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Il Coaching: anche se caschi, non ti fai male

Caduto dalle Stelle anche tu? Lasciati andare: con il coaching anche se caschi non ti fai male. A tutti quelli che ogni tanto si sentono stranieri su questo pianeta, a chi guarda in su sperando di leggere la scritta “torna!”, alle persone che hanno nostalgia di Casa, alle anime in pena che vorrebbero prenderla più alla leggera:  abbiamo passato anni a cercare di capire noi stessi e il nostro bisogno di trascendenza, perché capire, pensavamo, è il nostro piano A, quello che è nella nostra natura perseguire. Ce l’abbiamo fatta? Qualcuno sì, qualcuno no, molti sono in forse. Di fatto stiamo ancora “aspettando”. Che cos’è che ancora deve arrivare? la risposta potrebber risultare spiazzante: forse proprio noi! Siamo noi stessi che ancora non abbiamo posato i piedi al suolo, che siamo ancora in viaggio dal cielo alla terra, che non abbiamo voglia di mettere le radici, o che pensiamo che sia perder tempo o non far fruttare il nostro Innato. Adesso può essere il momento del piano B, quello che va in auge dopo che il piano A non ha funzionato più di tanto: lasciati andare e tocca terra senza attriti. Ti piace l’idea? Devi sapere che ci vuole un po’ di tempo per abbandonare i vecchi schemi, quelli per cui le persone spirituali non si sporcano con la terra;  con un po’ di pazienza e un pizzico di temerarietà (doti che non ti mancano) potrai renderti conto ambientarsi in questa vita non è poi così difficile. Il coaching è un metodo che io, trascendente fin dalla nascita, ho amato da subito: mi ha permesso di accompagnare le persone nel loro viaggio tra cielo e terra. I miei coachee sono stati tutti come me: girovaghi tra gli universi e viaggiatori dei tempi, gente di difficile collocazione su questo pianeta dai confini demarcati in modo netto. Accompagnando loro nei percorsi di coaching, ho portato a termine anche il mio viaggio: adesso la terra è la mia casa, come la loro. Quando hai una casa viene da sé che è bello starci dentro, portarci le tue cose, lavorarci, condividere gli spazi, darle un ordine tutto tuo. Il coaching è un metodo, si dice, per realizzare se stessi nei diversi ambiti della vita: poco importa che sia un coaching per questo o per quello (mi riferisco alla varie etichette che definiscono gli ambiti di intervento dei coach), ciò che conta è che sia coaching, cioè allenamento. È un allenamento a stare qui, il coaching: questo è quello che ho imparato, facendolo. Pensi che tutto ciò sia poco specifico, poco di nicchia, poco definito? Il coaching non ha niente di definito e anche poco di definibile, perché al centro c’è l’Uomo, qualcosa che ancora sfugge alle etichette. Ho scritto sul coaching due bei libri (per cui ti rimando alla pagina della scuola Medicoachinghttps://www.medicoaching.it/pubblicazioni/) ma quello più bello credo sia quello che scriverò un domani, e più tardi lo scriverò più senso avrà: sono infatti sicura che ancora molte cose, e straordinarie, mi riserveranno i miei coachee e alla fine saprò dare una definizione meritevole ad una materia che non ha ancora raggiunto la sua chiara fama (forse perché la fama è cosa da piccoli uomini mentre il coaching è solo per Uomini) http://dottsilviacalzolari.it/coaching-scienza-coscienza/ Lasciati andare, ti voglio dire: se caschi, con il coaching non ti fai male. Il coach non è il tuo paracadute, nemmeno uno che ti prende in braccio. Se cerchi un salvatore non è il coach, insomma. Io, ad esempio, sono un coach “cantastorie”: mentre tu cadi, ti aiuto a raccontare la tua storia. Chi sei, che cosa vuoi e come lo vuoi fare è una tua questione: a me piace ascoltarla, la tua leggenda. Anche a te piace ascoltarla, solo che non te la racconti mai perché sei troppo impegnato a vivere male. Succede nel coaching una cosa fantastica, che ha del surreale e invece è concretissima: mentre ti lasci andare, capisci quanto è bello volare, ti guardi attorno e vedi paesaggi a cui non avevi mai fatto caso prima. È così che ti innamori della tua vita, a cominciare dalla Terra, uno scenario niente affatto casuale. Ti accorgi che metter le radici è, in fin dei conti, ciò che vuoi: provarci e riuscirci, esprimendo te stesso anche nel più piccolo gesto, decidere, scegliere, lasciare la tua firma in ogni azione, che cosa c’è di più motivante? No, il coaching non serve solo “a questo o a quello”: serve alla tua vita, o forse meglio dire alle tue vite, registrate da qualche parte nello spaziotempo diverso, lo sai tu dove. Abbiamo bisogno di trascendenza e il coaching ci può aiutare a realizzarci in questo ambito proprio qui su questo pianeta. https://psico.it/piramide-dei-bisogni-5-bisogni-fondamentali-delluomo-secondo-maslow/2017/10/ C’è chi dice che l’Anima ha i suoi registri: bene, registra la tua esperienza di adesso nell’akasha, o se prefersici nel DNA, e scrivi che il coaching ti è servito per atterrare dolcemente e ambientarti in una vita piena di senso e significato. Il te stesso che un giorno leggerà il registro forse lo saprà già che il coaching fa bene alla vita  (vedi Kryon – Akasha Umana Alla scoperta del registro dell’anima- Monika Muranyi). Allora intesi? Lasciati andare che io non ti prendo, ma ti faccio cantare la tua canzone e, come ben si sa, il “canta che ti passa” funziona: chi avrà più paura di creare la propria realtà per compiere il senso e il significato dell’essere vivi? Andiamo, che è ora!

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