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INTOLLERANZE ALIMENTARI: FAI IL TEST KINESIOLOGICO

Facile come muovere un braccio, il test kinesiologico ti rivela le tue intolleranze alimentari in modo rapido e non invasivo. Conosciuto anche come “test muscolare”, si basa su un principio biologico:  le sostanze a cui siamo intolleranti possono provocare una caduta del tono muscolare. La kinesiologia è una disciplina nata in America nella seconda metà del ‘900 e sviluppata dal dottor George Goodheart, kiropratico di chiara fama. In Italia la tecnica kinesiologica è integrata nella medicina non convenzionale, soprattutto come strumento applicato alla bioenergetica. Ho conosciuto personalmente e seguito il lavoro del dottor Goodheart fin dagli anni ’90, quando in Italia la kinesiologia era pionieristica e ancor oggi penso che le tecniche kinesiologiche siano uno straordinario strumento di autentico dialogo con il corpo. Vi invito a leggere l’articolo del kinesiologo e amico Paola Viola per saperne un po’ di più. /http://www.paoloviola.net/kinesiologia/la-kinesiologia-specializzata-unarma-contro-lo-stress/ Un test kinesiologico consiste all’atto pratico nel far eseguire al paziente semplici movimenti, che mettono in tensione specifici muscoli ed evocano la sua capacità di “blocco” (in inglese locking), che è il marker di un valido tono muscolare. Come altri parametri fisiologici (pressione arteriosa, frequenza cardiaca, frequenza respiratoria, trasudazione cutanea ecc) anche il tono dei muscoli è un indicatore biologico e fa parte dei riflessi inconsci, involontari e incontrollabili del nostro corpo. Qualsiasi sostanza che venga a contatto col nostro corpo provoca una reazione riflessa, coinvolgendo anche il tono muscolare, oltre agli altri parametri. Il nostro organismo non è solo sensibile ma anche intelligente e reagisce in modo diverso a sostanze “amiche” e a sostanze “killer”. Tra queste ultime ci sono alimenti, inalanti, prodotti chimici, farmaci, che in certi momenti il nostro organismo non gradisce e verso le quali sviluppa intolleranze: lo capiamo da una serie di sintomi (stanchezza, debolezza, confusione, ansietà, agitazione, calo della performance lavorativa ecc.) lamentati dal paziente. Qual’è l’utilità del test? Quello di attuare strategie alimentari idonee a recuperare il nostro stato di benessere. Un esempio può chiarire le idee: quando testiamo un muscolo e lo  troviamo “ipotonico” rispetto al latte, possiamo decidere di limitarne o evitarne l’uso per un po’ di tempo. E’ altrettanto importante individuare i fattori predisponenti alla comparsa delle intolleranze alimentari e correggerli: stress, cattiva alimentazione, malattie debilitanti, terapie farmacologiche pesanti e prolungate, squilibri endocrini o immunologici, disagi emozionali, vita sedentaria, vizi e stravizi ecc. Il ruolo medico nella gestione del paziente affetto da intolleranze alimentari è più che evidente. Tra i bambini le intolleranze alimentari sono molto diffuse, soprattutto dopo infezioni intestinali o terapie antibiotiche prolungate: è certamente più frequente in bambini che seguono piani alimentari di prevalenza, come ad esempio in chi mangia soprattutto carboidrati (pane pasta dolci), o proteine di basso valore biologico (pasti precotti, insaccati ecc…) o nelle diete carenti di frutta e verdura fresche e di stagione. Tra gli adulti le intolleranze alimentari sono principalmente legate ad uno stile di vita frettoloso, improntato ad una scarsa e superficiale cura di sé, appesantito da abitudini malsane e da vizi come il fumo, l’alcool e dagli abusi di farmaci e droghe in genere. L’intolleranza, sia chiaro,  è diversa dall’allergia, una condizione permanente e riconosce una base genetica, la quale è dimostrata da test cutanei o da test ematologici specifici. Al test kinesiologico possono sottoporsi tutti, anche i bambini dai 5-6 anni in su. Per i bambini più piccoli si ricorre ad un test speciale mediato dalla mamma o da un parente prossimo (“tecnica del sostituto”). Il test kinesiologico ci permette non solo di sapere quali intolleranze abbiamo ma anche quali parti del nostro organismo sono più coinvolte. Grazie alle correlazioni che si sviluppano nella fase di crescita embriologica, ad ogni muscolo corrisponde per tutta la vita un organo, un viscere o  una funzione. Il test può saggiare molti muscoli e risalire in modo preciso alle funzioni coinvolte. Chi si sottopone ad un test kinesiologico si rende subito conto che questo test semplice e non invasivo è un modo per dialogare con il corpo. “Il corpo non mente”, si dice, e il test kinesiologico ne è la prova. I sospetti del paziente (“questo cibo mi fa male”, “questa sostanza per me non va bene”..) vengono verificati dal test kinesiologico, che dà ragione il più delle volte alle sensazioni-guida. Nella mia pratica professionale una dieta adeguata, un sano cambiamento dello  stile di vita, un buon drenaggio degli emuntori (sistema linfatico, intestino, fegato, ecc..), una cura omotossicologica per riattivare le funzioni assopite, sono il passo successivo alla diagnosi kinesiologica di intolleranza alimentare. I controlli con test kinesiologo sono previsti dopo 1 mese e poi due-tre mesi. Sta arrivando la primavera, una delle stagioni più a rischio di intolleranza alimentare. Fai il tuo test adesso: verifica i tuoi “sospetti” sui cibi che mangi. Potrai rinnovare le tue energie e recuperare la tua forma psicofisica: vedremo insieme come. Ti aspetto a Bologna e a Imola.

