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Resilienza, la capacità di riorganizzarsi per stare ancor meglio di prima!

Resilienza, la capacità di cavalcare l’Onda della Vita si coltiva fin da bambini. Con la resilienza non solo si superano le prove, ma soprattutto si coglie l’occasione per migliorarsi. Vi racconto che cos’è la resilienza con un aneddoto. Durante un trasferimento in treno, mi è capitato di ascoltare (mio malgrado) un curioso dialogo tra 2 amici che non si vedevamo da un po’ di tempo. Parlavano di un terzo amico comune ed erano alquanto meravigliati entrambi. “Hai saputo di Carlo? La sua ditta è fallita”, dice il primo amico con tono di circostanza. “Non mi dire! Chissà come è depresso, povero Carlo, dopo tutti i sacrifici che ha fatto per metterla in piedi…”risponde l’altro mostrando partecipazione empatica. “Al contrario- ribatte il primo con enfasi- l’ho incontrato qualche giorno fa, non gli ho detto che sapevo del fallimento. Non credevo ai miei occhi quando l’ho visto sorridente e ringiovanito! Non ha nemmeno accennato al suo disastro finanziario, mi ha detto subito che ha avviato un’attività nel settore del biologico, sai quanto era appassionato dei cibi naturali, e che sta andando a gonfie vele”. All’incredulità del primo amico il secondo risponde quasi seccato “c’è gente che cade sempre in piedi…a me sarebbe venuto l’infarto se avessi avuto un fallimento e non mi sarei mai più ripreso!”. Ciò che più mi ha colpito è stata la deludente fine della conversazione “Carlo è sempre stato fortunato!” seguita da un silenzio tombale.

La Fortuna degli altri evoca sempre le proprie traversie, ho pensato, osservando le espressioni cupe dei due amici ora che avevano fatto il confronto, ognuno dentro di sè, tra le proprie reazioni e quelle dell’amico Carlo. Se c’è una categoria di antipatici al mondo sono proprio i fortunati, sembravano sostenere i due. Mentre molte sfumature di grigio passavano sul volto dei due passeggeri di fronte a me, io pensavo a Carlo e a quanto le sue vicissitudini avevano traumatizzato i suoi amici. Tra me e me l’ho battezzato subito con simpatia “Carlo, il resiliente“. Mi sarebbe piaciuto spiegare ai due che il caso di Carlo non aveva niente a che fare con la Fortuna ma piuttosto con la Resilienza, una capacità che pochi conoscono; a tutti è noto che cosa vuol dire essere resistenti ma pochi sanno che cosa significa essere resilienti.

Oggi di resilienza si sente parlare molto, soprattutto in psicologia, come di una Qualità Umana vincente che conviene a tutti coltivare. La resilienza è la capacità di far fronte alle avversità alle difficoltà agli imprevisti e di superarli uscendone ancor più forti di prima. Si potrebbe dire che i resilienti sono persone che colgono l’occasione di crescere e migliorarsi da qualsiasi esperienza, anche da quelle brutte. Che sia una qualità innata o appresa? Sicuramente c’è un po’ di una cosa e un po’ dell’altra. Quel che è certo è che per essere resilienti conta molto avere avuto esperienze in cui cimentarsi fin da piccoli ed essere stati sostenuti dai genitori o dagli adulti della famiglia, della scuola, della squadra, del clan di amicizie.

E’ molto importante che i genitori stimolino i loro figli ad affrontare prove commisurate per età e situazioni in cui le potenzialità del bambino vengano sollecitate ad esprimersi. Le prove non devono essere alla portata del bambino ma leggermente al di sopra in modo da costituire delle sfide con se stesso.

La resilienza a volte ricorre negli avi e rimane scritta nella storia famigliare nelle leggende dei personaggi che ispirano emulazione. Io ad esempio ho una famiglia in cui la resilienza si è manifestata in tante persone e in tante situazioni e fa parte di un vissuto tramandato che è diventato un modo naturale di affrontare le cose. Molti personaggi delle fiabe o eroi mitologici sono dei casi di Resilienza, da Pollicino a Hansel e Gretel. Non si può diventare resilienti solo perchè ci hanno raccontato storie e leggende, ma è pur vero che poter sviluppare immagini eroiche aiuta a considerare che eroi si può essere.

E così il famoso motto “mi spezzo ma non mi piego” viene necessariamente negato. Basta prendere l’esempio del flessuoso giunco che si piega facilmente al vento ma che è usato per sorreggere carichi importanti e delicati. Così anche i metalli si piegano al fuoco e poi si ricompongono forgiati in forme straordinarie, basti pensare all’oro.

