nuove e di conoscere persone diverse. Anche i rischi, beh, li metterai in conto e sfiderai te stesso, fidandoti delle tue qualità. Crescere è  un gran bel gioco, sai, se abiti nel paese del Sì. https://www.stateofmind.it/2019/01/neurobiologia-interpersonale/

Ma il bello di questa storia è che poi a un certo punto vorrai aiutare gli altri a realizzare ciò che hai avuto tu. Prova per credere! Allora potrai fare domanda per diventare anche tu un Gran Maestro. Ti piace l’idea, vero? Però… (come in tutte le favole, un però c’è anche in questa!) devi sapere che ogni Gran Maestro è sì il più grande esempio per gli altri, ma allo stesso tempo non finisce mai di imparare dagli altri. E’ sempre anche un allievo: si esercita di continuo e si aggiorna regolarmente.

Ti piace ancora l’idea di diventare un Gran Maestro? Imparare e insegnare, insegnare e imparare: questo gioco, riservato ai migliori, si chiama la Ruota della Fortuna. Tutti nel paese del Sì lo sanno: avere successo nella vita è una questione di salire e scendere. Un bel gioco che richiede grande preparazione e gran divertimento. Forse è per questo che i Gran Maestri non sono poi tanti”.

E se il prossimo Gran Maestro fossi proprio tu? Che ne dici, vuoi cominciare? Ti do un consiglio: comincia ad educarti al Sì, educando al Sì i tuoi figli. In fin dei conti Maestro e Allievo sempre due sono, ma chissà chi è chi? Tu lo puoi dire?


Le S.P.I.E. che ci vogliono Bene

impara ad ascoltarti

Quante occasioni abbiamo ogni giorno per conoscerci meglio? Di certo ne abbiamo più di quante ne cogliamo, se solo imparassimo ad ascoltarci. La questione è di importanza strategica. Infatti se sai chi sei, sai anche che cosa vuoi e ti metti in moto per ottenerlo. Vuoi un esempio? Se avverti un certo languorino, sai di aver fame e ti mangi subito qualcosa. Se invece non fai caso al “buco nello stomaco”, puoi anche svenire prima o poi: in quel momento comprendi che la consapevolezza è davvero qualcosa di pratico e utile per vivere al top. Dunque, fai più attenzione a ciò che ti riguarda e puoi realizzare sempre il meglio per te. Una delle occasioni più ghiotte capita tutte le volte che ti fanno questa semplice ma potentissima domanda: “ciao, come stai?”

occasioni di consapevolezza

Ciao come stai: già, come sto? Aspetta a buttar giù un asettico (e falso) “bene, grazie.” Aspetta a rimandare la stessa domanda, facendo finta di niente, con un affettato “e tu, piuttosto?” Aspetta a sciorinare la solita giaculatoria di lamentele a caso del tipo “come sto? E’ la solita vitaccia!”. Insomma, aspetta. Carpe diem: cogli l’attimo, e l’occasione anche. Fatti un’idea realistica di come stai sul serio. Come? Beh, facile: chiedilo alle tue S.P.I.E.

S.P.I.E.

Immagina di avere al tuo servizio un corpo speciale di spie super scafate: su tua commissione ti procurano subito informazioni preziosissime che ti tornano utili per realizzare i tuoi piani. E per di più lo fanno gratis! Ti piace questa immagine, vero? Come ti senti alla sola idea di poter contare su un contingente di forze speciali che lavorano in esclusiva nel tuo interesse? Certo, questa è un’immagine metaforica, che viene buona per farti capire che posta c’è in ballo. Per la verità, l’immagine dei servizi segreti a tua disposizione è frutto dei tuoi sistemi rappresentativi corticali, che ringraziamo. Ma le spie ci sono sul serio! Se sei curioso vai avanti a leggere.

fai lo SCAN e leggi il risultato

Le tue S.P.I.E. sono capaci di organizzare in tempi strettissimi un completo SCAN, cioè una specie di fotografia ad altissima definizione. Ti consegnano i dati e quando li hai letti puoi conoscere le tue condizioni. Così a chi ti domanda come stai potrai rispondere in modo autentico; cosa più importante, avrai aggiunto un pezzetto di autoconoscenza al grande puzzle che compone il tuo identikit. Ti auguro di tutto cuore di poter rispondere sempre “come sto? sto alla grande” e di poter motivare quanto dici con una lunga lista di belle cose. Se così non fosse, no problem: il fatto di aver potuto considerare consapevolmente come stai ti dà un incredibile vantaggio, quello di metterti all’opera subito per ribaltare la situazione qualora non ti piacesse. La consapevolezza, devi sapere , è come la lampada di Aladino: illumina le tue potenzialità e le attiva trasformandole in capacità.

identikit

Ti serve una traduzione per SCAN? Al di là dell’immagine metaforica, che richiama la fotografia da cui ricaviamo il nostro identikit, la sigla SCAN è un acronimo e allo stesso tempo uno slogan: Stimola Consapevolezza Attiva i Neuroni. Ti pace? Il concetto è chiaro: per saperne di più di noi stessi dobbiamo sviluppare attenzione e attivare le nostre funzioni neurali integrandole. Le SPIE (che stai per conoscere) hanno il potere di attivare il nostro cervello e di farlo funzionare al meglio. Lo scopo di tutto ciò?, ti stai chiedendo. Fornire un identikit di noi stessi sempre aggiornato.

ti presento le tue SPIE

S.P.I.E. cioè Sensazioni Percezioni Immagini Emozioni. Sono tutte funzioni cerebrali, dirai. Esatto! Quelle funzioni che ti danno un’idea di chi sei e te la aggiornano in tempo reale. Sai che cosa fanno? SIII, e cioè:

  • Segnalano
  • Informano
  • Indicano
  • Indirizzano

Queste spie insomma ti raccontano che cosa c’è dentro e fuori di te. Ti dicono come stai in rapporto al mondo in cui vivi. Sono le spie di segnalazione di una relazione incessante tra te e gli altri, tutta vissuta attraverso il corpo e la mente. Se la relazione è ok tu sei ok, altrimenti le spie si fanno sentire.

