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TU CHIAMALE (SE VUOI) EMOZIONI

Un (bel) tramonto? Una (buona) mela? Una (rilassante) passeggiata? Gli aggettivi tra parentesi non avrebbero alcun senso se non ci fossero le emozioni. Le emozioni sono fondamentali per crearci una precisa idea delle cose (dopodiché possiamo passare ai fatti!).

Percezioni, Sensazioni, Emozioni costituiscono un pacchetto “All in One”: lo acquistiamo e lo spendiamo durante una qualsiasi esperienza. PSE: i primi mattoni per costruire immagini del mondo e tradurle in pensieri e azioni.  Tutti i nostri comportamenti dipendono da come utilizziamo il bonus PSE. Per capire meglio, segui il filo logico da questo punto: quando dico che ieri ho visto un bel tramonto, è perché ieri, verso sera, assistendo allo spettacolo del sole che andava giù, mi sono emozionata. Ciò mi ha portato ad uno stato d’animo di pace e serenità. Ho pensato di avere avuto una buona giornata e ipotizzato di poterne avere una addirittura migliore domani. Mi sono predisposta a preparare una buona cena gourmet. Ho cucinato con amore: tutti in famiglia mi hanno fatto i complimenti ed io sono stata felice. Come vedi, una cascata di eventi dipende dall’emozione che provi mentre fai qualcosa.

Per inciso: noi facciamo sempre qualcosa, dato che anche “far niente” è pur sempre qualcosa. 

Riesci a vedere il percorso? Sono partita da una emozione positiva, ho avuto pensieri e sentimenti positivi e ho fatto cose positive. Provare emozioni positive conviene, non c’è dubbio, perché tutto ciò che ne deriva è perfettamente coerente (dunque positivo!).

Il nostro corpo è lo strumento percettivo, sensitivo ed emozionale che rende possibili le nostre esperienze. In neuroscienze i circuiti nervosi che portano le informazioni PES al cervello vengono definiti col termine “bottom up”, perché gli stimoli vengono raccolti dall’ambiente e veicolati fino alle cortecce cerebrali con un percorso dalla periferia al centro e dal basso verso l’alto. Nel loro lungo percorso questi stimoli vengono elaborati dai centri nervosi disposti lungo il tragitto: il midollo spinale, il tronco cerebrale, il sistema limbico, il cervelletto. Da questi stessi centri nervosi partono le risposte motorie più semplici, come i riflessi e le reazioni istintive, che ci permettono di sopravvivere e di adattarci velocemente alle condizioni ambientali. Esempi di vita quotidiana: se passiamo inavvertitamente un dito sulla fiamma lo ritraiamo alla svelta e senza pensarci su; se siamo inseguiti da un cane indispettito, ce la diamo subito a gambe  senza perderci in convenevoli. Risultato: siamo scampati ad un pericolo alla grande! L’emozione paura ci ha salvato!

Prenditi cura del tuo corpo se vuoi avere un equilibrio emozionale! Trova la tua modalita’ garantita  che ti faccia stare bene (generalmente e’ quella che ti diverte di piu’!)

Quando si tratta non solo di sopravvivere ma di vivere meglio, è determinante il ruolo dei centri nervosi superiori, che si trovano nel cervello più evoluto. Le cortecce cerebrali elaborano ed integrano gli stimoli ricevuti dal sistema PES. Il loro scopo? Permetterci di evolvere, ottenendo una qualità di vita ottimale rispetto alle nostre esigenze.

I circuiti neurali che trasportano i comandi dalle cortecce cerebrali al corpo, vanno dall’alto al basso e dal centro alla periferia. Si chiamano “top down” e sono in collegamento con altri sistemi, oltre a quello nervoso, come il sistema ormonale, immunitario e psichico. Ciò spiega perchè le nostre azioni si accompagnano a stati d’animo, variazioni ormonali, produzione di sostanze che condizionano le nostre risposte immunitarie. Quando facciamo qualcosa che ci piace, ad esempio, nel nostro sangue circolano più endorfine, sostanze che non ci fanno sentire il dolore fisico; c’è un amento di serotonina, la molecola della felicità; il nostro metabolismo è più attivo, perché si produce più GH, ormone della crescita, e TSH, ormone tiroideo; i nostri pensieri sono più fluidi perché aumenta il BDNF, il fattore che stimola la crescita e la funzionalità dei neuroni. Questo mosaico di cambiamenti compone l’immagine di noi felici e contenti che facciamo cose belle. E quando facciamo cose che non ci piacciono? In quel caso sono altre le sostanze che vengono prodotte, ma il meccanismo è lo stesso (il risultato invece no). https://www.macrolibrarsi.it/libri/__molecole_di_emozioni.php

