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Lucino nel paese di Oltre-Andanza

C’era una volta

C’era una volta, c’è sempre stato e sempre ci sarà il paese di Oltre-Andanza. Un paese tanto grande che i suoi confini si perdevano nel passato, nel presente e nel futuro. A Oltre-Andanza ci arrivavano tutti, prima o poi. Poco importava da dove gli ospiti arrivassero, dato che tutti appena entravano in paese non si ricordavano nemmeno più da dove venivano. Ogni ospite si ambientava subito e non se ne voleva più andare. Tutti venivano accolti a braccia aperte. Il Gran Cerimoniere aveva il compito di ricevere gli ospiti in pompa magna. L’affluenza era tale che di cerimonieri ce n’era sempre bisogno: perciò facevano i turni. Tutti i cerimonieri dovevano essere ben preparati e professionali, per far sentire gli ospiti meglio che a casa loro. Ogni nuovo arrivo richiedeva la presenza di un’altra figura autorevole, che presiedeva alle formalità: raccoglieva le generalità e archiviava il Libro Rosso, che ogni ospite portava con sé. Questo personaggio, non meno prestigioso del Cerimoniere, era noto come il Mastro di Porta: senza il suo nullaosta nessuno entrava e nessuno usciva da Oltre-Andanza.

Inizia la Storia

La  nostra storia inizia nel giorno Esimo, proprio quando alle porte del Paese sono di turno due Eccellenze di chiara fama: Mastro Pietro e il Cerimoniere Michele.

(Prima di continuare la nostra storia, ti devo avvisare, caro lettore, che questa favola è liberamente ispirata a fatti reali e personaggi assolutamente esistenti e che giammai nel narrare ho travisato il benché minimo particolare della più autentica verità).

Dicevo, dunque, delle porte di Oltre-Andanza: ah, che spettacolo! Maestose, radiose e trasparenti, nonché sonore e fluttuanti, sono le più belle opere architettoniche dell’universo 11, che è l’esatto luogo dove si trova Oltre- Andanza.

(È possibile che tu, lettore, non abbia mai sentito parlare dell’universo 11: d’altronde, nessuno può averne conoscenza, se non ha visitato prima tutti gli altri dieci universi. E mi sono fatta l’idea che tu, lettore, non ne sappia abbastanza di ciò che sto per raccontarti ed è proprio per questo che questa storia ti piacerà.)

Torniamo alle porte di Oltre-Andanza, seconde per bellezza soltanto alle Mura di Cinta Cangianti, che hanno l’originalità di mutare colore ad ogni sbattere di palpebra di chiunque le osservi.

Capirai, lettore, che arrivare a Oltre-Andanza e trovarsi di fronte a tali magnificenti paesaggi è già una sorta di premio per il viaggiatore e fonte di indicibile sorpresa.

In questo giorno Esimo, come in tutti i giorni Esimo, Pietro, il Mastro di Porta, e Michele, il Cerimoniere, siedono al loro solito posto, dietro un bancale di buon legno, in prossimità delle porte, in attesa del prossimo ospite. Hanno sott’occhi, pronta all’uso, la lista dei nominativi attesi per quella giornata. Ancora c’è da fare prima della fine del turno! Sul bancale hanno accatastato una pila di Libri Rossi, , che ogni ospite già entrato ha depositato al suo arrivo, e una serie ordinata di nullaosta da consegnare ai prossimi viandanti, che ancora devono entrare.

Normale routine, quand’ecco che si avvicina con fare stupito e smarrito un uomo anziano all’apparenza piuttosto distinto. Mastro Pietro e Michele aguzzano la vista: abituati come sono a togliere gli ospiti dall’imbarazzo, accennano bonariamente ad un sorriso composto e allargano leggermente le braccia in segno di accoglienza.

-Vieni, viandante; sei giunto alla tua meta. Ti diamo il benvenuto a Oltre- Andanza, il Paese più oltre che c’è –

Timidamente il viandante azzarda una domanda -Vi ringrazio, anche se non so  con chi ho il piacere di parlare…voi siete?-

Soddisfatti per le belle maniere dell’ospite (l’eleganza dei modi è particolarmente gradita in paese) Mastro Pietro fa gli onori di casa:

-Siamo Pietro e Michele. Sbrighiamo qualche formalità e ti facciamo entrare praticamente subito, stai tranquillo. Dunque, tu chi sei?-

-Lucino, mi chiamo Lucino Scarpetta. Vengo da casa mia e sono arrivato qui da solo-

-Niente viaggi organizzati dunque! – fa Michele, che dei due è il più scherzoso (anche se la sua passione per le spade di fuoco a volte produce effetti davvero poco simpatici)

-No, infatti; sono partito qualche mese fa e adesso eccomi qui…-

Lucino sembra proprio un uomo semplice, dignitoso, non particolarmente ricercato, sobrio. E anche molto, molto confuso, più di tanti altri viandanti.