S.P.I.E. e bodyguard

Le S.P.I.E. ci parlano attraverso il corpo che riceve senza sosta informazioni da dentro e da fuori: una vera centralina.  Il corpo è sempre informato e questo lo rende anche emozionato, il che lo rende pronto a reagire, e subito: mica perde tempo, perché la posta in gioco può essere alta. Ricordati questo: al tuo corpo interessa stare bene, così va verso il piacere, e allo stesso tempo gli importa anche di non stare male, quindi evita i dolori.

Ciò vale anche per le relazioni: se qualcuno ti fa stare bene, le S.P.I.E. ti mandano segnali di benessere, del tipo: “mi sento rilassato, penso che tutto stia andando alla grande, mi immagino in un bel prato fiorito a fare il picnic con questa persona, provo gioia”. Si dice che il corpo non mente (la mente invece sì): allora ascoltalo, no?

orienteering interiore

Le S.P.I.E. ti orientano: ti danno una direzione che è poi sempre quella del piacere (perchè dovrebbero mandarti al patibolo?) Ti aiutano a fare scelte vantaggiose per te. per la tua salute psicofisica. i bambini questo lo sanno e sono disponibili ad ascoltare le loro spie. e tu? sei già così “grande” da non sentire più niente? Può essere: magari anche tu come tanti altri sei già “tutta testa”, cioè sensibile al fascino (indiscreto) della mente. Sei già isolato da te stesso, allora. Le SPIE, bada bene, lavorano sempre per te, che tu te ne accorga o meno. Sta a te essere più consapevole e prestare attenzione a ciò che senti. Fallo, dai! Fallo ora! E il tuo lifestyle cambierà in meglio, la tua salute ne guadagnerà e le tue relazioni sociali fioriranno. Siamo d’accordo?Ci conto.


Connettoma: il gioco di relazione tra neuroni

“Connettoma”: un pass per la mente del futuro.

Un pass per svelare i segreti della nostra mente, o almeno è questa la vision dello Human Connectome Project (Progetto Connettoma Umano), la super-sfida scientifica mondiale che vuole arrivare a mappare le connessioni tra neuroni nel cervello umano sano.

Questa pare proprio un’ impresa fantastica! Forse ti stai chiedendo ” a che cosa ci serve?” Una buona risposta può essere la seguente: se capiamo come funziona il cervello sano, possiamo riprogrammare un cervello malato. ciò è davvero promettente per il nostro futuro!

Basta pensare ai vantaggi in Medicina per rendersi conto della portata di questo progetto. Ma fai attenzione e apri bene la mente, perchè lo studio del connettoma, nonostante la sua evidente complessità, porta alla ribalta un concetto veramente molto semplice. Che è la connessione, cioè la relazione integrativa. I neuroni si connettono tra loro, stessa cosa che facciamo noi umani inter nos: relazioni funzionali tra simili. Sulla base delle loro interazioni le nostre cellule nervose costruiscono mappe mentali alla base di pensieri e azioni. Idem, noi umani costruiamo rapporti interpersonali alla base delle società. Credenze, educazione, valori, morale non sono altro che riflessi su larga scala di come ci connettiamo a cominciare dalla dimensione “one to one”. Un meccanismo “come in alto così in basso”, che crea analogie evidenti tra la nostra mente e le nostre culture. A questo punto, vuoi saperne di più?http://dottsilviacalzolari.it/competenza-relazionale/

Dalle reti neurali alle immagini del Mondo

Il grande gioco delle mappe mentali: l’obiettivo dello Human Connectome Project è mappare le connessioni tra neuroni dalle più semplici alle più complesse. Il termine mappa ci fa immaginare una carta topografica, che descrive la geografia di un territorio: in effetti le mappe neurali altro non sono che strade (viuzze o autostrade) percorse dai segnali elettrochimici che illuminano il nostro cervello. Hai mai pensato che un’emozione, un pensiero, un’azione, persino un ricordo, sono mappate nella nostra testa in tempo reale? Neuroni che si attivano insieme, funzionano insieme: una legge ben nota in campo neuroscientifico fin dai tempi di Hebb ( intorno agli anni ’50 del secolo scorso) e dei suoi studi sulla neuroplasticità.

E ora fai attenzione a tutti i passaggi, mi raccomando. I neuroni che funzionano insieme creano famiglie funzionali, o reti neurali, e le reti neurali creano immagini nella corteccia cerebrale e le immagini corticali creano le nostre rappresentazioni interiori di noi stessi e del mondo…insomma (perciò ti ho avvisato prima!) c’è da perdere la testa in questo vortice di neurobiologica complessità! Così è: in effetti a volte la testa la perdiamo! Il progetto connettoma mira a rimettercela a posto, in un certo senso, qualora la nostra salute cerebrale perdesse dei colpi! https://lamenteemeravigliosa.it/human-connectome-project-alla-scoperta-del-nostro-cervello/.