Tu chiamale SE VUOI emozioni, ma sai che cosa sono? Delle nostre emozioni non siamo sempre consapevoli, prova ne è che spesso ci immergiamo in esse e non sappiamo più come uscirne. Una bella notizia: le emozioni non ti fanno prigioniero, non ti rendono schiavo, non fanno il bello e il cattivo tempo nella tua vita. Puoi usarle consapevolmente a tuo vantaggio. Troppe persone cercano di scansare la componente emozionale della loro vita nella convinzione di vivere meglio. Troppe persone sono impegnate in una gestione “fai da te” nella convinzione che ciò serva a stare bene. Nulla di più inutile (e pericoloso). Le emozioni ci servono: sono un radar nella vita e funzionano proprio allo stesso modo di un sistema di orientamento. Accoglile, e ti metti in condizione di fare scelte quotidiane ponderate. La chiave del successo personale è una sintesi coerente tra intelligenza emotiva e intelligenza operativa.

Per capirci: per far bene le cose ed essere felici di farle, puoi aprire gli occhi sul mondo, scegliere consapevolmente quel che vuoi, come lo vuoi e perchè lo vuoi. Per riuscirci, alleati con le tue emozioni e fidati di loro!


Personalità Emotive di Bach: piccoli eroi crescono

Il mondo interiore dei bambini è molto ricco e dinamico. Essi vivono le varie situazioni in modo diverso dal nostro. Una crisi di pianto, uno scatto di rabbia, un incubo notturno hanno sempre un significato, ma non sempre quello che crediamo noi grandi. Adottando il giusto atteggiamento possiamo entrare nel mondo interiore dei nostri bambini, comprendere le loro difficoltà e aiutarli a superarle. Come? Mettendoci al loro fianco, sostenendoli, incentivandoli e soprattutto dando loro ciò che serve davvero: amore e fiducia.

I bambini hanno sempre a che fare con le cose che cambiano, a partire da loro stessi, che ogni giorno sono un po’ più grandi di ieri. La famiglia, il nido, la scuola, gli amici ( ma anche la casa, gli animali, la natura, la città) costituiscono il loro mondo, con cui si confrontano di continuo. Imparano esplorando, sbagliando o facendo bene, e questo è l’unico meccanismo che hanno a disposizione per diventare grandi. Tutto il periodo  dell’età evolutiva (che biologicamente va ben oltre l’adolescenza e la pubertà) serve a diventare adulti consapevoli responsabili e autonomi. Noi genitori, parenti, educatori, ecc… non dovremmo avere tanta fretta di vederli già grandi, perché il tempo è una condizione necessaria per realizzare tutto il loro potenziale.

In questo processo del “diventare grandi” i bambini si mettono in gioco, si sfidano e sfidano gli altri, vincono o perdono, si fanno male e si rialzano, piangono e ridono, si divertono e si annoiano, sono attenti o distratti: fa tutto parte del gioco di “diventare grandi”, un gioco che dura (anche per noi) tutta la vita. Nel fare le loro esperienze i bambini utilizzano soprattutto quella parte del cervello più antica (e precocemente disponibile nello sviluppo) collegata alle emozioni. La loro neurofisiologia è tale che i bambini possono avere reazioni esagerate, incoerenti, incomprensibili, contradditorie, che a noi sembrano a volte capricci, a volte stress, a volte disturbi psichici, a volte persino malattie. Alcuni esempi: insonnia, mal di testa, rifiuto di mangiare o al contrario mangiare troppo, diarrea o stitichezza, ma soprattutto iperattività e disattenzione, sono sintomi funzionali il più delle volte dipendenti dalle reazioni emotive.

Tutti i bambini e i ragazzi possono trovarsi in difficoltà nell’affrontare le prove della vita, che ovviamente sono proporzionate all’età.  A loro non serve che gli diamo risposte pronte e preconfezionate, serve piuttosto che li sosteniamo a trovare le loro risposte e a sperimentare il loro modo ottimale di crescere. Una delle più grandi responsabilità (ma anche soddisfazioni) del genitore è proprio quella di rispettare la natura dei propri figli e favorire lo sviluppo del loro potenziale.