LETTERA A BABBO NATALE

Caro Babbo Natale, non so se sono stata buona quest’anno, c’è chi dice di sì e c’è chi dice di no. lo so che se sono stata brava i regali me li porti, altrimenti mi tocca aspettare un altro anno. Io comunque faccio la mia lista dei desideri poi vedi tu. La prima cosa che vorrei è un gattino, di quelli col pelo rosso, perché dicono che sono magici e a me la magia piace tanto. Sto provando da tempo a trasformare le cose brutte in cose belle ma ho ancora molto allenamento da fare così ho pensato che un aiutante magico mi farebbe proprio comodo. La seconda cosa che vorrei è un paio di occhiali nuovi, come sai una volta non vedevo tanto bene da lontano e mi toccava avvicinarmi parecchio alla gente per vedere se era buona, adesso però non riesco a vedere bene neanche da vicino e capita così che mi faccio delle opinioni sbagliate. La terza cosa che vorrei tanto è una bilancia portatile, piccola però, così me la porto dietro ogni giorno per pesare le parole che si dicono e che a volte non sono poi così tanto leggere come credo.. Portami per piacere anche un sacco vuoto così ci posso mettere dentro tutte le mie fantasie senza doverle per forza trasformare in solide realtà. Ne approfitterò anche per metterci dentro tutte le frasi inutili tipo “se vuoi, puoi”. Ancora una cosa…io adesso sono piccola ma so che crescerò: per questo motivo ti chiedo un po’ di polvere di memoria per potermi ricordare che da piccoli si sta bene, si conosco un bel po’ di cose e si è forti come i superoi. Forse farei prima a chiederti di farmi rimanere una bambina, ma per tutto questo anno, che è quasi passato, mi sono allenata a mettermi nei panni dei grandi. Ho capito una cosa: che hanno bisogno di quello che noi bambini sappiamo, cose tipo l’amicizia, la condivisione, la curiosità e se non divento grande anch’io come faccio a fargliele vedere queste cose? Allora Babbo Natale siamo d’accordo? Io aspetto fiduciosa perché secondo me  i regali che ti ho chiesto li merito. E comunque non ti preoccupare: se non ce la fai a portarmeli per tempo: li ho chiesti anche a Gesù Bambino e alla Befana. Grazie per l’ascolto.

Una bambina terrestre (ma non troppo)


VACCINO “OMEOPATICO”, SI O NO?

Prevenzione influenza: che fare quando il vaccino antinfluenzale è troppo  e la sola vitamina C sembra troppo poco? Cari Genitori in ansia, avete  bimbi piccoli che vanno al nido, alla materna, alle scuole elementari e l’influenza è alle porte? Vorrei rispondere a tutti che inverno, freddo e influenza sono un’occasione di rafforzamento naturale delle difese immunitarie dei vostri bambini, che debbono “farsi le ossa” in qualche modo. Ma so bene che il problema influenza travalica la questione salute e invade altre non meno importanti questioni: gestione famigliare, organizzazione del tempo, obblighi lavorativi, spese aggiuntive…per questo Vi rispondo OK, PREVENZIONE INFLUENZA! E’ sempre ora di potenziare le risorse naturale nei confronti dei virus e dei batteri stagionali. La chiarezza professionale è d’obbligo; per la prevenzione influenza il vaccino antinfluenzale è la prima scelta per bambini (e adulti ) a rischio di complicanze infettive. La sua funzione è quella di creare anticorpi specifici. In tutti gli altri casi, la prevenzione influenza prevede di attivare il sistema organico della grande difesa, creando ordine, equilibrio ed efficienza delle funzioni immunologiche aspecifiche. Oltre agli anticorpi, che uccidono i virus e i batteri, nel nostro organismo ci sono tante altre cellule immunitarie che sconfiggono l’infezione e lo fanno attraverso il meccanismo ben noto dell’infiammazione. Questo sistema coinvolge diversi organi e apparati: esso è la prima difesa che abbiamo contro virus e batteri già dalle prime battute dal contagio. La febbre, la tosse, la secrezione lacrimale, la produzione di muco sono fenomeni legati alla risposta aspecifica naturale del nostro organismo, in attesa che si producano anticorpi naturali. Il vaccino antinfluenzale non fa altro che rendere disponibili subito gli anticorpi in quei soggetti che non ce la fanno a produrli, dal momento che il loro sistema immunitario è deficitario. Ma nella maggioranza delle persone e anche dei bambini l’organismo è assolutamente capace di reagire bene all’influenza e di fatto non c’è bisogno di un vaccino specifico. Tutte le reazioni naturali si basano sul meccanismo dell’infiammazione, che è in grado di risolvere l’infezione con il giusto tempo e le dovute precauzioni. Nei bambini sarebbe bene lasciare sfogare l’infiammazione, pur tenendola sotto controllo, perchè è alla base dello sviluppo di una buona immunità, che durerà per sempre.https://www.starbene.it/salute/problemi-soluzioni/influenza-cose-vaccino-omeopatico/ Molti genitori sono interessati al “vaccino omeopatico”. Quello che si deve sapere per prima cosa è che il “vaccino omeopatico” non è affatto un vaccino: infatti non produce anticorpi specifici ma favorisce una corretta ed efficace risposta immunitaria stimolando il sistema della grande difesa. Chiaro il concetto? Quando un bambino non ha rischi riconosciuti di sviluppare complicazioni influenzali, il medico non riconosce l’indicazione per il vaccino antinfluenzale, però può consigliare di potenziare le difese immunitarie aspecifiche grazie all’uso di immunostimolanti o immunomodulatori. Un passo in più rispetto alle tante aranciate da consumare fresche tutti i giorni che sono certamente importanti ma non sempre bastano. La medicina offre diverse possibilità nella categoria dei farmaci di rinforzo immunitario, sia di derivazione naturale che sintetica. In omeopatia per potenziare il sistema immunitario si usano farmaci bioterapici ottenuti per diluizione e dinamizzazione, cioè secondo il metodo omeopatico. Somministrando un omeopatico, nell’organismo dei nostri bimbi entrano sostanze estremamente diluite, con una tossicità vicina allo 0, che stimolano le funzioni di difesa senza sopprimere le naturali reazioni di immunocompetenza. Le mamme conoscono e apprezzano il “vaccino omeopatico” perché è coe una “chicca” per i bimbi: globuli di lattosio dolci e molto buoni, facili da prendere. Di solito si inizia a settembre e si prosegue con frequenza settimanale per qualche mese. E se siamo arrivati lunghi e l’influenza è alle porte? Il “vaccino omeopatico” si può sempre fare ma può essere rafforzato da sostanze di immunoregolazione, come ad esempio le citochine, oppure fitoterapici, come il ribes nigrum, l’echinacea, la propoli, la rosa canina, l’uncaria, o ancora oligoelementi che catalizzano le reazioni biochimiche fondamentali. Non dimenticarti  una alimentazione sana leggera e nutriente, una buona idratazione, uno stile di vita adatto alla stagione. Anche gli omeopatici come tutti i farmaci funzionano meglio se inseriti in un programma “total health”, di tutta salute insomma, che comporta tanti accorgimenti e tante attenzioni soprattutto verso i più piccoli. Ma anche di questo avrò modo di parlare. Seguimi e condividi …insieme, chi ha paura dell’influenza?