Connettoma umano: un progetto grandioso come la nostra mente

Si tratta di un progetto altrettanto ambizioso di quello sul genoma umano (Human Genome Project) partito negli anni 90 e concluso nel 2003 con importanti risultati sul sequenziamento del DNA umano https://www.genome.gov/human-genome-project. La mappatura del cervello umano potrebbe consegnarci una visione extra-ordinaria di ciò che siamo, in modo tale da stravolgere gli attuali paradigmi culturali: in questo caso si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione scientifica. Il termine “connettoma” si riferisce alla popolazione neuronale vista da un particolare (e peculiare) angolo visuale: la sua tendenza naturale a creare relazioni efficaci. Efficaci per permetterci di avere un’immagine di noi stessi e degli altri e per creare su questo stampo delle interazioni vantaggiose ed evolutive con l’ambiente.

Il tuo cervello ha dei numeri

Per loro natura all’attuale gradino della scala evoluzionistica 100 miliardi di neuroni (tant’è all’incirca il nostro tesoretto neuronale nel cervello adulto) sono in grado di realizzare un numero strabiliante di operazioni ad una velocità sorprendente. Da tale magnifico gioco (per lo più svelato) ecco emergere pensieri, ricordi, sensazioni, intuizioni, sentimenti, idee e molto, molto di più, perfino quella funzione superiore tanto astratta quanto operativa che è la coscienza. Strabiliante meccanismo al servizio di una sola cosa in cui pare gli umani siano davvero eccellenti: il fare su base decisionale (azioni consapevoli). Agentività, proattività, autorealizzazione: per quale scopo ultimo? Ipotizziamo (un’altra funzione in cui siamo davvero bravi): trionfare dispoticamente sul mondo o piuttosto interagire con esso come un singolo organismo autoevolventesi attraverso una mente collettiva portentosa (qualcuno azzarda perfino divina)? Il progetto connettoma un giorno, forse, ce lo dirà.

NUMERO DI NEURONI CEREBRALI 100 MILIARDI
(200 MILIARDI ALLA NASCITA)
CELLULE GLIALI (PER NEURONE) 5
VELOCITA’ DI DUPLICAZIONE NEURONALE IN EPOCA FETALE 250.000/MIN
LATERALITA’ 180.000 IN PIU’ A SINISTRA
SINAPSI (PER NEURONE) 100.000
VELOCITA’ DI TRASMISSIONE NERVOSA 430 KM/ORA
N° OPERAZIONI NEURONALI /SEC. 10 MILIONI DI MILIARDI/SEC.
ENERGIA SVILUPPATA 25 WATT

Fai il tuo gioco

A questo punto avrai già compreso che la tua visione di te stesso e del mondo dipende in definitiva da come giocano i tuoi neuroni. Sembra anche a te che sia proprio il caso di favorire un buon gioco e vincere la partita? Lo possiamo e lo dobbiamo fare tutti con l’impegno e l’allenamento, proprio come fossimo dei campioni. Applichiamoci con un certo grado di sfida per vivere di più e meglio: questo è anche l’imperativo biologico del nostro organismo, cervello compreso. Per mantenerlo bene ci sono delle linee guida ormai ben tracciate: diversi ingredienti di un menu vario ed equilibrato che compone il nostro Stile di vita ottimale. Ad esempio, il divertimento e la leggerezza d’animo, sono ritenuti ingredienti irrinunciabili per essere proattivi.

Se sei un buontempone nato, meglio per te; se invece non lo sei, puoi fare 2 cose da subito 1) scarica i pesi che hai sul groppone (e sul cuore) 2) impara a non caricarti di nuovo

Ai neuroni piace cambiare: le 4 R

Non c’è niente di fisso e immutabile nel nostro cervello: anzi, ai neuroni piace cambiare strada (ricordi le scale di Harry Potter?) e instaurare nuove relazioni con i propri simili. Grazie a questa loro naturale tendenza noi possiamo a volte anche cambiare idea, imparare cose nuove, vedere le cose da altri punti di vista! https://oggiscienza.it/2017/09/12/nuovo-meccanismo-collega-plasticita-sinaptica-apprendimento/ Per diverso tempo la scienza ha ignorato il potenziale neuronale legato alla riparazione, alla rigenerazione e alla riconnessione. Oggi con il progetto connettoma l’alto potenziale adattativo delle reti neurali balza alla ribalta. 4 strategie di rinnovamento neuronale:

  • ripesatura
  • rigenerazione
  • ricablaggio
  • riconversione.

Un bel salto in avanti nella conoscenza. Ti racconto la mia esperienza personale: erano gli anni ’70 del secolo scorso e agli studenti di medicina come me veniva impresso un dogma il, e cioè che il cervello non si ripara. A dimostrazione che la scienza non è scienza se non è effimera, oggi il paradigma è del tutto cambiato, aprendo orizzonti di speranza per l’umanità sofferente.

Connettoma: il futuro del cervello

Ma sarà davvero possibile definire modelli di connessione neuronale alla base dei nostri pensieri, ricordi, emozioni o di funzioni superiori come l’empatia, la compassione, la coscienza? Tutto ciò è probabile. Infatti, dal 2015 ad oggi il progetto connettoma ha messo a disposizione del mondo scientifico risultati di ricerca progressivi. La connettomica, apre la strada anche ad una ricerca introspettiva dalle forti implicazioni esistenziali. Chi siamo? Siamo il nostro cervello? O meglio siamo il nostro connettoma? Che siano questi gli albori di una età d’oro della conoscenza, che potrebbe portare a intervenire sui meccanismi cerebrali attraverso molecole o stimolazioni fisiche per migliorare la salute in modo davvero rivoluzionario?