-Bene. Presenta il tuo passaporto e consegnaci il tuo libro Rosso –

Lucino con espressione un po’ interdetta se ne sta zitto e fermo. Ha l’aria di chi non capisce niente di ciò che gli stanno dicendo. Libro Rosso? Passaporto? Le sue elucubrazioni vengono bruscamente interrotte da un urlo stranito di Michele.

–NOOO! NON C’E’! non è nella lista, il suo nome qui non è scritto, vedi?-

E come impazzito, mostra la lista a Pietro. Questi, quasi divertito, pensa ad uno scherzo di quel bontempone del compare.

-Ma che cosa stai dicendo? Ti va di scherzare, oggi. Fammi controllare. Ti pare che uno possa arrivare fin qui e non essere sulla lista? –

-Lo so che questo non può succedere mai- ribatte concitato Michele. -Tutti gli arrivi sono assolutamente previsti secondo il Patto Prenatale, dunque il nome di questo buon uomo ci deve essere. Ma di fatto non c’è! Controlla-

Scorre la lista, Mastro Pietro, e anche più e più volte, ma inutilmente: il nome di Lucino Scarpetta proprio non salta fuori.

Con fare pomposo e aria solenne le due Eccellenze si rivolgono a Lucino:

-Ci occorre dirti, buon Lucino, che il tuo nome non è sulla lista. Dunque è evidente che tu non puoi stare qui. Di fatto a noi risulti inesistente e quindi non puoi passare –

-Come sarebbe a dire? – allo sbigottimento di Lucino per il fatto di essere lì, si aggiunge ora lo stravolgimento per il fatto che secondo quei due non dovrebbe essere lì.

-Dove altrimenti dovrei essere, se non qui, dal momento che ci sono? -dice innervosito Lucino

Un errore clamoroso

Quella era la prima volta che Pietro e Michele si trovavano ad affrontare una simile incresciosa evenienza. Si consultano tra loro: parlottano, scuotono la testa, si agitano e si ricompongono, rivolgono di tanto in tanto uno sguardo indagatore al povero Lucino, sempre più insofferente.

-Allora, voi due: io sono arrivato fin qua e voglio passare. Come la mettiamo? Informatevi, chiedete ai superiori, insomma trovate un modo per farmi entrare. Io indietro non ci torno- esclama Lucino.

Beh, Mastro Pietro e Michele lo sanno benissimo che indietro Lucino, né chiunque altro arrivi alle porte di Oltre-Andanza, non può tornare. È un diritto del viaggiatore entrare ma non uscire.

-Che storia è mai questa? Come può essere successo un errore così clamoroso? Mastro Pietro, che facciamo adesso? Questo non ha nemmeno i documenti! – osserva con santa ragione Michele

La cosa è in effetti inquietante: non tanto per la mancanza del passaporto, sulle generalità si può anche glissare, ma sul libro Rosso, che non c’è, proprio no. Si tratta di un libro prezioso, indispensabile, dove è annotata tutta la vita di un uomo, una garanzia su chi è, che cosa ha fatto, quali sono stati i suoi valori. Senza Libro Rosso non si può nemmeno assegnare all’ospite l’albergo più consono: tra una stamberga e un cinque stelle c’è pur la sua bella differenza! Guai mai che si assegni una residenza poco più che decorosa a chi si merita una reggia! Ne andrebbe della reputazione di Oltre- Andanza in tutto l’universo 11. Per non parlare delle referenze di Pietro e Michele, che scenderebbero alla quota minima (e forse anche al di sotto, pena il licenziamento). Ma per fortuna Oltre-Andanza è un posto dove i miracoli accadono.

Arrivano i rinforzi

Ecco che all’improvviso arriva un grazioso uccellino con un rotolo cartaceo nel becco, si posa sul bancale e lo deposita davanti agli occhi dei due compari.