PREVENZIONE INFLUENZA: IL MIELE DI MELATA

“Prevenzione influenza”: parola d’ordine in vista dell’inverno. Gli approcci alla prevenzione delle malattie da raffreddamento, influenza e virosi simili, sono molteplici:  sono tutti validi ma nessuno, da solo, definitivo. per la prevenzione è meglio giocare tute le carte che abbiamo a disposizione, combinandole in modo efficace. Per avere successo nella “prevenzione infuenza” bisogna considerare età, condizione fisiologica, costituzione, ambiente, e soprattutto farlo con l’aiuto del medico esperto. Nel vasto panorama dei programmi di “prevenzione influenza” un posto particolare e per così dire “nuovo” occupano i cibi nutraceutici, cioè quegli alimenti che ci nutrono e allo stesso tempo curano il nostro organismo. Come fanno? Apportano sostanze necessarie, di cui spesso risultiamo carenti e stimola funzioni fisiologiche che possono essere in crisi, tra cui quella immunitaria. ideali quindi per la “prevenzione influenza” a partire già dai primi freddi. Uno spazio particolare lo dedico ad un alimento poco conosciuto ma molto efficace, alla portata di tutte le tasche e soprattutto gradevolissimo: si tratta del miele di melata. La melata è una sostanza zuccherina che si forma sugli alberi dei boschi  (in particolare di conifere come abete rosso, pino ecc..), prodotta da piccoli insetti che si nutrono della linfa vegetale. Le api suggono la melata  e la trasportano  nell’alveare, dove avviene la trasformazione in miele. Il processo enzimatico è lo stesso con cui si produce il miele da fiore, rispetto al quale quello di melata  ha caratteristiche diverse e peculiari, che lo rendono più interessante come sostanza nutraceutica. Non solo alimento, dunque, ma anche rimedio naturale remineralizzante, antinfettivo e regolatore metabolico. Le proprietà che ci interessano per la “prevenzione influenza” ne fanno una sorta di “antibiotico naturale”, secondo solo nella sua categoria al miele di Manuka. http://magazinedelledonne.it/alimentazione/content/2381690-miele-di-manuka-proprieta-e-opinioni Rispetto al miele da nettare, più conosciuto e fortemente presente sul mercato, il miele di melata ha meno zuccheri, ma di qualità superiore: può essere assunto anche da persone diabetiche, in sovrappeso o francamente obesi. una buona quota parte di zuccheri è presente sotto forma di oligosaccaridi (10-12%) , che conferiscono al miele di melata un indice glicemico migliore rispetto ad altri dolcificanti. Come tutti gli zuccheri, anche il miele determina una reazione insulinica, ma rispetto ad altri dolcificanti essa è piuttosto dolce e regolata, senza quei  “picchi” che portano alle crisi ipoglicemiche (che scatenano tanta fame!).  L’uso della melata nelle diete evita lo stress su fegato e pancreas, che partecipano attivamente al controllo della glicemia. Ecco  perché il miele di melata è da preferire anche nelle diete di sportivi, convalescenti, bambini, donne in gravidanza, in cui è importante impostare un metabolismo glucidico su livelli di performance. Più scuro e denso del miele da fiore, più amaro e aromatico, il miele di melata sa di bosco ed è l’alimento giusto per i mesi autunnali, durante i quali il nostro organismo si prepara all’inverno immagazzinando riserve energetiche. Il miele di melata è ricco di sali minerali ad alta biodisponibilità presenti come macronutrienti –calcio, magnesio, sodio, potassio-ma anche come oligoelementi a funzione catalizzante (ferro,rame, cromo). I minerali sono fondamentali per crescere bene e per regolare il nostro metabolismo. Per questo motivo il miele di melata deve essere presente nella dieta quotidiana di bambini e ragazzi, ma anche di donne in menopausa, di manager super-impegnati, di sportivi dilettanti e di atleti professionisti, di persone stressate e di studenti stanchi. per le sue qualità minerali il miele di melata è anche adatto al riequilibrio funzionale dell’intestino e alla reidratazione dopo episodi infettivi gastrointestinali, terapia antibiotiche, esposizione a sostanze inquinanti. L’autunno è la stagione ideale per fare uso di miele di melata perla prevenzione. L’alta percentuale di glucosio-ossidasi porta alla formazione di perossido di idrogeno (acqua ossigenata) ad attività antibatterica, come risulta dagli studi dell’università di Pavia. il miele di melata possiede doti antimicrobiche spiccate soprattutto su alcune specie batteriche antibiotico-resistenti come come lo stafilococco aureo.http://www.apitalia.net/it/attualita_scheda.php?id=468 Di questo miele particolare sono note anche le proprietà antiossidanti legate alla quota di polifenoli presenti, e in particolare di flavonoidi , le sostanze antinfiammatorie e antidegenerative che ci proteggono dall’invecchiamento, mantenendo una buona ossigenazione dei tessuti e preservando l’elasticità vascolare. Autunno, primi freddi: prevenzione vuol dire “aiutiamo le nostre difese immunitarie”. La prima attenzione va al tuo intestino e alla sua flora saprofitica, che rappresenta un’ autentica barriera naturale contro agenti infettivi e sostanze  inquinanti ingerite. Il miele di melata è un ottimo prebiotico e supporta l’azione dei probiotici (i cd “fermenti lattici”).LA BUONA RICETTA : COLAZIONI E MERENDE A BASE DI MIELE DI MELATA PER LA PREVENZIONE DELL’INFLUENZA
  • Yogurt intero bioloico con miele di melata e aggiunta di frutta secca (noci)
  • Pane nero di segale tostato con miele di melata cosparso di semi di lino
  • Ricotta di capra con miele di melata e semi di chia
  • Beviamoci su uno squisito  estratto a freddo che ci assicura vitamine e Sali minerali freschi:  ad azione antiossidante con mela  arancio e carota, oppure  ad azione fluidificante sulle secrezioni mucose con finocchio sedano e zenzero.
  • Nei momenti più freddi utilizziamo il miele di melata per preparare the verde o tisane riscaldanti con aggiunta di cannella e chiodi di garofano, qualche goccia di olio essenziale di timo e granuli di propoli.
  • Durante il giorno beviamo abbondante acqua non fredda preparata con l’aggiunta di miele di melata e se vi va, zenzero e lime e un misurino di aloe vera.
Alla tua Salute!  