Il progetto connettoma vede coinvolti ben 11 istituzioni statunitensi, 36 scienziati e 1200 volontari sani. Sta già ribaltando alcuni concetti neuroscientifici attraverso il modello 4 R, sostenuto dal professor Seung, a capo del progetto, secondo il quale il sistema nervoso è più simile al fiume di Eraclito che non ad una mappa fissa.

Ed eccoci al punto: ancora una volta incappiamo in un linguaggio a cavallo tra scienza e filosofia. Proprio un nuovo paradigma: lo scenario che preferisco, quello che esalta scienza e umanesimo tra i due poli inscindibili della nostra mente prodigiosa. O potremmo azzardare, un giorno, divina?

http://www.lescienze.it/edicola/2013/08/01/news/connettoma_la_nuova_geografia_della_mente-1761453/?refresh_ce


Cura e Amore: bimbi e mamme più sani

Cura, conoscenza e amore

il bambino non è un uomo piccolo: lo dico sempre ai genitori. Lo dico perché a volte è necessario aiutare mamma e papà a chiarirsi le idee su chi è il loro bambino (e su chi non è). Voler conoscere i propri figli è un atto di amore.. È una cosa importantissima quando c’è in ballo la cura dei figli (e vi spiegherò perché in diversi punti di questo articolo).  Mi piace molto anche il detto tuo figlio non è la tua minicopia: lo uso spesso quando voglio mettere in fuga le interpretazione pregiudizievoli (il più delle volte inutili, talvolta tendenziose) del tipo “ha preso da me”, “è tutto suo padre” ecc.).

Tuo figlio è originale

L’originalità, questo è proprio il bello dei bambini. E’ anche il lato scomodo, a volte: chiedetelo a quei genitori che non capiscono da dove vengono certi capricci dei figli “chè non si sa da chi hanno preso”. Il fatto è che saperlo non è utile per niente; invece imparare a conoscere tuo figlio o tua figlia nella sua originalità è quel ti serve veramente. Vuoi ad esempio sviluppare una comunicazione efficace con la tua figlia adolescente? Rispondi prima a questa semplice domanda: sai veramente con chi hai a che fare?

Le 10 cose che sai di tuo figlio

Fai un passo avanti: scrivi una lista delle 10 cose che sai (davvero) di lei. Fatto? Adesso tornaci sopra e pensaci bene: quello che sai è vero o presunto? È attuale o pregresso? Puoi provare che è proprio così come pensi? Che prove tangibili ne hai? Faccio spesso questo esercizio in studio con le mamme e i risultati parlano da sé. La bella notizia è che come genitore puoi sempre migliorare e io ti insegno proprio come fare. Si comincia sempre da una più autentica conoscenza dei tuoi figli (e anche di te).

Il rapport con i bambini

Ricevo mamma e bimbo in studio, un bellissimo studio in una bellissima villa immersa in un bellissimo parco: è il nostro primo incontro e deve essere bellissimo. So bene quanto l’imprinting relazionale sia fondamentale in qualsiasi relazione, figuriamoci in quella di cura. Ho imparato sul fertile campo pediatrico che i bambini vanno conquistati in quanto a fiducia ed empatia. Ti guardano, ti scrutano, ti sentono: Io sono disponibile se tu sei affidabile, dice il loro cervello istintivo. Tanto istinto, tanta reazione, tanta emozione: c’è questo nel cervello di un bambino. E a me piace. Di tutta la tua logica tuo figlio non se ne fa granchè ( e nemmeno della mia). Così pensare di convincerlo con dei ragionamenti è tempo perso. A convincerlo ci pensa una forza che tu Mamma conosci molto bene: l’Amore.http://www.lifegate.it/persone/stile-di-vita/bambini-sviluppo-del-cervello-amore-materno

Un “wow” di meraviglia

Wow: a tutt’oggi dopo decenni di professione provo ancora una profonda meraviglia per il cervello infantile e sono sinceramente innamorata dalla sua naturalezza, dalla sua perspicacia e anche dalla sua furbizia buona. Ai bambini non la racconti: loro non mentono, e nemmeno tu a loro, sai? Il segreto del mio successo con i piccoli? Sono ancora un po’bambina, quel tanto che basta per farmeli alleati. Loro “sentono” che mai e poi mai potrei rappresentare un pericolo. Aspetto che decidano che sono ok per loro, così possiamo iniziare a comunicare. Con i giusti mezzi, si intende. È quello che puoi imparare a fare anche tu, mamma. E posso insegnartelo.

Che voto dai alla mamma?

Una visita medica? Certo, ma speciale. Ci si diverte parecchio in studio, soprattutto quando è il bambino che impara a visitare la mamma. E poi ci sono i disegni, le filastrocche o le storielle (dipende dall’età). Uno degli esercizi mamma-bimbo che piace di più è “che voto dai alla mamma?”. Tra i due è sempre l’essere umano più grande che fa una faccia perplessa, mentre quello più piccolo fa subito un gran sorriso (con qualche sfumatura furba). Ti spiego: le mamme che mi scelgono come medico sanno quel che fanno e sono al corrente che io sono una dottoressa un po’ speciale. Ormai per tanti io sono la Doc, “una molto brava e senza dubbio originale, che ci cura tutti e due”. Sì, è proprio quello che faccio: curo il bimbo e mi prendo cura della sua mamma.