-Vengo dall’Albero del Sale. Ho visto la scena e ho riconosciuto quest’uomo. Mi sono preso due appunti e ve li faccio leggere, magari vi sono d’aiuto. Pietro e Michele si buttano sul rotolo e lo svolgono frenetici. C’era scritto così:

-“io, Re di Quaglia, ho conosciuto Lucino nella sua giovane età. Era un cacciatore e andava in battuta con altri come lui, tutti con il fucile e il cane da riporto. Passavo di lì, volando piuttosto basso. Lui mi ha visto bene ma l’unica cosa che mi ha puntato contro è stato il suo dito, solo per tenere la visuale del mio volo e guardarmi svanire oltre l’orizzonte”

Re di Quaglia aveva portato una referenza per Lucino, e Re di Quaglia era il signore di tutte le quaglie e di certo godeva di chiara fama in paese. Idea, ideona: Pietro e Michele si scambiano uno sguardo d’intesa.

– Ci siamo. Grazie a te, Re di Quaglia, faremo così: chiederemo referenze per Lucino ad almeno altri 4 abitanti di Oltre-Andanza. Se risulteranno positive, le prenderemo a garanzia e assegneremo a Lucino la sua dimora a seconda del giudizio che ci faremo –

Lucino intanto, esterrefatto per aver visto una quaglia parlare e deporre a suo favore per un fatto di cui manco si ricordava, riuscì soltanto a svenire per l’emozione.

Oltre-Andanza è un paese che tu, lettore, non ti immagini nemmeno: là, semmai dovesse capitarti di svenire, mica ti faresti male, perché per terra non c’è niente, nemmeno nuvole. Ai viaggiatori che svengono, magari stanchi, subito si avvicinano sciami di gentili farfalle, che lo sostengono, e uccellini dell’albero del sale, che propongono deliziose essenze al loro naso per rianimarli soavemente al più presto.

Riprendendosi, Lucino cominciava a dubitare:

-mi trovo forse in un sogno? – pensava, ma se ne stava zitto per paura delle risposte.

Intanto Mastro Pietro e Michele si ricompongono e riprendono formalmente da dove hanno lasciato il cerimoniale, pur con qualche necessaria (e mai precedentemente contemplata) variazione.

-Bene Lucino caro, qui a Oltre-Andanza siamo efficienti e pronti ad affrontare qualsiasi imprevisto. Vogliamo spiegarti per bene che cosa sta succedendo: in effetti, tu sei qui davanti a noi e dunque esisti, con ciò è chiaro che entrare è un tuo diritto, ma senza la documentazione richiesta è necessario un cerimoniale ben diverso dal solito. Ci affideremo alle referenze di 5 abitanti di Oltre-Andanza che garantiscano per te. Il primo, Re di Quaglia, lo teniamo già per buono. Sei contento? –

Lucino non sa se essere contento o no: referenze di chi? Ma capisce ben presto che quei due sanno il fatto loro e procederanno secondo i loro piani, inutile sarebbe qualsiasi protesta.

-Che vengano i referenti! – annuncia pomposo Mastro Pietro.

Passa il tempo, ma quanto tempo passi a Oltre-Andanza proprio non è dato calcolare. Quel che balza alla mente di Lucino è proprio di non avere idea di quanto sia passato dal suo arrivo in quel posto, perché gli sembra quasi di essere lì da sempre. Ma prima di essere lì, dov’era? Come mai non ricordava niente del prima? Come mai non riusciva a immaginare un dopo?

Finalmente ecco una sagoma delinearsi oltre le porte. Una donna camminava a passo delicato verso la compagnia, composta adesso da Mastro Pietro, Michele, Lucino e Re di Quaglia

-Ahah, ci siamo. Guarda chi arriva!- commenta sottovoce Michele in tono ammirato

-Dama Natura, ben arrivata! – fa Mastro Pietro, inchinandosi – sei venuta a testimoniare per Lucino?

Dama Natura era un mito a Oltre-Andanza. Si vociferava che nell’universo trino (quello con le tre dimensioni dello spazio e del tempo) la facesse da padrona e dato che Lucino veniva da lì, c’era da aspettarselo che lei avrebbe fatto da testimone. La dama si era presa cura particolarmente amorevole degli abitanti della Terra, dove lei aveva abitato negli ultimi eoni per sua stessa scelta. Quanto le piaceva la Terra, dove trovava i migliori abiti e le più preziose (e vezzose) couture. Dama Natura amava chi l’amava, era fatta così: a chi la onorava dava molte ricompense, a chi al contrario non le dimostrava rispetto era capace di fare molti dispetti.