Per i grandi è fondamentale saperne di più su come funziona il mondo interiore dei piccoli, emozioni pensieri e comportamenti. Solo così si può passare poi a svolgere quella funzione di genitori-coach, che allenano i loro figli alla vita. Anche in pediatria e nelle scienze dedicate ai bambini hanno sempre più importanza i dati riguardanti:

  • Costituzione, che tiene conto di fattori ereditari e ambientali
  • Personalità emotiva, che tiene conto del modo di reagire in rapporto alle sfide che il bambino sta affrontando

La filosofia (floriterapia) e la medicina del Dott. Edward Bach (38 fiori di Bach) è una disciplina dolce ed efficace che ci aiuta a conoscere più profondamente utile i nostri bambini e ragazzi. I rimedi di Bach sono spesso risolutivi quando si tratta di superare i disagi emotivi (nonché i disturbi psicofisici ad essi collegati). I fiori di Bach promuovono un riequilibrio biologico globale particolarmente interessanti proprio nel’età dello sviluppo. Il meccanismo è quello dei rimedi vibrazionali, la regolazione biologica su base quantistica (medicina fisiologica di regolazione). Il fisico italiano Emilio del Giudice e il premio Nobel  Luc Montagnier hanno dedicato gran parte dei loro studi proprio a tali meccanismi: si basano sul trasferimento di energia informata, che può regolare l’espressione dei geni del DNA. Nel caso dei fiori di Bach si dice spesso che favoriscono il nostro lato positivo cioè le nostre qualità potenzianti; ciò in altri termini corrisponde al meccanismo di regolazione genica proprio dei rimedi vibrazionali.

ti aspetto al CORSO PER GENITORI

“FIORI DI BACH PER BAMBINI: LE PERSONALITA’ EMOTIVE E I RIMEDI NATURALI PER PICCOLI EROI”

negli studi di Bologna e Imola

Bibliografia- pubblicazioni dott.ssa Silvia Calzolari http://www.curarsiconifiori.it/wp-content/uploads/2010/10/3-Calzolari-Studio-floriterapia-Eta-pediatrica.pdf http://www.medibio.it/medicina-biologica/2013/137/1032/pdf/MB0102B_art_5.pdf http://www.medibio.it/medicina-biologica/2013/135/1018/pdf/MB0002B_art_9.pdf