Osservare ascoltare per curare

E’ davvero così: credo fermamente che  mamma e bimbo siano un sistema. Il bambino e la sua mamma: quale relazione può essere più intima? Osservo ascolto analizzo la loro comunicazione e mi faccio un’idea precisa della relazione interpersonale. È il mio metodo per prescrivere cure che funzionano. E poi ci sono i  gli allenamenti da fare a casa: giochi ed esercizi per bimbi e mamme, da fare insieme. Atteggiamenti comportamenti e linguaggi che stimolano le potenzialità dei piccoli e migliorano il potenziale educativo della mamma.

Risultati

Risultati incredibili in un battibaleno (mediamente due mesi). Ho risolto così disturbi importanti come deficit di attenzione, scarsa concentrazione e rendimento, irrequietezze, ipercinesie e instabilità, perfino tendenze autistiche e disturbi del linguaggio. http://dottsilviacalzolari.it/iperattivita/ Non è magia: è competenza, è esperienza, è alleanza con le mamme. Devi proprio sapere che le mamme sono grandi alleate dei loro figli e sanno mettersi in gioco al 100% per il loro bene: sono loro che  mi aiutano a realizzare spesso quello ad altri non riesce. Ho sempre creduto che alla base di ogni successo terapeutico ci sia una grande medicina, l’Amore. Unendo la potenza della competenza medica e la forza dell’Amore che cura ho trovato il Graal che ho sempre cercato: stare bene è una questione di Armonia. A cominciare dalle relazioni più strette, come appunto quella tra il bambino e la sua mamma.http://www.centropsy.it/psicologia-clinica/lamore-materno-rende-piu-svegli-ippocampo-piu-sviluppato-del-10/


Estate, vacanze e lo Zaino della Salute

Estate: tempo di relax

Estate, ferie, vacanze; comunque meritato relax per tutta la famiglia. Fai in modo che tutto fili liscio anche d’estate e prepara lo zaino della Salute: tutto ciò che ti serve per non trovarti mai nei guai. Dove andrai, mari o monti? Magari hai scelto un viaggio in qualche bella città. Stai dicendo che non vai in vacanza? E’ pur sempre estate e anche tu che rimani a casa non rinuncerai di certo a qualche gita mordi e fuggi! Sei già  in partenza per la tua meta preferita? Vedi di non farti trovare impreparata di fronte agli imprevisti. Fai viaggiare tutti tranquilli.

Bimbi in sicurezza anche d’estate

Un’attenzione speciale la riservi giustamente ai più piccoli. Precedenza ai bambini, sempre. Concentrati su cosa mettere nello zaino per far fronte a malanni o accidenti che possono comparire in viaggio o una volta giunti a destinazione magari in luoghi ameni. L’estate con i suoi eccessi non risparmia nessuno

Superconsiglio: evita di mettere nello zaino “un po’ di tutto” (abitudine che genera tanto caos quanto è il peso da caricarti in spalla). Ecco le 10 illuminazioni (si tratta delle cose che devi assolutamente sapere) che ti aiuteranno a fare le valigie in modo oculato e utile:

Meglio sapere che…

  1.  Il bambino è fatto di acqua fino al 75% del peso corporeo in tenera età (neonato e lattante fino a 6 mesi) e ha un rischio disidratazione 3 volte superiore a quello dell’adulto. Ciò che lo rende particolarmente vulnerabile, soprattutto in caso di brusca perdita di liquidi (come nelle gastroenteriti estive con vomito e diarrea).
  2. Le mucose gastrointestinali dei piccoli sono più permeabili e sensibili ai cambiamenti climatici rispetto ai grandi. Questo favorisce intolleranze e infezioni con comparsa di gastroenteriti. Lo stesso discorso vale anche per le mucose respiratorie: le bronchiti da caldo/freddo, da eccesso di calore, da umidità possono anche complicare in focolai subdoli con scarsa febbre.
  3. I piccoli hanno una termoregolazione meno efficiente rispetto all’adulto con comparsa di alterazioni della temperatura (febbre o ipotermia) improvvise e favorite dall’intensità di caldo, freddo e umidità.
  4. Il ritmo circadiano del bambino, regolato dall’ormone melatonina, è influenzato dall’ambiente esterno e subisce le variazioni di luce, la chiusura di certi abitacoli (aerei, treni, ecc…) o l’angustia di particolari vani di residenza (stanze anguste, tende da camping, bungalow, ecc…) con comparsa di turbe del sonno, irritabilità, agitazione,  disturbi emotivi…
  5. L’infanzia è l’età della curiosità e della scoperta, ed è giusto favorire il gusto dell’avventura. Attenzione che la resistenza alla fatica di un bambino non è paragonabile a quella di papà o mamma!
  6. È vero che l’esposizione al sole è un toccasana per la salute (vedi la produzione di vitamina D). E’ altrettanto vero che la pelle del piccolo è estremamente sensibile alle radiazioni: allarme ustioni e eczemi!
  7. Bella la stagione estiva! Certo, i pericoli naturali sono tanti  e sono dappertutto intorno a voi: in acqua (meduse) in terra (piante urticanti o allergeni) e in aria (zanzare)
  8. Anche in vacanza i bambini hanno bisogno della vicinanza dei genitori, magari abilmente miscelata con la cura di figure di supporto, come nonni, zie, baby-sitter, educatori e animatori di  mini club ecc.
  9. Anche d’estate la salute vien mangiando: l’anarchia alimentare da spiaggia o lo stravizio da falsi pasti sostitutivi (ad esempio il gelato come pasto unico) rema contro la salute
  10. La maggior parte degli incidenti pediatrici avviene d’estate (la cosa si commenta da sé)

https://www.lastampa.it/2013/06/20/societa/lestate-dei-bambini-senza-esagerare-gFavA7K5NaKjdQRuPJxhqN/pagina.html

Lo Zaino della Salute

Ecco i “device”, cioè i presidi di ausilio, da mettere nello zaino della tua estate in vacanza: prudenza, accortezza e cose utile per tutti!