-Sono qui per Lucino. Lui è stato un amante della terra e l’ha trattata con rispetto. Ha fatto bonifiche dove c’erano acquitrini, ha costruito stalle per gli animali e case per i contadini. I terreni sassosi li ha trasformati in prati con fiori e alberi alti. Dovevate vederlo quando comprò un lotto di terra e ci costruì sopra una casa per la famiglia: tutti i sassi che c’erano (e ce n’erano davvero tanti) li prese uno a uno e li buttò oltre la sua recinzione, nella terra di nessuno, in modo da piantare semi e far crescere un curatissimo giardino nel suo lotto. Poi si rese conto che quella terra là fuori, quella di nessuno, era tutta secca e arida e ne ebbe compassione; così comprò anche quella per farne un altro rigoglioso giardino. Si ritrovò tutti i sassi e con santa pazienza ripulì il terreno anche da quelli. Ah, che brav’ uomo! –

Pietro e Michele ascoltarono incantati e sognanti le parole soavi della Dama e quando ebbe finito di parlare, scrissero il suo nome nella lista delle Buone Referenze.

Intanto Lucino era sempre più esterrefatto. La testimonianza di Dama Natura gli aveva fatto molto piacere, anche se di quei fatti che lei aveva narrato non ricordava niente. -Come mai? -si chiedeva. Man mano che passava il tempo, sempre che il tempo passasse veramente e non fosse solo una sua fantasia, diveniva sempre più curioso di quello che sarebbe successo. Gli andava a genio l’idea di essere in quel posto, che gli sembrava sempre di più una specie di vacanza.

E la storia continua

Ma ecco sopraggiungere un bambino. Era scuro di pelle e aveva un caschetto militare in testa.

-Ciao bambino. Che cosa ci racconti? -disse tagliando corto Mastro Pietro

-Ehi, questo è Lucino Scarpetta! – fece il piccoletto balzellando qua e là. -Lo conosco. C’era la guerra e la mia famiglia era nascosta in montagna. Lui era un ragazzo coraggioso; ci portava da mangiare quando poteva. Vedi questo caschetto? Me lo ha regalato lui, diceva che mi avrebbe protetto-

Poi guardando Lucino con occhi sorridenti gli disse: -Ciao Lucino, sono Gigetto. Negli ultimi tempi sono venuto a trovarti molte volte, quando non stavi tanto bene. Tu mi hai visto ma non mi hai riconosciuto. Noi bambini di Oltre-Andanza abbiamo un permesso speciale: possiamo andare a trovare gli abitanti delle Terra nei loro sogni, ma solo se lo meritano-

Poi rivolse uno sguardo di sfida alle due Eccellenze e disse:

-Sono un bambino: se sono andato a trovare Lucino quando era giù, era perché se lo meritava, no? –

-Certo, Gigetto- Pietro e Michele si scambiarono uno sguardo di approvazione. -Prenderemo per buona la tua referenza. Grazie-

Gigetto guardò Lucino e alzando la visiera del caschetto gli fece il saluto militare e con le dita disegnò il segno dell’ok.

Lucino era commosso. Quel simpatico bimbo aveva davvero detto delle belle cose su di lui. Cominciava a sentirsi orgoglioso e a pensare di meritare di stare in quel posto con tutti gli onori.

– E siamo a 3, ne mancano ancora 2- Osservò Michele laconico, quando cominciò a formarsi sulle loro teste una specie di nuvola bianca iridescente con sfumature di madreperla, dalla quale cadevano petali di rosa profumati. Tutti quanti i presenti rimasero a bocca aperta e col fiato sospeso. Una cosa così era tanto che non la si vedeva: la Signora appariva di rado e sempre con delle buone ragioni. Mastro Pietro e Michele si fecero piccoli piccoli e accolsero la Soave Nuvola con profonda reverenza.

-Nostra Signora, che inaspettato dono è per noi la vostra venuta…-

La Signora, appellativo con cui la Nuvola Iridescente era nota a tutti, era leggiadra per davvero, ma anche molto sobria sia nel lessico che nei modi.

-Sono qui per Lucino. Tutte le sere e tutte le mattine quest’uomo ha rivolto le sue preghiere verso un dipinto che secondo lui mi rappresentava. Mi ha immaginato come una mamma per tutta la sua vita. Mi ha raccontato le sue storie e quelle delle sue figlie, mi ha raccomandato la salute dei suoi amici e parenti. Non ha fatto grandi richieste per sè, a lui piaceva parlare delle cose normali. A volte gli chiedevo –Lucino, tu che tipo di uomo pensi di essere?-Lui rispondeva senza esitare. –Un uomo medio, uno normale, né più né meno – Dite, non vi sembra questo un segnale di grandezza? –

Lucino guardava affascinato la nuvola. Sentiva di averla già incontrata ma non sapeva dire in quale occasione. Aveva comunque capito dalle espressioni degli altri che quella signora nuvola doveva essere un pezzo grosso e ancor di più per questo motivo sentiva salire agli occhi una profonda gratitudine. Così cominciò a versare qualche lacrima.