Anima emozionale: metti passione nelle tue sfide

C’è un’anima emozionale in noi, che muove le nostre passioni e ci ispira a sfidarci. È l’anima degli Eroi, di cui ci parla Omero usando un termine antico, Thimos, che in greco significa respiro, sangue, energia, emozione, indica insomma la nostra anima emozionale. Prima di entrare in azione gli eroi omerici parlavano col proprio Thimos per farsi ispirare a compiere grandi gesta, degne di essere raccontate ai posteri. Oggi le neuroscienze ci dicono che il nostro cervello produce immagini che poi narriamo a noi stessi e che questa facoltà è una delle più complesse della nostra straordinaria mente. Raccontarci la nostra stessa autobiografia serve a ricordare a noi stessi chi siamo e a chiarirci le idee su che cosa vogliamo: risorsa utile quando si tratta di cimentarsi nelle prove (più o meno eroiche) della nostra vita. Al pari degli eroi antichi anche noi uomini moderni, quando siamo sotto stress e dobbiamo affrontare le sfide quotidiane, ci confrontiamo con la nostra anima emozionale: qualcosa ci spinge ad imbarcarci in nuove imprese verso la gloria, qualcos’altro ci tira indietro per farci rimanere al sicuro. In quei momenti ci passa per la testa (ma lo sentiamo nel corpo) un turbinio di emozioni; ognuna di esse ci dà una mano a scegliere che cosa fare (e anche se è il caso di farlo!). ascoltiamo e accogliamo l’emozione: essa ci orienterà nell’agire per il meglio. La passione, si sa, è un’energia motrice fondamentale e quando diventa consapevole è sempre spesa bene! (vedi le imprese di Achille, Ulisse e compagnia). Anche la scienza è d’accordo con Omero: neuroscienziati come Damasio, LeDoux, Goleman ecc… sostengono che le emozioni sono come mattoni fondamentali per costruire la coscienza e ci orientano nelle scelte, entrando a pieno titolo a far parte della mente ubiquitaria. Questo era, più o meno, anche il pensiero di Platone: ricordate il mito dell’Auriga e del Carro? Lo si legge nel Fedro (370 a.C.): Platone paragona l’uomo ad un condottiero esperto, che deve domare l’impeto di due cavalli, Eros, che vuole andare verso il basso, e Thimos, che vuole andare verso l’alto. La metafora sta a dirci che per guidare bene il carro della nostra vita dobbiamo sempre fare i conti con i nostri desideri materiali e le nostre passioni. E fin qui ci risulta che sia vero: quante volte ti è capitato di voler tanto correre verso il successo ma poi sei rimasto al palo? Thimos, il cavallo che rappresenta la passione, vuol farci volare in alto e il buon auriga conta proprio su di lui per domare il bizzarro Eros, che segue i bisogni e gli istinti più bassi. Nella sua idea di anima tripartita Platone ci svela che Thimos, cioè la passione, è l’anima emozionale e ci dice anche che è l’alleato principale dell’intelletto (nous) nei confronti dei desideri più materialistici (epitimia). Dunque sembra proprio che l’intelligenza abbia molto a che fare con l’emozione, tanto che i professori Peter Salovey e John D. Mayer nel loro articolo “Emotional Intelligence” hanno parlato di intelligenza emotiva (e sociale) già nel 1990. Filosofia e scienza: visioni consilienti che creano realtà. Oggi gli scienziati confermano che le emozioni stanno proprio a cavaliere tra i processi cerebrali superiori (come il pensiero, l’immaginazione, la memoria, l’ideazione ecc…) e le funzioni nervose più semplici (come riflessi, reazioni, percezione, sensazione ecc…), dando ragione a Platone. Nella teoria neuroscientifica del cervello trino (Paul Mac Lean, Triun Brain) i centri nervosi emozionali fanno parte del sistema limbico, o cervello antico, posto al di sotto delle cortecce, e contribuiscono in modo determinante ai processi mentali superiori. Senza emozionarci ad esempio ci risulta difficile imparare qualcosa, senza emozionarci non ci ricordiamo bene i particolari di quel che ci succede, senza emozionarci non riusciamo a esprimerci creativamente né ad amare, a provare empatia o a sentire compassione.

Non pensi di essere un eroe né ti interessa esserlo? Reputi che l’anima emozionale di platonica ispirazione sia un concetto superato e poco realistico? Ti invito a considerare le cose da un altro punto di vista e ti metto sulla strada per cambiare idea. Hai mai sentito parlare di sfide? Probabilmente si, e in diversi ambiti del lavoro, della vita, dello sport ecc.. dato che oggi questo termine è molto usato. Siamo in sfida perenne, perché la nostra società ci richiede continui miglioramenti, cambiamenti, trasformazioni. Raccogli la sfida e mettiti in gioco, altrimenti sei fuori dal gioco! Anche a te sarà capitato di accettare una sfida con te stesso per dimostrare qualcosa. Come è andata? Avrai visto che se te ne importava qualcosa le cose andavano alla grande, se non te ne importava niente è andata così così. La differenza che cosa l’ha fatta? Il tuo thimos, la tua anima emozionale. Vedi che il concetto è ancora attuale? Il tempo degli eroi non scade mai e questo può essere anche il tuo tempo da Eroe!


Emozioni e coaching: un dialogo con l’Anima

“Dobbiamo imparare ad organizzarci nella vita assumendo solo e soltanto la nostra Anima come aiuto e guida”: questo è il messaggio di Edward Bach, il medico inglese che nei primi decenni del 1900 aprì la strada ad un sistema di cura per il riequilibrio delle emozioni, basato sull’ informazione regolatoria vibrazionale (che oggi definiremmo neuroquantistica) e noto ai più come floriterapia (vedi dell’Autore Le opere complete-Macro Ed.). Un messaggio profondo e allo stesso tempo pragmatico, quello di Bach, che oggi potremmo definire di tipo “eudaimonico”, riferendoci ad un concetto di felicità naturale e virtuosa espresso da Socrate ed Aristotele fino a Fordyce e agli esponenti della psicologia positiva. Molti medici hanno accolto e praticato la filosofia di Bach, utilizzando gli elisir floreali per trattare il disagio emozionale e le disfunzioni psicofisiche ad esso correlate, spesso integrandoli in protocolli di cura sia omeopatici sia allopatici.

