IPERATTIVITA’ E DEFICIT DELL’ATTENZIONE
Iperattività, bimbi troppo vivaci: soltanto esuberanti o, piuttosto, affetti da ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder)?Come si fa a distinguere quella che può essere una naturale tendenza del bambino a dare sfogo alle sue traboccanti energie dalla sindrome di “iperattività e deficit dell’attenzione” (un tempo definita disfunzione cerebrale minimale o ipercinesi)? Che cosa c’è sotto, si chiedono i genitori? Ci sono fattori genetici, che determinano un deficit evolutivo dei circuiti cerebrali dell’inibizione e del controllo, e fattori ambientali, che possono incedere variamente, non solo alla nascita o dopo ma anche durante la gravidanza. http://old.iss.it/adhd/index.php?lang=1&anno=2018&tipo=1 Di fatto I genitori verificano ogni giorno a casa l’iperattività del loro bambino: è incontenibile, non dà retta, non ci ascolta, fa quello che gli pare, è sempre arrabbiato, vive in un mondo tutto suo…non si tratta più di capricci, dicono mamma e papà, ma di un vero e proprio disturbo. Una delle preoccupazioni dei genitori è che sotto all’iperattività e al deficit attentivo ci sia un problema psicologico e cercano di “prenderlo per tempo”, ricorrendo spesso ad un “fai da te” che non produce mai niente di buono. Mamma si colpevolizza, papà si irrigidisce; da un lato si provvede con atteggiamenti iperprotettivi, dall’altro piovono sgridate e punizioni. Quanto è scomoda la posizione del bambino che aumenta il suo disorientamento e la sua frustrazione! A svelare la sindrome di ADHD ci pensa la scuola. Il luogo ideale per esaltare l’iperattività del bambino è proprio la classe con i suoi limiti strutturali, aggravati dalle regole necessarie per gestire il gruppo di scolari. Anche le relazioni con i compagni sono una palestra fenomenale per far emergere i conflitti, scatenare le impulsività, le prese di posizione, gli eccessi emozionali, gli scatti di rabbia e i momenti di isolamento. https://didatticapersuasiva.com/sostegno/il-disturbo-da-deficit-di-attenzione-e-iperattivita-7-consigli-invincibili Il dialogo scuola-genitori non è per niente facile su questo terreno. E in mezzo ci sono anche medici e psicologi.Il problema ADHD corre il rischio di essere aggravato da due opposte tendenze: la medicalizzazione da un lato e la sottovalutazione dall’altro. Mamma Mara mi chiede in modo concitato se c’è da prendere qualche medicina per la sindrome ADHD; Sara vorrebbe capire come comportarsi al meglio con suo figlio, a cui è stata diagnosticata la sindrome; papà Sergio vuole un consiglio su quale specialista consultare; Lucia , mamma di un bimbo con ADHD e maestra, con in classe un bimbo affetto dalla stessa sindrome, mi spiega il suo enorme stress nel gestire questa situazione particolare…e via dicendo, sono tante le storie delle famiglie che hanno a che fare oggi con l’iperattività e il deficit attentivo dei figli.La ADHD colpisce il 2-3% dei bambini in età scolare ma è senza dubbio in aumento e coinvolge famiglia scuola ambienti sportivi e ricreativi CHE COSA SI PUÒ FARE? Primo: capire quando si tratta di ADHD. Non solo vivaci e capricciosi; l’ADHD ti mette in una condizione molto scomoda. Tutti gli stimoli intorno a te ti attirano di continuo, impedendoti di posare l’attenzione su qualcosa per poco più di una frazione di tempo, insufficiente per renderti conto di qualcosa; ti ritrovi in una specie di frullatore emozionale, e tutte le emozioni sono esasperate; in più sei carico come una pila e, anche se vorresti riposare e rilassarti, non puoi farlo. Gli altri ti sono ben presto ostili e ti allontanano; tu fai di tutto per farti volere bene ma combini solo pasticci. Una cosa che mi colpisce dei bambini con ADHD è che si rendono conto di quello che gli accade intorno; vedono che tutti dicono di volerli aiutare ma poi chi li sgrida chi li riprende, chi gli sta troppo addosso…nessuno, insomma, che dia loro fiducia, che li faccia sentire capaci e intelligenti. Matteo dice “Sono iperattivo, me lo ha detto la maestra. Ma io non riesco proprio a stare attento, ci sono troppe farfalle fuori dalla finestra della mia classe”. Ogni pensiero che sorge nella mente di questo bambino è fuggevole come una farfalla e lui lo insegue ovunque lo porti. Di pensiero in pensiero, di emozione in emozione, di farfalla in farfalla, tutto vola e va. Il corpo, la mente e il cuore di Matteo sono in perenne viaggio su una mongolfiera che non si sa quando toccherà terra. Personalmente amo moltissimo questi bambini e parlo molto con loro: sulle cose che a loro interessano riescono a soffermarsi molto di più che non sulla lezione di storia o di italiano. Secondo: scegliere l’atteggiamento relazionale giusto. Al di là di ogni ispirato consiglio psicologico, quello che vi do io è “avere fiducia e dare fiducia” a vostro figlio. Nessuno dice che sia facile, ma la ADHD va affrontata consapevolmente, onde evitare che nell’adolescenza e in età adulta venga compromessa l’intelligenza emotiva, relazionale, sociale. Terzo punto: collaborare. La ADHD si affronta da più punti di vista, perché coinvolge un ampio spettro di figure, da quelle parentali a quelle professionali che gli gravitano intorno. Quarto punto: dargli feedback positivi E’ quello in cui ho maggior fiducia. Mettete vostro figlio in condizione di realizzare piccoli ma significativi obiettivi e dategli dei feedback positivi. Non è così difficile: -fategli fare piccoli lavoretti -frazionate i compiti e fateli con lui, magari inserendo una nota ludica -dategli delle gratificazioni da raggiungere non subito ma dopo un tempo un po’ più lungo -rilassatevi insieme a lui con qualche occupazione tranquilla -evitate di stressarlo con inutili marce chilometriche (o sfrenate attività fisiche per “farlo scaricare”) -abbassate la voce e scegliete ambienti in cui si possa modulare il rumore -dategli da mangiare cibi freschi e preparati al momento -integrate con vitamine B e con minerali come Zinco Selenio Manganese -state dalla sua parte, senza stargli troppo addosso ma tenendovi ad una giusta distanza. -lasciatelo sbagliare e correggetelo col sorriso sulle labbra per fargli capire che la perfezione non esiste. -quando uscite (al ristorante alla festa di classe al catechismo) siate orgogliosi di lui. Ricordatevi: l’unica cosa che state rischiando non è quella che vostro figlio distrugga qualcosa (o faccia piangere gli altri bambini o dia in escandescenza esponendovi al ludibrio pubblico) ma quella di non apprezzarlo abbastanza negli sforzi che fa per compiacervi. Vi consiglio di partecipate attivamente alle sue conquiste; l’equilibrio, la riflessività, la consapevolezza sono facoltà cerebrali che possono richiedere il loro tempo per arrivare ad esprimersi in modo completo ed armonioso. E diamoglielo questo tempo, che , come si sa in fondo è …relativo!Trackback dal tuo sito.