  • acqua fresca con sali minerali di magnesio e potassio aggiunti
  • probiotici termoresistenti
  • vestiti per un cambio o per coprirsi quando rinfresca
  • un cappello e un telo per stendersi a riposare ovunque ci troviamo
  • crema solare protezione 50+ speciale bambini
  • spray antizanzara a largo spettro (tutti i tipi di zanzara)
  • ghiaccio secco
  • acqua ossigenata
  • barretta di frutta secca e sesamo
  • amore e compagnia di mamma (e papà)

Farmaci irrinunciabili: i magnifici 4

Il mio consiglio da pediatra riguarda i farmaci irrinunciabili anche d’estate!

  • antipiretici
  • antibiotici
  • cortisonici
  • antistaminici

Mettili nello zaino subito, oltre ai salvavita che possono far parte delle prescrizioni personali in caso di particolari malattie (il  tutto ovviamente su prescrizione esclusivamente medica).

i 12 BEST omeopatici dell’estate

E se poi tutto ciò non basta o è troppo? Presto detto: la mia competenza (ed esperienza) omeopatica in fatto di bambini ti suggerisce anche una serie di farmaci “tranquilli” (così li definisco alcune mamme a sottolineare la loro maneggevolezza). Li possono prendere tutti i bimbi, anche gli allergici,  in situazioni di comune necessità, che non siano particolarmente gravi o mettano a repentaglio la tua sopravvivenza. Ecco la lista dei miei 12 BEST e le loro indicazioni:

  1. ARNICA traumi
  2. APIS reazioni alle punture d’insetto
  3. BELLADONNA febbre alta e congestione
  4. CUPRUM crampi
  5. GELSEMIUM attacco di panico
  6. COLOCYNTHIS coliche addominali o renali
  7. CANTHARIS cistiti
  8. ARSENICUM ALBUM diarrea del viaggiatore e tossinfezioni alimentari
  9. COCCULUS cinetosi
  10. NUX VOMICA nausea
  11. MERCURIUS SOLUBILIS mal di gola intenso
  12. CALENDULA lesioni cutanee

Come si prendono?

Chiedi al farmacista esperto in omeopatia, se non hai con te la ricetta medica, globuli in dinamizzazioni medio-basse dalla 9 alla 15 CH (tranne che per APIS obbligatoriamente dalla 15 CH in su) e somministra diretamente in bocca 2-3 granuli. Ripeti la dose frequentemente, a seconda della gravità e possibilmente lontano dai pasti. Ricorda che con le temperature alte dell’estate è necessario tenere i globuli al fresco.

Se vuoi saperne di più, puoi consultare la mia cassetta del dolce soccorso http://dottsilviacalzolari.it/cassetta-del-dolce-soccorso/

Adesso nel tuo zaino non ci sta più niente perché hai preso tutto ciò che serve per stare tranquilla e fare buona vacanza. A proposito, ce l’hai il mio numero di cellulare in caso di bisogno? puoi richiederlo via mail o trovarlo in “contatti”

Buone vacanze!


Genitori: tutti bravi con il coaching!

Allarme rosso in famiglia?

Genitori, quante volte nella vostra mente si è acceso l’ allarme rosso quando si tratta della gestione dei bambini?

Da quando siete diventati una famiglia, avete realizzato che quello del genitore è un lavoro vero e proprio, che richiede un livello costante di energia e attenzione. Su quali risorse state contando? Da dove le traete e soprattutto, secondo voi quanto dureranno?

A prescindere dal perché lo siate diventati (ci avete mai pensato?), adesso in quanto genitori vi prendete cura di vostro figlio, il che  significa che siete tenuti a:

  1. Ascoltare i suoi bisogni (osservazione)
  2. Comprendere i suoi segnali  (interpretazione)
  3. Soddisfare le sue esigenze (esecuzione)

Quanto siete bravi in queste 3 funzioni genitoriali di base? Che voto vi date?

Se vi ritenete insufficienti in almeno 2 di questi punti, allora è il momento di far scattare l’allarme rosso.

Siamo bravi genitori?

Nessun pediatra dubita (tanto meno io) che in quanto genitori state toccando con mano quanta competenza richieda il vostro ruolo. Per quel che mi risulta, ben pochi genitori si autoproclamano “bravi”.

A far la mamma o il papà ci vuole una buona dose di impegno. Non si tratta solo di metterci la testa, ma anche il cuore. Ci vuole anche una buona dose di intento. Se ci fosse un corso di laurea per genitori, sarebbe sovraffollato tutto l’anno. Invece il titolo di bravo genitore te lo dà la vita (senza però mai certificarti).