Il daimon, la voce interiore, la coscienza umana (vedi A. Damasio,”L’errore di Cartesio”) si possono identificare con l’Anima di cui ci parla Edward Bach? Certamente un comune denominatore tra questi termini lo possiamo ritrovare oggi proprio nel vasto panorama neuroscientifico: noi siamo Personalità, un organismo agente in un determinato spazio-tempo, quantistico e non, in un ambiente che funge da palcoscenico per le nostre gesta. La Personalità è l’identità mossa dalla ricerca di un senso e significato che diventa Essenza, quando c’è una comunicazione efficace tra tutte le sue parti: corpo, mente e spirito.

Ma come fa l’Anima a esserci “di aiuto e guida”, come sostiene Bach? Ciò presuppone che ci sia un dialogo tra personalità e anima e che le nostre azioni siano comunque influenzate da qualcosa che “muove da dentro”(il che richiama dal latino e-movere la radice del termine emozione). Emozione: ciò che viene fuori, muove da dentro, vigorosamente, impetuosamente, irrefrenabilmente e che proprio per questo scuote il nostro essere e ci cambia. Per capirci propongo questa equazione:

E:M=S:C l’Emozione sta alla Mente come la Sensazione fisica sta al Corpo

Come una stimolazione sensoriale produce un cambiamento dello stato fisico, così l’emozione attiva il processo mentale e condiziona stati mentali (o d’animo che dir si voglia); non c’è pensiero senza emozione, non c’è logica senza sentimento, ci dice oggi la ricerca neuroscientifica grazia ad Autori di fama mondiale come A. Damasio, J. LeDoux, D. Goleman, alcuni tra i tanti. L’emozione costruisce il nostro modo di pensare e di comportarci, dunque è venuto il momento di lasciarci alle spalle l’annosa questione del difenderci dalle emozioni, minimizzandole, ignorandole o demonizzandole. È il tempo della responsabilità e della consapevolezza, quindi dobbiamo accogliere, accettare, vivere fino in fondo le nostre emozioni, comprendendole e imparando dalle esperienze che esse stesse ci portano a fare.

C’è un’intelligenza emotiva che va sviluppata, ce lo dice la scienza, come già ce lo aveva suggerito Edward Bach dal 1930 al 1936, gli anni della sua ricerca clinica, scientifica e umanistica più importante: si tratta di un’intelligenza che trascende nel contesto interpersonale e sociale e contribuisce all’espansione della coscienza. (S. Calzolari, “L’espansione della coscienza”, Tecniche Nuove). Cortecce cerebrali nobili come quelle dei lobi prefrontali integrano i contenuti emozionali delle nostre esperienze, soprattutto a livello dell’insula, elaborando memorie sui calchi emotivi delle nostre imprese, costruendo la nostra storia e permettendoci di riconoscerla come “nostra” e di riprodurla raccontandoci (Sé autobiografico). Trasformiamo le emozioni in comportamenti coerenti al nostro essere: è questo che l’Anima di Bach ci aiuta a fare? Certamente sì: tutto il sistema della floriterapia si basa sulla gestione emozionale con l’aiuto di frequenze vibrazionale regolatorie che ristabiliscono la relazione efficace tra le parti che compongono la Coscienza Superiore (per Damasio sono identificate nel Protosè, Sé nucleare e Sé autobiografico).

Ciò che l’anima ci aiuta e ci guida a ricercare è la relazione efficace tra noi e il mondo in modo che possiamo fare esperienze costruttive cariche di senso e significato per il nostro essere.

L’esigenza di organizzarci nella vita, di cui Bach ci parla, è forte ed attuale, ci coinvolge tutti: “andare a caso” nella vita non ci serve, come non serve ad uno studente affidarsi alla sorte per superare gli esami e arrivare alla laurea. Un metodo moderno che aiuta l’Anima ad aiutarci, e che ci può servire parecchio, è il coaching. Le emozioni sono al centro della narrazione del coachee (il cliente) in una fase pre-obiettivo, in cui lo spazio-tempo relazionale è gestito dal coach per aiutare la persona a ritrovarsi, a conoscersi di più, ad accettarsi e a motivarsi. Chi sono, che cosa voglio, dove vado e perché sono domande che trovano riposta nella composizione di immagini mentali che partono dallo stimolo emozionale.