La resilienza , qualità dell’oro: mi piace pensarla così come una dote preziosa e irrinunciabile soprattutto al giorno d’oggi..

Resistere e resistere ad oltranza va bene ma comporta tanta stanchezza, tanta fatica tanto carico sulle spalle: sto pensando a quante persone si irrigidiscono nella vita per resistere alle prove della vita stessa. Il resiliente accoglie la vita, la comprende riconoscendone pregi e difetti, lati bui e lati luminosi, gioia e dolore e sa che il flusso naturale delle cose porta verso una condizione migliore, come il fiume va sempre al mare. In quest’ottica il resiliente vive il superamento. La persona rigida al contrario non accoglie la vita, se ne difende continuamente, cercando di combatterla e di arginarne l’impetuoso avanzare, arrancando per guadagnare una sponda o l’altra del grande fiume.Chi è resiliente si lascia andare alla corrente, stando in mezzo al corso d’acqua che scorre e così riduce la fatica al minimo, arrivando a riva quando sarà il momento giusto.

Caro signor Carlo, complimenti per la resilienza. Ti sei riorganizzato non ostinandoti a far risorgere un’attività ormai andata in cenere ma avviandone una ancor più coinvolgente e appassionante. Non sarà stato tutto rose e fiori ma ora il corso del fiume è cambiato per il meglio. Un’avversità capita a tutti, la differenza la fa come ti rialzi!

Si può imparare a essere più resilienti? Credo proprio di sì. A partire dal coltivare uno stile di vita “sfidante”, andando incontro alle occasioni di cambiamento ed essendo aperti e disponibili, mossi dall’Amore che ispirò il poeta Dante a compiere un viaggio piuttosto impegnativo ma decisamente interessante.

Il neurobiologo Dan Siegel chiama questo atteggiamento con un acronimo, COAL, che significa curiosità apertura accettazione e amore; pare proprio che sia un atteggiamento che facilita la neuroplasticità, cioè lo sviluppo cerebrale. E’ questo il modo migliore di comportarsi  per i genitori che vogliono ispirare i figli e davvero favorire la loro crescita dandogli la possibilità di essere più resilienti da adulti.

A favorire la resilienza concorrono altri fattori salutistici come una buona nutrizione una giusta attività fisica all’aperto, ma anche una buona conoscenza e gestione delle proprie emozioni e la pratica della meditazione, soprattutto della mindfulness che ci aiuta a rimanere concentrati nel nostro presente pur essendo in grado di proiettarci nel futuro per realizzare i nostro obiettivi. Anche il metodo del coaching è una ottima occasione per sviluppare resilienza psicofisica. ed è quello che propongo a molte persone stressate e irrigidite sulle loro posizioni o ingabbiate nelle loro credenze limitanti o abitudini malsane.

A settembre vi aspetto per le consulenze di coaching in studio o anche via Skype per chi non può venire di persona.

Un po’ di resilienza spicciola: quando d’estate fa molto molto caldo provate a sfidare i 36 gradi all’ombra con atteggiamento resiliente! Proverete a voi stessi che la resilienza è ben diversa dalla Fortuna!

 