Accordare tra loro logica e sentimenti vedrete che non è poi così facile. Ci vuole un saldo equilibrio personale. E ci mettiamo anche una sana armonia di coppia. A proposito, quali segnali state raccogliendo dal partner a conferma che il vostro menage sta andando a gonfie vele?

Voglio dar voce alle mamme e ai papà che si rivolgono a me chiedendo aiuto: “Quanto è dura essere bravi genitori! Chi ci dice cosa dobbiamo fare? Ci può dare una mano?”

Aiuto!

Diventare genitori fa crescere. Si tratta di un’opportunità senza pari per essere più responsabili e più consapevoli, insomma più adulti. Adesso che siete grandi, pensate di poter fare meglio dei vostri stessi genitori? Che cosa ve lo fa credere?

Se vi capita di avere dei dubbi da non dormirci, o di essere talmente stanchi da buttare i panni puliti al posto della spazzatura, oppure di essere tanto irritabili da farvi il vuoto attorno, benvenuti nello stravagante pianeta dei mammapapà. È uno spazio-tempo ameno, dove anche le persone più sicure di sé si ritrovano impantanati nella palude delle domande senza risposta.

Tranquilli, è tutto più che normale. Diventa fondamentale a questo punto riconoscere i vostri bisogni. Ecco una hit parade dei bisogni (irrisolti) dei genitori:

  • sonno
  • pasti regolari
  • tempo per sè
  • privacy
  • attenzioni dal partner
  • silenzio
  • ambienti diversi

Quanti di questi elementi vi manca? Se volete, questo è il momento di gridare “aiuto”.

3 verità per rompere gli schemi

“La verità vi renderà liberi”, lo ha detto un grande Maestro. Allora fatevi illuminare da queste 3 verità:

  • Verità numero 1: nessuno è nato genitore
  • Verità numero 2: qualsiasi genitore è stato prima figlio
  • Verità numero 3: se sei genitore è perché hai un partner (che a sua volta non è genitore dalla nascita, anzi è ancora probabilmente molto figlia /figlio)

Avete già capito che il ruolo di genitore si materializza bruscamente nella vita di un umano assolutamente impreparato. E questo vale per tutti, vostro marito / moglie compreso/a.

Vi do questa notizia: in quanto genitore siete entrati di diritto nell’ Ordine degli Adulti. D’ora in poi l’ IO adulto con i suoi schemi mentali, i modelli di riferimento, i valori morali, conterrà l’ IO bambino. Peccato, ti dicono nonni e consuoceri, d’ora in poi ti toccheranno fatiche e sacrifici! Sì, questo è ciò che si tramanda tra adulti. Vi avviso: è una trappola! La verità è che il vostro IO bambino è potentissimo, verrà fuori inaspettato e vi farà un gran bene (anche a vostro figlio). Consiglio: lasciatelo fare.

Comunque , se volete, questo è il momento di rompere i soliti schemi

Stop agli influencers

Spesso faccio fare questo esercizio ai genitori che vengono ai miei seminari o in consulenza privata. Volete provare?

esercizio: fatti più in là!

Immaginatevi al centro di un fitto intreccio di relazioni. Le persone del vostro entourage le potete collocare a una certa distanza da voi. Quanto più vi influenzano nella vita quotidiana, tanto più vicine le collocate. Quanti sono?

Di solito sono tanti quelli che vi danno un parere, vi suggeriscono, vi consigliano per il vostro bene. Come vi apparirà chiaro dalla schema che ricavate dall’ esercizio, ci sono relazioni più influenti (e quindi più vicine) e altre meno. Ciò non dipende tanto dal grado di parentela, quanto dal credito che date a quella persona. Adesso fate un passo avanti: spostate più lontano le relazioni che vi sembrano troppo vicine. Come vi fa sentire prendere un po’ di distanza?

E’ il momento di dare lo stop agli influencers, non credete?

No, grazie!

Sui genitori grava una moltitudine di influencers, dai nonni agli amici intimi, al collega in ufficio. Se accettare un consiglio è una prova di apertura mentale e disponibilità, diventarne succube è spesso il segno di una condizione di stress importante.

Vi do un consiglio (per l’appunto) : quando siete stanchi non abboccate alla lenza degli influencers! Basta dire “No, grazie”. Lo stress e la debilitazione psicofisica sono momenti di massima permeabilità alle influenze esterne.

è il momento di imparare a dire di no: se non sapete come fare potete guardare in religioso silenzio come fa vostro figlio (che grazie ai suoi no capisce ogni giorno di più chi è lui e chi siete voi!)

5 strategie per “bravi genitori”

In sostanza ecco le 5 chiavi di volta per la performance genitoriale:

  1. l’allarme rosso è la spia della vostra crisi: mantenete alta l’attenzione
  2. gridate aiuto per allertare il vostro ambiente e farvi dare una mano
  3. siate più flessibili e uscite dalla rigidità di ruolo
  4. fermate gli influencer invadenti per affermare la vostra autonomia
  5. allenatevi a dire (anche) di no

E’ più facile a farsi che a dirsi!

Come pediatra da molti anni aiuto i genitori a gestire bene la vita dei figli, a custodire la loro salute e a orientare la loro crescita nel verso giusto. Ma non sarei efficace al 100% se non mi prendessi cura anche di voi, mamma e papà. Sapete perché?

Perché voi genitori siete il nutriente principale del vostro bambino. Quindi quanto e’ importante che voi offriate il meglio di voi stessi?

Come è provato scientificamente, le relazione parentali sono le fondamenta della salute e dell’integrità psicofisica dei giovani. Per me è compito del pediatra occuparsi anche dei genitori e aiutarli con competenze specifiche.