Grazie alla paura, alla rabbia, alla tristezza: grazie perchè siete madri dei nostri ragionamenti e dei nostri modi di fare, grazie perché, come tutte le madri, il vostro compito non è quello di determinare come i figli agiscono, ma è piuttosto quello di motivarli ad agire, trovando prima o poi l’ottimale espressione ognuno del proprio Sé. Le emozioni sono voci dell’Anima, e come tali ci guidano nell’esperienza, ci danno la spinta a muoverci e a metterci alla prova. La nostra Anima ci aiuta e guida attraverso le emozioni che generano pensieri che generano azioni. Un ciclo di generazione che e-move , cioè muove da dentro perché possiamo relazionarci con un ambiente propositivo e positivo: il fine ultimo, la vision di tutti noi, è quello di lasciare una traccia di noi nel mondo come il mondo la lascia dentro di noi.

Perché tutto ciò sia possibile non possiamo andare a tentoni e avanzare al buio: bisogna accendere la luce della consapevolezza. Benvenuto al metodo del coaching nella nostra vita, nel nostro lavoro, nella nostra società, un metodo annunciato già da almeno mezzo secolo di storia e di cultura e oggi presente, concreto reale. Per queste sue qualità nella scuola Medicoaching abbiamo dato al coaching il respiro multidisciplinare che merita; c’è tanto spazio e tanto tempo per le emozioni, per i pensieri e per le azioni. Sappiamo l’Anima oggi ci chiede di aiutarla ad aiutare le persone, dando organizzazione, struttura e metodo alla coscienza. È quello che facciamo. E così il dialogo eudaimonico, caldeggiato da Edward Bach, grazie anche al contributo del coaching, ci porterà tutti verso un futuro denso di senso e significato essenziale.