Relazioni difficili: gli specchi essenici dell’anima

Relazioni difficili: quando le relazioni interpersonali sono teatro di profondi turbamenti, di disagi emotivi, di comportamenti squilibrati. A volte le relazioni difficili si ripresentano nella nostra vita, come se non fossimo capaci di gestirle. Perché ci capita di avere a che fare con persone che ci pongono sempre gli stessi problemi? Quante volte succede che una persona ci maltratti? O che  riversi su di noi la sua rabbia o la sua paura? O che ci soffochi con la sua ansia? Relazioni difficili che cerchiamo di gestire meglio che possiamo; eppure capita che ci ritroviamo quanto prima alle prese con relazioni più o meno analoghe. Una sorta di gioco del destino o c’è qualcosa sotto? Secondo un’antica teoria esistenziale, quella degli specchi essenici, le difficoltà che troviamo nelle relazioni interpersonali riflettono in realtà dinamiche emozionali personali e profonde. Il ciclico ripresentarsi di relazioni difficili, analoghe tra loro, può avere un significato positivo, rappresentare cioè l’opportunità di risolvere i nostri disagi interiori, i conflitti emozionali, i giudizi castranti, le credenze limitanti. Se ci ritroviamo sempre nelle stesse relazioni difficili potrebbe voler dire che abbiamo bisogno di sperimentarci proprio in quelle. Lo scopo? Conoscerci meglio, comprendere la nostra autentica natura. Il tutto per realizzare potenzialità che non sospettiamo nemmeno di avere, per fare qualcosa di buono e di speciale che corrisponda al senso della nostra vita. Autoconoscenza per la mission e la vision, si potrebbe dire nell’ambito delle discipline motivazionali. Anche la filosofia del medico inglese Edward Bach , oggi messa in pratica nella disciplina della floriterapia, si sviluppa intorno al tema della “lezione di vita”: tutti abbiamo da imparare qualcosa su di noi attraverso esperienze relazionali che ci aiutano a svolgere il filo della nostra missione terrena. Le relazioni che ci fanno maturare sono spesso difficili proprio perché avvengono fuori dalla nostra zona di confort, quell’ ambito della vita in cui ci sentiamo forti e capaci solo perché lo conosciamo bene. Tutte le volte che vogliamo imparare cose nuove, entriamo in una zona di sfida e andiamo incontro all’ignoto e all’incerto. Ci sentiamo turbati, entriamo in crisi: è il prezzo da pagare per sviluppare la maestria. Davanti alle difficoltà possiamo scegliere di avanzare o battere in ritirata. Nel secondo caso può accadere che le situazioni si ripresentino e molto spesso sono proprio le relazioni interpersonali a fare da campo di pratica della nostra crescita personale. Anche le neuroscienze hanno un punto in comune con l’antica saggezza essenica:  gli studi neurologici hanno dimostrato che gli altri ci fanno da specchio. Con la scoperta dei neuroni specchio Rizzolati e coll. hanno scritto un capitolo fondamentale sulla relazione interpersonale come una delle massime espressioni della coscienza umana. Dalla filosofia alla pratica gli specchi essenici ci forniscono importanti chiavi di lettura per vivere bene le relazioni e trarre il massimo beneficio da esse. L’Autore Gregg Braden ce la fa conoscere con il suo abiltuale mix di scienza e spiritualità: http://www.stazioneceleste.it/articoli/braden/7_specchi_esseni.htm Il primo specchio è quello fondamentale e riguarda il presente percepito, la realtà così come ci sembra. Il presente che viviamo è lo specchio di chi siamo. La fisica quantistica ci suggerisce di concepire la realtà come qualcosa di relativo alla nostra interpretazione, non come una verità assoluta. Percepiamo il presente attraverso il complesso sistema corpo-mente in una dimensione limitata allo spaziotempo lineare. Quello che crediamo sia reale, rappresenta la realtà che agiamo. Ci comportiamo in base a ciò che percepiamo in modo molto soggettivo, richiamando alla mente contenuti del tutto personali. Anche le situazioni in cui veniamo a trovarci sono una creazione nostra: secondo certe teorie fisiche l’universo stesso è frutto della mente creatrice che osserva se stessa. Se ci troviamo sempre nelle stesse situazioni è perché vogliamo trovarci proprio lì: sono situazioni di cui in un certo senso abbiamo bisogno per confrontarci con la nostra natura. Noi stessi creiamo quelle situazioni allo scopo di sperimentarci ad un livello sempre più alto e complesso. Il fatto di non affrontare certe relazioni,  di sottrarsi ad esse o di comportarci in ugual modo comporta la “necessità” di riproporre analoghe situazioni. per vivere le relazioni in modo efficace alla nostra crescita personale possiamo interrogarci spesso su di esse, esercitando la nostra funzione di coscienza. Un esempio: “contraggo spesso relazioni con persone arrabbiate che mi fanno star male: mi domando quanta rabbia io comunico agli altri?”. Una domanda aperta facilita l’autoconsapevolezza e aiuta a capire che quella particolare relazione ha un significato importante: mi serve per abbattere la mia rabbia, se mi comporterò in modo gentile e rilassato. Gli effetti sugli altri si vedranno subito: anche loro diventeranno ben presto più gentili e disponibili. Si tratta di spostare il focus dagli altri a se stessi. La coscienza umana è la vera magia dell’universo: che sia saggezza antica o scienza moderna l’importante è che sia verificabile nella vita di tutti i giorni. Un esercizio pratico basato sulle domande di coaching per sperimentare il valore degli specchi :
  • richiama alla mente una tipo di relazione che tende a ripresentarsi
  • quali contenuti ti vengono riportati continuamente?
  • C’è qualcosa di cui non vuoi renderti conto?
  • Che cosa ti colpisce di più di quel tipo di relazione?
  • Che conseguenze ha in pratica nella tua vita?
  • Come l’hai affrontata finora?
  • Come ti piacerebbe poterla affrontare?
  • Qual è il primo passo che potresti fare per farla andare diversamente?
Scrivetemi, se volete, delle vostre relazioni difficili. Un confronto è sempre un’occasione per “fare coscienza”.