Perciò mi occupo della performance genitoriale sia gestendo gruppi di lavoro sia in sessioni individuali o di coppie parentali. http://dottsilviacalzolari.it/metodo-piu-che-mamma/

I feedback delle mamme e  dei papà sono davvero gratificanti: relazioni famigliari risanate, crisi di coppia risolte, performance lavorative migliorate a fronte di una maggiore serenità personale. Il vantaggio più grande si registra proprio sulla salute psicofisica di tutto il nucleo famigliare, in particolare dei bambini.

Vale la pena saperne di più, vero? Puoi farlo: contattami e conosciamoci presso la nuova location di Bologna San Lazzaro a Villa Medipro, il mio nuovo centro medico di riferimento. Ti aspetto con gioia.


Coaching sanitario: Plus Valore per i medici

professione coach

Il coaching offre una metodologia efficace per realizzare obiettivi. Utile a tutti, e in tutti gli ambiti. Anche perchè vale per singoli individui come anche per i team di lavoro,organizzazioni, aziende, squadre. Il tratto originale del coaching è che l’obiettivo è scelto proprio da chi lo vuole realizzare. Interessante, vero? La professione del coach è dedicata proprio ad aiutare le persone a capire che cosa vogliono veramente, con tutti gli annessi e connessi. Il che significa che prima di partire di gran carriera all’arrembaggio dei propri desideri, si può essere sicuri che ne valga la pena. Già, il coaching ti insegna anche questo: che tra il dire e il fare c’è di mezzo l’impegno consapevole e perseverante di chi fa sul serio./www.medicoaching.it/tg2-costume-societa/

il super-desiderio di tutti?

Alla via così, alla conquista di nuovi mondi: con il coaching insomma abbiamo una marcia in più per realizzare i nostri desideri (in chiave di consapevolezza e realismo, ben si intende). Ma qual’è, mi chiedo, il desiderio di tutti? Presto detto: stare bene. La gente ben sa che solo così’ si può continuare a realizzare tutti gli altri desideri. Il benessere è il super-desiderio; la salute, in poche parole, è ambita da tutti.

coaching medico

Penso che il coaching sarà sempre più richiesto in ambito sanitario. il coaching sanitario: i primi a volerlo imparare potrebbero essere proprio i medici. Lo scopo? Favorire la salute pubblica, così come previsto dalla OMS, che indica il benessere come un diritto di tutti. Non mi viene in mente nessuno che meglio di un medico si possa adoperare per far star bene le persone. In tutti i sensi: fisico, psichico e sociale. Esagero e avanzo l’ipotesi che il coaching sanitario possa favorire il ritorno di una filosofia umanitaria “entangled” con lo spirito ippocratico e galenico degli albori professionali, quando l’interesse del medico verso il malato superava quello verso il malanno. Il coaching sanitario, mi auguro, potrebbe centrare molto nella visione di un futuro desiderato, in cui medicina e umanesimo corrano paralleli. !http://www.move-europe.it/Salute.htm

tu lo conosci il coaching?

Il punto è: quanto ne sa un medico del coaching? Anche io, che sono medico da più di trent’anni, non lo conoscevo per niente. Sentendone parlare, mi sono immaginata che il coach fosse una specie di allenatore, il che non mi interessava affatto dal punto di vista professionale. Ringrazio la mia curiosità per avermi buttato nell’impresa di volermi formare come coach. Oggi mi chiedo: che cosa può motivare un professionista sanitario a scegliere il coaching (oltre ad una sana curiosità)?

vieni a scuola di coaching?

Attualmente ne so abbastanza su quali sono i punti forti del metodo che possono interessare un professionista sanitario. Perché ho applicato il coaching nella mia professione con i miei pazienti e i loro parenti. E dato che oggi insegno agli altri il metodo del coaching in una scuola di formazione specificamente dedicata, il mio sogno è che sempre più medici diventino coach. Questo sogno lo trasfomerò in obiettivo, tanto so come si fa, dato che il coaching mi ha messo in grado di creare nuove realtà credibili e resistenti. Vuoi farlo anche tu?https://www.medicoaching.it/corso/corso-professione-coach-2019-bologna-2/

5 Plus Valore per i medici coach

Prima di decidere se il coaching fa per te ti voglio spiegare alcune cose che vale sapere. Parto dai 5 punti che interessano tutti, ma proprio tutti coloro che lavorano nella sanità. Te li riassumo in una tabella più che utile per verificare un tuo interesse. Forse qualcuno se non più di uno di questi punti intercettano un tuo bisogno personale o professionale di rivedere ciò che stai facendo in modo da migliorare il tuo grado di soddisfazione.

plus valore 1rinnovare la tua professione
plus valore 2rivalutare la relazione medico-paziente
plus valore 3creare una cultura del benesere nei pazienti
plus valore 4responsabilizzare i pazienti nella gestione dei piani terapeutici
plus valore 5ottimizzare il lavoro del team

sei pronto per la sfida professionale?

I 5 punti in elenco rappresentano altrettante sfide professionali che da tempo probabilmente hai in mente di accogliere. Ogni medico “sente” la sua professione come una missione, e riesce a vederne le implicazioni umanitarie, oltre che scientifiche. Spero che questa sia un’occasione da cogliere per confrontarci con noi stessi, scoprendo che prima di tutto “MEDICE, CURA TE IPSUM”. Partiamo da noi, dunque?