TRAINING EMOZIONALE: 15 PRATICHE SOSTENIBILI

Training emozionale: una questione di pratica per vivere meglio le proprie emozioni! Se hai letto i miei articoli precedenti sull’intelligenza emotiva, conosci i vantaggi del training emozionale. Esso produce un incremento scientificamente dimostrato di “molecole emozionali”: queste influenzano il nostro benessere e ci predispongono alla ricerca di uno stato di felicità come ci spiega la neuroscienziata Candace Pert https://www.scienzaeconoscenza.it/blog/nuova_biologia/molecole-scelta-neuropeptidi-le-emozioni-e-il-corpo-mente  Prendi nota di che cosa NON FARE durante il training emozionale: non avere paura di emozionarti, non nascondere le tue emozioni, non far finta di niente davanti ad una tua reazione emotiva, non giudicare quel che provi. Adesso prendi nota di che cosa FARE durante il training emozionale: guardati intorno, apri gli occhi, fatti qualche domanda. Training emozionale: fallo tutti i giorni, come per vincere una gara. Ricorda: sei in sfida con te stesso, non con il mondo! Vedila così: l’emozione è il segnale biologico più primordiale, più selvaggio, più autentico… che ti dice “SEI VIVO”! Allenati ad essere bravo nel gestire le tue emozioni e avrai soddisfazioni in ogni ambito.

Le emozioni hanno colore, tono, intensità: non sono sempre uguali e anche questo la dice lunga sul tipo di messaggio che ci portano. Dietro ogni nostro comportamento c’è un’emozione che lo ha innescato. La prossima volta che i tuoi atteggiamenti non ti piacciono, cerca di risalire all’emozione che c’è dietro e vedrai che ogni azione ha un suo perché. Prenditi cura del tuo mondo emozionale: gli effetti si avvertono subito. Per prima cosa capisci di più te stesso, scopri dei lati che non conosci. Ti è mai capitato che gli altri ti attribuiscano doti che tu non vedi? Proprio così: gli altri vedono in noi delle qualità, di cui non sospettiamo nulla. La nostra attenzione è più spesso rivolta all’esterno e proiettata sull’ambiente circostante. Si tratta di un meccanismo di allerta che ci fa essere osservatori prevenuti allo scopo di difenderci o di imporci. È anche un meccanismo dispendioso, come puoi immaginare, che alla lunga ci stressa e che ci costringe a giudicare e a costruire credenze. Avendo voglia di tirare delle conclusioni filosofiche, si può anche dire che tra noi e l’uomo delle caverne sembra non essere passato poi tanto tempo, se ancora abbiamo bisogno di controllarci l’un l’altro fino all’esaurimento nervoso! In effetti la nostra biologia è per certi versi ancora del tutto sovrapponibile a quella dei nostri progenitori. Pur vero è che alcune aree della nostra corteccia cerebrale sono molto impegnate nella elaborazione di intelligenze molto fini, di cui conosciamo sempre di più. I circuiti neurali dell’insula, ad esempio, e dei suoi collegamenti con il lobo prefrontale sono coinvolti nell’intelligenza emotiva e sociale e senza dubbio partecipano all’elaborazione dell’empatia e di sentimenti molto complessi e nobili, come la compassione. La possibilità di ipotizzare l’esistenza di piani esistenziali diversi da quello materialistico compone la metacognizione, facoltà per la quale il dato emozionale è altrettanto necessario quanto quello cognitivo. La spiritualità, qualsiasi cosa possa significare per ognuno di noi, è una facoltà della nostra Mente Superiore, a cui partecipano le aree integrative della corteccia fino a comporre un elaborato particolarissimo: la proiezione. Grazie alla spiritualità ci proiettiamo oltre tutte le nostre limitazioni, riuscendo a concepire di fare azioni concrete per perseguire scopi non materialistici. Che cosa sarebbe della nostra spiritualità se non ci fossero delle emozioni proiettive, che ci fanno “sentire” l’angustia di un ambiente che soffoca la nostra creatività, del vuoto di relazioni che non ci soddisfano, della tristezza di condizioni imposte che negano la nostra evoluzione? Molte delle nostre emozioni sono proiettive, ci lanciano, cioè, fuori dalla pista già tracciata il più delle volte da altri e non da noi. Spesso ci lamentiamo della violenza di certe emozioni, come la paura, la rabbia o il disgusto, ma probabilmente è quel che ci vuole per farci cambiar rotta e riallineare il nostro modus vivendi a ciò che siamo e a ciò che vogliamo. L’emozione è a volte un’occasione per essere più coerenti, più congruenti, più credibili con la nostra Essenza attraverso una conversione biologica che coinvolge tutto il sistema PsicoNeuroEndocrinoImmunologico. Non c’è bisogno di farci tramortire dalle nostre stesse emozioni: basta abbassare la nostra soglia emozionale e diventare più sensibili, in modo da essere recettivi anche a stimolazioni più moderate. Un buon modo per diventare più intelligenti dal punto di vista emozionale è sviluppare una certa pratica, grazie ai tanti modi che conosciamo. Vuoi una lista? ecco i 15 training emozionali che ti propongo per vivere meglio:

1- Tieni un diario 2- Scrivi racconti, poesie, fiabe, sceneggiature… 3- Fermati ogni 100 passi mentre cammini per strada e concentrati su ciò che provi 4- Guarda un film e confronta le tue emozioni con quelle dei personaggi 5- Metti insieme un album fotografico di “selfie”, facendoti qualche scatto in diverse situazioni 6- Allenati allo specchio guardando le tue espressioni 7- Al mattino apri l’armadio e vestiti per come ti senti 8- Quando ti chiedono “come stai” cerca di rispondere in base all’emozione che quella domanda ti evoca 9- Chiedi agli altri “come stai” con un autentico interesse 10- La sera prima di dormire scriviti un bigliettino riportando l’emozione con cui ti vuoi svegliare e il mattino dopo leggi subito quell’emozione e “indossala” 11- Dai un colore alle emozioni che senti e tieni la traccia dei colori che hai registrato durante la giornata 12- Se hai un’emozione forte fermati a darle un voto 13- Se hai un’emozione forte conta il tempo che dura 14- Procurati emozioni belle e sane nel modo che ti è più congeniale (mangia buon cibo, respira aria fresca, accarezza il gatto…) 15- Abbraccia qualcosa o qualcuno quando ti vergogni di stare facendo una delle cose che sono in questa lista: serve a tranquillizzarti!