-Caspita, compare, ma questo Scarpetta è un personaggio! Addirittura la grande signora si è scomodata per lui…

E’il momento dei ricordi

Meno uno, mancava una sola referenza, che sembrava tardare ad arrivare. Ma ecco qua: un abbaiare di cane anticipò il sopraggiungere di un setter bianco e nero scodinzolante e con le orecchie che sventolavano.

Tutti i precedenti referenti erano arrivati davanti a Mastro Pietro e a Michele poi si erano fermati; questo cane invece, quando vide Lucino, gli si lanciò addosso, scaraventandolo per terra e prendendolo a leccate affettuose. Fu allora che per Lucino cambiò tutto e si ricordò di ogni cosa della sua vita.

Pippo! – urlò di gioia -questo è il mio cane, signori miei. È stato il mio migliore amico quando ero al mondo-

E accarezzando senza sosta il pelo morbido di Pippo, Lucino realizzò di aver cambiato vita per sempre. Si ricordò del suo letto, che lo aveva accolto in pianta stabile per qualche mese, dove se ne stava tutto rigido e costretto, pieno di tubi e circondato da gente che voleva fargli credere che sarebbe guarito da un male che si chiamava “vecchiaia”.

La Signora gli aveva dato una vita lunga e felice, dove aveva fatto tante cose normali e altre più che normali. Era stato amato e aveva a suo modo amato. Ecco, l’amore: adesso sapeva che cos’era l’amore. Qualcosa che rende libero, non ti carica di pesi e non ti fa soffrire, non ti obbliga e non ti ricatta con le questioni del tempo e del denaro, della fama e della gloria. L’amore ti permette di essere un uomo normale, senza pretese e senza attese, un uomo che procede passo dopo passo e non si pone traguardi troppo faticosi.

Lucino si ricordava bene e adesso si rendeva conto che sapeva tutto di come vanno le cose sulla Terra: la forza di un amore sincero e senza pretese, quello del cane Pippo, lo aveva liberato persino dalle regole di Oltre- Andanza. Già, poiché a nessuno era concesso, una volta arrivato lì, di ricordare la sua vita terrena.

Mastro Pietro e Michele si alzarono dal loro sgabello e si rivolsero a Lucino con la pompa magna dovuta.

-Lucino Scarpetta, tu puoi passare. Diventi a diritto cittadino di Oltre-Andanza e raggiungi la tua dimora, il più bell’albergo di lusso, dove potrai ordinare tutto ciò che vuoi e stare in compagnia delle persone a te care che sono già qui. Sei contento? –

Lucino ci pensò su – Cinque stelle, dici? Devo proprio? Potrei cambiare la mia destinazione? –

-Non finisci di stupirci, terrestre. Che cosa vorresti?-

Lucino si guardò indietro da dove era venuto, rivolse lo sguardo a Pippo e poi fissò i due compari:

-Potrei lasciare il posto a qualcun altro? Potrei tornare indietro col mio cane, potrei insegnare qualcosa a qualcuno sulla Terra, sull’amore ad esempio!

-Vorresti diventare un angelo custode? Ma non si è mai visto un angelo andare a spasso fra terrestri con un cane…e poi non è la regola, il tuo Patto Prenatale non prevede questo esito della storia- affermarono convinti Michele e Pietro

-Io credo di aver capito che un uomo può cambiare le regole, se ne ha il coraggio, e io ce l’ho! -tuonò con voce sicura Lucino

I due si guardarono allibiti e assunsero un’espressione incredula:

-Come fai a saperlo? Chi te lo ha detto? –

L’umano Lucino e il cane Pippo si guardarono ancora una volta, come intendendosi, e senza meno si avviarono verso la strada del ritorno sulla Terra.

-Cari voi-rispose sornione Lucino- io non lo sapevo proprio, prima di vedere la vostra reazione. Il mio cane, che ha abitato a Oltre-Andanza, me lo ha fatto capire con un solo sguardo, mentre voi eravate impegnati a cercare una soluzione al mio strano caso. Perciò adesso, se permettete, ringraziamo e ce ne andiamo –

Con una piccola e sobria riverenza Lucino si congedò dalla compagnia, seguito dal suo cane. In quel momento molti petali di rosa caddero sulla Terra formando una nuova primavera mai vista prima.

E tutti gli uomini vissero felici e contenti, conoscendo un po’ di più l’Amore.

A mio padre (e al suo cane)