Una carezza per crescere bene

Mamma, vuoi che tuo figlio diventi un adulto capace di realizzarsi ed essere felice? Molto dipende da te e dal tipo di relazione che instauri con il tuo bambino fin dai primi momenti della sua vita fetale. Conviene diventare consapevoli ben presto di quanto sia determinante il ruolo genitoriale nell’ “imprinting relazionale” perché dalla quantità e qualità delle sue prime esperienze tuo figlio apprenderà schemi neurali, che condizioneranno i suoi atteggiamenti, comportamenti e modi di pensare nelle successive fasi della vita. Una carezza ad esempio è il modo migliore per favorire nei bambini esperienze di piacere e soddisfazione, di empatia e di attaccamento. Lo sai che lo stimolo tattile dell’accarezzamento influenza lo sviluppo cerebrale di tuo figlio? È quanto emerge da una ricerca pubblicata su Nature Neuroscience: accarezzare il bambino favorisce lo sviluppo di particolari fibre nervose di tipo C, sottili terminazioni che dalla superficie cutanea raggiungono un’area corticale collegata con l’elaborazione emozionale, l’insula. Nell’insula del cervello adulto (ritenuta parte della corteccia prefrontale) si svolge un importante lavoro di integrazione tra contenuti emozionali e cognitivi, responsabili della nostra capacità di comprendere il senso di quel che ci accade e di fare scelte coerenti, indirizzando le nostre azioni proprio là dove vogliamo realizzare i nostri obiettivi. L’insula partecipa anche alla funzione mnemonica, alla creazione cioè di ricordi legati alle esperienze vissute, tanto più vivi e precisi quanto più forte e colorito è il marker emozionale. Offrire al bambino stimoli precoci che favoriscano lo sviluppo delle fibre nervose di tipo C è fondamentale per aiutarlo a sviluppare la sua identità emotivo/cognitiva. In altre parole le carezze e i massaggi dolci, soprattutto in fase neonatale, sono alla base di una vera e propria comunicazione sensoriale tra madre figlio, che aiuta il piccolo cervello a crescere in modo armonioso. Non si tratta solo di favorire la neurogenesi, l’interconnessione neurale, l’integrazione interemisferica, ma soprattutto di creare le premesse per l’evoluzione della Mente del bambino, cioè di quella complessa funzione che concentra tutte le qualità del cervello umano tradotte concretamente nel concetto di identità. Come ci suggeriscono le neuroscienze personalità equilibrate e sane hanno un alto grado di autoconsapevolezza, di autostima, di comunicazione efficace. L’adulto che ha ricevuto da bambino un buon  imprinting relazionale di tipo sensoriale/emozionale attraverso il rapporto con la madre ( ma anche con gli altri componenti del nucleo familiare) ha tutte le possibilità di sapere che cosa vuole per se stesso e di operare in modo coerente per ottenerlo. Il bambino accarezzato avrà buone probabilità di diventare  un adulto che sa sentire, interpretare, agire correttamente rispetto agli stimoli emozionali ricevuti: ciò significa che leggerà l’ambiente come una fonte propositiva  di opportunità, alle quali potrà scegliere come approcciare per realizzare se stesso. Quindi ti do un primo consiglio: Accarezza il tuo bambino! E se sei una mamma ancora in attesa, non importa a che mese di gravidanza sei perché il mio secondo consiglio non ha un tempo di scadenza: Canta per il tuo bambino! Il canto materno è un equivalente della carezza o del massaggio: è uno stimolo caratterizzato da un forte potenziale vibratorio che coinvolge il feto (che “abita” in una sorta di mare per 9 mesi!) raggiungendo la sua superficie cutanea e stimola le terminazioni C che si sviluppano molto prima del senso tattile già nelle prime settimane di vita. Le vibrazioni raccolte dalle fibre C a livello cutaneo raggiungono il cervello in formazione e plasmano la sua geografia, fatta di neuroni che si connettono tra loro e tracciano vie che si rimodellano di continuo. Ormai a livello scientifico lo sappiamo bene che il cervello è plastico e rimodellabile a seconda del tipo e della quantità di stimoli che lo influenzano attraverso le vie sensoriali. Sappiamo anche come i contenuti emozionali siano importanti per definire la struttura anatomica del sistema nervoso centrale. Gli stimoli vibratori sono tra i primi che il cervello riceve e partecipano attivamente al suo sviluppo. Il potenziale evolutivo legato alle emozioni è molto forte e se riusciamo a offrire esperienze emozionali positive contribuiamo di sicuro come adulti responsabili a creare altri adulti responsabili. Le emozioni collegate all’esperienza tattile/vibratoria sono secondo A. Damasio, uno tra i più illustri neuroscienziati del nostro tempo, alla base del corretto sviluppo della Coscienza, la più alta qualità della mente umana. Le esperienze talli come le carezze e sonore come il canto e le melodie ( si pensi alle ninna nanne che le mamme di tutto il mondo e di qualsiasi cultura cantano ai loro bambini)) che offriamo ai più piccoli influenzano memorie molto profonde, che possono riaccendersi durante tutta la vita al riproporsi di stimoli simili a quelli che hanno costituito l’esperienza stessa. Ecco perché spesso ci ritroviamo ad essere inondati da emozioni, immagini, ricordi quando ascoltiamo per caso un brano musicale o quando entriamo in contatto epidermico con una persona che magari nemmeno conosciamo. Le memorie legate all’imprinting emozionale più precoce di tipo vibratorio legato a stimoli tattili o sonori entrano a far parte di una sorte di identità sonora o ISO. Secondo il professor Rolando Benenzon questa specie di impronta sonora della personalità è definita da un mix di energie sonore acustiche e motorie che hanno radici molto profonde e inconsce sia nella genetica che nella epigenetica. La nostra ISO influenza anche come ci muoviamo come ci atteggiamo persino come pensiamo e come affrontiamo (o non affrontiamo) le sfide. E adesso cara mamma puoi lasciarti andare a coccole e tenerezze senza pensare di essere eccessiva. Come capirai che stai facendo bene? Semplice, se tutto ciò che farai verrà dal tuo cuore (qualcuno lo chiama istinto materno) allora tutto ma proprio tutto andrà per il meglio. Vuoi qualche consiglio personalizzato? Scrivimi nella sezione dedicata o contattami personalmente al telefono. Ti risponderò con piacere.  

Resilienza, la capacità di riorganizzarsi per stare ancor meglio di prima!