Ora ne sai già abbastanza per darti una mossa e fare cose che non hai mai fatto finora: vedrai che questo è il modo migliore di usare le proprie emozioni ed è in fin dei conti lo scopo per cui le abbiamo a nostra disposizione.


INTELLIGENZA EMOTIVA: I 5 START POINT

Voglio sviluppare la mia intelligenza emotiva, ma da dove incomincio? Ecco i tuoi (irrinunciabili) 5 START POINT (in pratica devi cominciare da lì!) su cui basare il tuo allenamento per sviluppare la tua intelligenza emotiva:

start point 1- per prima cosa considera che sei fortunato a provare ciò che provi (anche se non ti piace). Infatti l’emozione è un pattern vitale e ti mantiene collegato all’ambiente in cui vivi. L’emozione è legata a stimoli che ci pervengono da fuori o da dentro: impossibile evitarla (anche se ci viene benissimo nascondere, reprimere o mistificare ciò che proviamo).

negazione emozionale: un meccanismo che ha molto a che fare con la paura del giudizio altrui, quando pensiamo che possa essere negativo. Ci porta dritto dritto a falsare i nostri atteggiamenti. Abbiamo, ad esempio, un vasto repertorio di sorrisi di circostanza, mentre la scienza ci dice che soltanto un tipo di sorriso è quello autentico: si chiama “sorriso di Duchenne” HTTPS://WWW.WIKIHOW.IT/SORRIDERE-CON-GLI-OCCHI

Consiglio pratico: chi ha una buona intelligenza emotiva rinuncia a indossare le “maschere” e desidera farsi capire dagli altri, manifestando correttamente le proprie emozioni. Se vuoi ho un’altra perla di saggezza per te: piuttosto che combattere le tue emozioni, prendi in considerazione la possibilità di cambiare aria!

start point 2- le emozioni si associano sempre a reazioni del corpo e producono atteggiamenti, cioè modificazioni somatiche, che predispongono ad azioni precise. La rabbia, ad esempio (come anche la gelosia, l’odio, l’invidia), rende ostili. Lo si legge nella postura avanzata, coerente a chi si prepara a dar battaglia. Il rapporto tra emozioni e corpo è talmente stretto che oggi si ritiene possibile partire dagli atteggiamenti posturali per riequilibrare il nostro assetto emozionale. Un modo interessante per sviluppare la tua intelligenza emotiva!

L’atteggiamento posturale, la comunicazione paraverbale e i segnali bioenergetici sono difficilmente mistificabili; al contrario i comportamenti possono anche essere “appresi” e fuorviare la lettura corretta dello stato emozionale di una persona.

Pillole di pratica emozionale: renditi conto che “fare le finte” nuoce solo a te stesso!

start point 3- da un’emozione nasce un modo di pensare e un modo di agire. “Stai attento a quel che fai” equivale a “Occhio a ciò che provi”. La paura, ad esempio, produce reazioni di fuga o di blocco; in entrambi i casi si scatena una vera e propria tempesta biologica, che coinvolge tutto il sistema PNEI. Il risultato della “tremenda ordalia”? Brutti pensieri su noi stessi e sugli altri; azioni marcate dal fallimento; autostima, agentività, proattività ridotte ai minimi termini; pensieri pessimisti, ansie da anticipazione, proiezioni catastrofiche; azioni confuse e disorganizzate. Diventa illusorio porsi degli obiettivi di autorealizzazione e soprattutto perseguirli. Le nostre emozioni non hanno colpe né responsabilità: sono solo segnali di opportunità. Sta a noi scegliere come trarne profitto.

Saggezza applicata: comprendi che cosa c’è dietro alle tue emozioni e usale per trovare nuovi modi di risolvere le situazioni a tuo vantaggio. Anche questa è intelligenza emotiva!

start point 4- le emozioni ci danno la spinta per prendere delle sagge decisioni. Gli studi scientifici confermano che se il nostro cervello viene privato degli input emozionali non può più svolgere la sua funzione decisionale. Addio scelte intelligenti!

l’amigdala il principale centro nervoso emozionale comunica con il cervello superiore nell’area dell’insula e delle cortecce prefrontali, responsabili della decisionalità e della consapevolezza. un altro motivo per essere il miglior amico delle tue emozioni: ti aiutano a scegliere per il tuo bene!

Saggio consiglio: svegliati e lascia perdere le tue considerazione sull’ opportunità di lasciarsi andare. Se non giochi, non ti diverti!

5- le emozioni stimolano la memoria e ci aiutano a ricordare di più e meglio. Il circuito emozionale è correlato strettamente con quello mnemonico a livello delle stazioni sottocorticali che appartengono al cervello antico e al cervelletto. Qui gli input emozionali stimolano la formazione di link tra emozioni, immagini, suoni, odori, che formano un ricordo.

Nell’amigdala che si trova nel sistema limbico, c’è una sorta di centralina emozionale collegata direttamente al talamo e all’ippocampo. quest’ultimo si trova nel lobo temporale ed è responsabile della memoria legata agli avvenimenti. qui si formano i primi ricordi. nell’insula una regione dei lobi prefrontali ricordi emozioni e pensieri associati vengono integrati e riorganizzati. si forma così la memoria esplicita che ci permette di mettere in ordine le cose che ci accadono e di collegare fra loro con una certa accuratezza. Nasce da qui la nostra autobiografia.

Fai attenzione:: sei sicuro che i ricordi che hai ti stiano dicendo la verità? Prova a raccontare e te stesso di quella volta in cui…la racconti sempre allo stesso modo? stai raccontandoti la tua storia o la tua leggenda?


STORIE (ed emozioni) DI TUTTI I GIORNI

Emozioni sale della vita, emozioni trama delle nostre storie personali. Le neuroscienze ci dicono che la parte più nobile del nostro Sè è proprio quello “narrativo” e che la capacità di comporre le nostre storie in modo ordinato, sequenziale ed efficace è indice di un livello di intelligenza che abbiamo solo noi uomini in tutto il regno animale. “Sento, quindi sono” è l’assioma dimostrato scientificamente da Antonio Damasio nel suo “Emozione e coscienza” https://www.adelphi.it/libro/9788845915680

Nelle nostre storie di tutti i giorni le emozioni sono determinanti per i colpi di scena che fanno di un semplice racconto un romanzo (se non avete mai letto Dostoevskij è il momento di farlo!). Conosco storie personali bellissime, ma quelle che preferisco sono quelle dei giovani, dove le emozioni sono forti, pure ed efficaci. Gabriele, 4 anni, da un po’ di tempo a questa parte si è messo a tirar calci ad Antonino, suo compagno di asilo (portato ad esempio dalle maestre per il suo atteggiamento obbediente): il resoconto dell’ultimo colloquio a scuola lascia incredula (e affranta) mamma Anna. Lavinia, 11 anni, il cui profitto scolastico è sempre stato alto, ultimamente fa scena muta alle interrogazioni, dopo di che o piange a dirotto o batte i pugni sul banco; l’ultima volta che ha fatto un compito in classe, non è tornata a casa (se non dopo 2 ore di angoscia famigliare). Marco, 15 anni, al termine degli allenamenti con la sua squadra di calcio si chiude in camera sua e ci rimane per ore a suonare (da fare invidia a Segovia) tristi ballate con la sua chitarra.

Le emozioni sfociano in comportamenti e hanno sempre un impatto personale e sociale. Quando provi un’emozione significativa, non lasciarla cadere nel nulla. Le emozioni che non esprimi col tempo possono rimanere incarcerate nel tuo corpo e condizionare il tuo assetto bioenergetico (Alexander Lowen, “Bioenergetica”http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/bioenergetica-1-2/)

Che cosa raccontano le emozioni di Gabriele, Lavinia e Marco? Raccontano chi sono in questo momento e che cosa vogliono per se stessi da qui in avanti. Daniel Siegel, neuroscienziato di fama mondiale, dice che le emozioni sono fatte di “energia informata” http://www.drdansiegel.com/ Le emozioni sono informazioni, dunque, che ci riguardano da vicino, e  hanno un potenziale energetico elevato: costano, insomma, ma ci fanno imparare tante cose su noi stessi e sul rapporto che abbiamo con gli altri: ci dicono che cosa va e che cosa non va in rapporto a come vorremmo che andasse. Il loro meccanismo funzionale è di tipo mordi e fuggi: arrivano, lasciano un segno e poi se ne vanno. Il nostro corpo è il luogo dove le sentiamo, ma sta alla nostra mente comprenderne il significato attraverso una sequenza fondamentale in 3 passi:

Prendere coscienza  

Per accorgerci che siamo arrabbiati (o impauriti o disgustati o tristi o perfino  gioiosi!) ci vuole il giusto tempo e la giusta attenzione. Racconta a te stesso: “che cosa mi sta succedendo?”

Riflettere

Pensare al senso di quel che ti sta succedendo richiede uno spazio adeguato nella mente, quello del silenzio interiore. Chiedi a te stesso: “che cosa voglio veramente?”

Agire

Per comportarci in modo efficace ci vuole una strategia operativa. La domanda è: “come voglio ottenere quel che mi interessa?”

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Le 3 scimmie sagge non vedono, non sentono e non parlano: quanto sei d’accordo sul fatto che siano davvero sagge? Viviamo in un’epoca storico-sociale in cui siamo tutti interconnessi e interattivi; persino il mondo del business si è accorto che l’intelligenza emotiva è fondamentale per mandare avanti l’economia. https://www.nobelprize.org/nobel_prizes/economic-sciences/laureates/2002/kahneman-bio.html L’atteggiamento delle tre scimmie sagge oggi non è popolare (anche se mantiene un certo fascino). Se a volte fai come loro, pensa a come potresti fare in modo diverso, considerando le cose da altri punti di vista. Se vuoi saperne di più, aspetta il prossimo articolo, ma intanto colma l’attesa piacevolmente con una buona lettura tra quelle che ti ho consigliato.

   

SALGEMMA: VIA LA TOSSE CON IL SALE

Halite: ne hai mai sentito parlare? no? E se ti parlassi di “salgemma”? E’ proprio vero: le parole hanno un grande peso nella costruzione delle nostre realtà! Halite e Salgemma sono la stessa cosa. Halite (dal greco “pietra di sale”) è il nome dei cristalli di cloruro di sodio presenti in natura, depositati dall’acqua salata di mari e laghi e commisti a rocce per lo più argillose e impermeabili. Miniere di salgemma si trovano in tutto il mondo; in Italia una delle più vaste (ben 2 chilometri quadrati) si trova in Sicilia, ed è il frutto delle vicende geologiche del Mar Mediterraneo nel corso delle diverse ere. Il salgemma rappresenta la forma più pura e preziosa del sale. La sua qualità è superiore a quella del sale marino prodotto nelle saline per evaporazione dell’acqua. Non tutti lo sanno, ma solo il salgemma possiede doti salutari riconosciute fin dall’antichità. Le proprietà benefiche del salgemma sono legate alla vaporizzazione del sale in clima secco, un processo che ricalca il fenomeno naturale dei frangenti che si abbattono sugli scogli, liberando cloruro di sodio nell’aria. L’aersol naturale agisce sulle nostre mucose interne, soprattutto a livello di apparato ORL (orecchio naso e gola) e respiratorio (bronchi e polmoni) con azione fluidificante, antiinfiammatoria, antiallergica e disinfettante. Scioglie le secrezioni dense, come i catarri tubarici, sinusali e bronchiali; libera le vie respiratorie dalle impurità (fumo, smog, inquinanti) grazie alla stimolazione delle ciglia vibratili; facilita la respirazione diurna e notturna.  In Italia il litorale ligure è probabilmente il teatro naturale più efficace per sperimentare gli effetti dei benefici effluvi del salgemma. Per chi soffre di bronchiti, sinusiti o asma, tre mesi di mare  in Liguria sarebbero l’ideale, ed è proprio per questo che, in epoche meno critiche di oggi, il medico consigliava ai pazienti la migrazione verso questi lidi felici. Non è più il tempo di migrare, dicono le tasche degli Italiani. Ma non è neppure il tempo delle rinunce forzate; oggi il mega-aerosol di salgemma può essere dietro casa, se c’è nei pressi una “grotta di sale per haloterapia“. L’haloterapia è una cura naturale che riproduce gli effetti dell’aerosol di salgemma in ambienti esclusivamente allestiti per accogliere grandi e piccini. Per certi versi può essere assimilata alle cure termali. Come tutte le novità le stanze (o grotte) del sale devono ancora conquistare la grande popolarità, ma sono già apprezzate da chi le ha provate (e ci ritorna). Alcuni studi scientifici sono già stati prodotti, riguardanti in particolare i bambini affetti da ipertrofia adenoidea e/o tonsillare. http://www.giornaledipuglia.com/2012/02/la-clinica-del-sale-haloterapia-nuova.html Al di là delle esigenze probatorie del metodo scientifico, la storia ci racconta dell’uso curativo del salgemma già dai tempi di Ippocrate, padre della medicina moderna, nell’antica Grecia, o durante il  Medioevo, quando i monaci conducevano i malati di polmone nelle grotte saline per alleviare le loro sofferenze. Solo nel 1800 l’attenzione per l’haloterapia si è fatta scientifica con le ricerche del dottor Boczkowski sui minatori delle miniere saline dell’est europeo, praticamente indenni da patologie respiratorie. Oggi alcuni ambienti per haloterapia sono veri e propri “medical devices” cioè presidi medici  certificati e controllati con metodi sofisticati e sicuri. A cominciare dal fatto che in una grotta del sale certificata l’ambiente si mantiene sostanzialmente asettico, grazie all’azione disinfettante del salgemma. Più persone (generalmente piccoli gruppi) possono alloggiare in una stanza del sale senza complicazioni legate alla promiscuità, e così mamme e bimbi possono giocare insieme “alla spiaggia”, oppure guardare un cartone animato, leggere una favola, fare un disegno o le costruzioni, ascoltare la musica. Bello, no? E per i grandi i 30 minuti passati in una grotta sono un giusto tempo per il relax, da passare da soli o in compagnia. Ma che cosa fanno realmente le grotte per haloterapia? (si chiede la gente). Quali vantaggi potrebbe trarne mio figlio? (è la curiosità principale delle mamme).

Rispondo come medico e come pediatra: ho una discreta esperienza in questo campo, seguendo a tutt’oggi piccoli pazienti nel loro percorso di cura (nel quale è stato integrato anche l’haloterapia a supporto di interventi sia allopatici che omeopatici per il trattamento vuoi in acuto vuoi in prevenzione). Ecco i vantaggi realmente riscontrabili per i bambini:

  • fluidificazione dei catarri
  • apertura delle vie bronchiali
  • azione antinfiammatoria sulle mucose ORL e respiratorie
  • azione antiallergica (anche nel caso di eczemi della pelle)
  • depurazione e disintossicazione (dopo episodi infettivi o prolungati cicli farmacologici)
  • azione rilassante sul sonno

Il candidato ideale all’haloterapia? Nella mia esperienza  certamente il bambino che frequenta le comunità (famiglia numerosa, nido, scuola, palestre, piscine, ambienti sportivi, circoli ricreativi, ludoteche ecc…), che si ammala spesso soprattutto d’inverno, che presenta allergie stagionali, che ha passato lunghe convalescenze, che è stanco, agitato, inappetente e non regolato nei ritmi fisiologici. Sei curiosa mamma? Vuoi sapere se il tuo bambino può trarre vantaggio dall’haloterapia? Tu scrivimi e io ti rispondo in modo personalizzato. Sir Robert Baden Powell fondatore del movimento mondiale dello scoutismo dice “le difficoltà sono il sale della vita“. Finalmente pare proprio che abbiamo trovato il sale che le difficoltà le spazza via!

 

EMOZIONI AMICHE: SII L’ALLEATO DI TE STESSO

Emozioni amiche?: c’è un modo per andare d’accordo con la propria mente emozionale? Se vuoi “emozioni amiche” comincia ad accoglierle e ad allearti con loro. non si tratta solo di un comportamento di convenienza ma di una scelta consapevole per il tuo benessere. “Emozioni amiche” significa andarci d’accordo (il che vuol dire anche non subirle passivamente). Ti capita mai di scappare davanti alle tue emozioni? Lo facciamo tutti, qualche volta, perché non siamo capaci di gestirne la peculiare energia. Ogni emozione lega a sé un quantum energetico potente e dirompente, necessario e sufficiente per farci cambiare rotta nella vita. Un’emozione può farci uscire dalla nostra zona di confort, ma c’è da chiedersi: “chi ne ha davvero voglia (nonostante le diffuse lamentele sulle loro ristrettezze)”? Chi intende cercare (e trovare) nuove condizioni di vita si augura di provare quel piccolo brivido, che gli dà il segnale (e la spinta) per mettersi in moto. Le emozioni “e-movono”, cioè ci fanno uscire dallo status quo, in cui ci troviamo: servono a cambiare. Dal momento che il cambiamento è un motivo conduttore nella vita di ogni nostra singola cellula, dico: sì, grazie alle mie emozioni, che mi tengono viva!

Se vuoi far pratica, da oggi puoi ripeterti queste 4 frasi (a seconda delle situazioni) a mò di mantra:

1-Paura? Sì grazie (così non finisco nel primo burrone che trovo lungo il cammino).

2-Rabbia? Si grazie (così capisco quali ostacoli son da superare e se ce la faccio).

3-Tristezza? Si grazie (così mi do una calmata quando sto andando troppo veloce).

4-Gioia? Si grazie (così capisco che ne vale la pena).

Puoi applicare lo stesso modulo a tutte le emozioni che riconosci dentro di te. Accogli e ringrazia: funziona. Se hai momenti in cui sembra che le tue emozioni ti travolgano la cosa migliore da fare è fidarsi: tutta la situazione ha un suo perché. A questo punto ti è chiaro che anche tu puoi farcela a passare attraverso le tue emozioni (anziché saltarle a piè pari)? Accogli ringrazia e fidati di ciò che provi: ti si accenderà una luce nella mente e capirai che c’è un messaggio esclusivo dentro al tuo stato d’animo, che ti orienterà nelle scelte più opportune per la tua realizzazione.

Se non lo hai già fatto ti può essere utile consultare in questo stesso sito http://dottsilviacalzolari.it/pratica-emozionale/: potrai accedere ad alcune pratiche tecniche di gestione emozionale da provare subito. Perché vale la pena diventare il migliore amico delle tue emozioni? Perché sono potenti attivatori di progresso. Quando avrai compreso il meccanismo che le innesca, sarai d’accordo con me: emozionarsi è una cosa intelligente.

FATTI AMICHE LE TUE EMOZIONI!


PRATICA EMOZIONALE (PER ASPIRANTI GENI)

Pratica emozionale: Paul Cezanne ha detto che “il genio è la capacità di rinnovare le nostre emozioni nell’esperienza quotidiana”. Anche tu puoi essere un genio alla Cezanne: allenati ad emozionarti per il (tuo) Bene!

È il momento della pratica emozionale: ti va? Ti propongo una visualizzazione, che è un modo semplice di creare realtà virtuali. Prendila come un’occasione per renderti conto di che cosa produce un’emozione di cui siamo consapevoli.

Immagina di essere seduto sulla tua sedia a dondolo in terrazza al tramonto. Stai pensando ai fatti tuoi e la tua mente vaga tra un pensiero e l’altro, (generalmente andando a parare laddove stanno le preoccupazioni, le anticipazioni ansiogene, i loop mentali).

Oggi la scienza ci conferma quel che tutti sappiamo per esperienza personale: la mente ha una predisposizione ad andare  nella direzione delle “cose che non vanno”. In questo meccanismo anticipatorio c’è molta innata saggezza , infatti  è il modo più conveniente per prevenire piuttosto che curare. La mente umana esplora il futuro per renderlo più sicuro e per farci avanzare con la luce accesa, piuttosto che a tentoni nel buio. il  “pre-occuparsi” ha un senso positivo, quando significa “anticipare le soluzioni per ottimizzare le strategie di successo”. Si tratta di un meccanismo naturale che ha contribuito all’evoluzione della specie. è pur vero  che  l’uomo moderno indugia mentalmente sulle “cose che non vanno” al di là di ogni tempo ragionevole, sprecando molte energie a confabulare piuttosto che a riflettere. i vagheggiamenti mentali senza l’intento positivo della risoluzione rimangono inutili e dispendiosi.

Torniamo alla nostra pratica emozionale: tramonto sulla terrazza, immagine del sole calante su cui ad un certo punto la tua attenzione si concentra. La tua mente (quella che prima vagheggiava alla rinfusa) ora vede il sole calante (prima lo vedevano soltanto gli occhi).

In neuroscienze si chiama aggancio di fase la sincronizzazione d’onda che avviene tra noi e un oggetto quando ci focalizziamo su di esso. noi lo chiamiamo “prestare attenzione”.

Che cosa è successo? La tua mente ha cambiato prospettiva: da vagante marinaio alla deriva ora è diventata uno scrupoloso capitano con tanto di canocchiale, che scruta il porto. Il tuo cervello ha stabilito una relazione con il sole calante, e ha costruito un’immagine, includendo luci, ombre, colori, profumi della sera e suoni della natura. Da questa relazione scaturisce, come vapore dal nucleo primordiale del tuo Sè, l’emozione che stai provando. Proprio adesso dentro di te scatta un click ed emerge un dialogo interiore, che da sordo e confuso si fa sempre più chiaro ed intenso. Stai dicendo tra te e te: “che bel tramonto, mi fa sentire in pace; sono tranquillo, rilassato e provo buoni sentimenti. Sto proprio bene. Voglio allungare le gambe e mettermi più comodo, starmene qui a sorseggiare la mia tazza di the e a leggere il mio libro preferito”. Riaffiora dalla tua memoria il ricordo della poesia che recitavi a scuola, dove una “donzelletta vien dalla campagna (proprio) in sul calar del sole”. E così eccoti proiettato nel tuo “sabato del villaggio” carico di aspettative liete e festose, in cui niente è ancora compiuto e tutte le prospettive sono aperte.

Uno stato d’animo e’ una condizione mentale in cui confluiscono percezioni sensazioni emozioni ricordi immagini metafore pensieri e fatti coerenti.

Vediamo come è andata la tua pratica emozionale. Sei riuscito a immaginarti la scena e a immedesimarti nella persona che sta ammirando il tramonto? Che cosa hai provato? Dove sono andate a parare le tue emozioni a livello somatico? Quali pensieri sono emersi? Che cosa hai voglia di fare adesso? Nella maggior parte delle persone la pratica emozionale di visualizzazione produce un senso di benessere, reazioni somatiche di rilassamento e dà il via ad una serie di pensieri e di azioni coerenti. Percezione Sensazione Emozione: se ne possono misurare gli effetti con gli strumenti idonei. Un’esperienza emozionale significativa fa registrare variazioni di frequenza cardiaca, ritmo respiratorio, temperatura, tono muscolare, pressione arteriosa, sudorazione, ecc… L’emozione produce cambiamenti nella fisiologia e ha ripercussioni in tutto il sistema PNEI (PsicoNeuroEndocrinoImmunologico) grazie alla neoproduzione di neurotrasmettitori, peptidi, citochine, ormoni: reazioni nel corpo, pensieri nella mente ed azioni coerenti con cui interagiamo con l’ambiente, modificandolo. La PET e la RMN permettono di verificare che le emozioni positive producono sincronizzazione interemisferica, coerenza neuronale, abbassamento del ritmo beta fino alla comparsa del ritmo alpha in relazione all’attivazione delle aree corticali della consapevolezza (soprattutto nei lobi prefrontali).http://salute24.ilsole24ore.com/articles/19130

Come è andata la tua visualizzazione? Sarai sorpreso nell’apprendere che, anche se non eri a guardare il tramonto in carne e ossa, l’esperienza emotiva che hai provato ti ha permesso ugualmente di avere gli stessi vantaggi.

Le neuroscienze ci insegnano che il cervello non fa differenza tra un’esperienza reale e una virtuale  vissuta intensamente. questo ci fa rivalutare l’importanza di “sognare ad occhi aperti”: quando lo facciamo portiamo il futuro nel presente e lo rendiamo assolutamente attuale. chi lo dice? Il nostro corpo, che si modifica in tempo reale come se il domani fosse già adesso!

Puoi renderti conto da solo che la visualizzazione che hai fatto ti ha dato una visione più nitida (e anche più esaltante) di te stesso e della tua vita. Se stai sospettando di essere più capace (di quel che credi), di avere molte più risorse personali (di quel che credi) e di essere più disponibile (di quel che credi) a sfidarti (magari anche divertendoti), allora vuol dire che hai preso coscienza di un Te Stesso che non conoscevi (o che sottovalutavi). Tutto questo soltanto immaginando di emozionarti! Riesci ad avere un’idea di come potresti sentirti vivendo più liberamente il lato emozionale della tua vita? Ok, adesso sei pronto per allenarti a emozionarti per il (tuo) bene (e diventare un genio alla Cezanne!).

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CONDIVIDERE E’ UN OTTIMA PRATICA EMOZIONALE!