Resilienza, la capacità di cavalcare l’Onda della Vita si coltiva fin da bambini. Con la resilienza non solo si superano le prove, ma soprattutto si coglie l’occasione per migliorarsi. Vi racconto che cos’è la resilienza con un aneddoto. Durante un trasferimento in treno, mi è capitato di ascoltare (mio malgrado) un curioso dialogo tra 2 amici che non si vedevamo da un po’ di tempo. Parlavano di un terzo amico comune ed erano alquanto meravigliati entrambi. “Hai saputo di Carlo? La sua ditta è fallita”, dice il primo amico con tono di circostanza. “Non mi dire! Chissà come è depresso, povero Carlo, dopo tutti i sacrifici che ha fatto per metterla in piedi…”risponde l’altro mostrando partecipazione empatica. “Al contrario- ribatte il primo con enfasi- l’ho incontrato qualche giorno fa, non gli ho detto che sapevo del fallimento. Non credevo ai miei occhi quando l’ho visto sorridente e ringiovanito! Non ha nemmeno accennato al suo disastro finanziario, mi ha detto subito che ha avviato un’attività nel settore del biologico, sai quanto era appassionato dei cibi naturali, e che sta andando a gonfie vele”. All’incredulità del primo amico il secondo risponde quasi seccato “c’è gente che cade sempre in piedi…a me sarebbe venuto l’infarto se avessi avuto un fallimento e non mi sarei mai più ripreso!”. Ciò che più mi ha colpito è stata la deludente fine della conversazione “Carlo è sempre stato fortunato!” seguita da un silenzio tombale.

La Fortuna degli altri evoca sempre le proprie traversie, ho pensato, osservando le espressioni cupe dei due amici ora che avevano fatto il confronto, ognuno dentro di sè, tra le proprie reazioni e quelle dell’amico Carlo. Se c’è una categoria di antipatici al mondo sono proprio i fortunati, sembravano sostenere i due. Mentre molte sfumature di grigio passavano sul volto dei due passeggeri di fronte a me, io pensavo a Carlo e a quanto le sue vicissitudini avevano traumatizzato i suoi amici. Tra me e me l’ho battezzato subito con simpatia “Carlo, il resiliente“. Mi sarebbe piaciuto spiegare ai due che il caso di Carlo non aveva niente a che fare con la Fortuna ma piuttosto con la Resilienza, una capacità che pochi conoscono; a tutti è noto che cosa vuol dire essere resistenti ma pochi sanno che cosa significa essere resilienti.

Oggi di resilienza si sente parlare molto, soprattutto in psicologia, come di una Qualità Umana vincente che conviene a tutti coltivare. La resilienza è la capacità di far fronte alle avversità alle difficoltà agli imprevisti e di superarli uscendone ancor più forti di prima. Si potrebbe dire che i resilienti sono persone che colgono l’occasione di crescere e migliorarsi da qualsiasi esperienza, anche da quelle brutte. Che sia una qualità innata o appresa? Sicuramente c’è un po’ di una cosa e un po’ dell’altra. Quel che è certo è che per essere resilienti conta molto avere avuto esperienze in cui cimentarsi fin da piccoli ed essere stati sostenuti dai genitori o dagli adulti della famiglia, della scuola, della squadra, del clan di amicizie.

E’ molto importante che i genitori stimolino i loro figli ad affrontare prove commisurate per età e situazioni in cui le potenzialità del bambino vengano sollecitate ad esprimersi. Le prove non devono essere alla portata del bambino ma leggermente al di sopra in modo da costituire delle sfide con se stesso.

La resilienza a volte ricorre negli avi e rimane scritta nella storia famigliare nelle leggende dei personaggi che ispirano emulazione. Io ad esempio ho una famiglia in cui la resilienza si è manifestata in tante persone e in tante situazioni e fa parte di un vissuto tramandato che è diventato un modo naturale di affrontare le cose. Molti personaggi delle fiabe o eroi mitologici sono dei casi di Resilienza, da Pollicino a Hansel e Gretel. Non si può diventare resilienti solo perchè ci hanno raccontato storie e leggende, ma è pur vero che poter sviluppare immagini eroiche aiuta a considerare che eroi si può essere.

E così il famoso motto “mi spezzo ma non mi piego” viene necessariamente negato. Basta prendere l’esempio del flessuoso giunco che si piega facilmente al vento ma che è usato per sorreggere carichi importanti e delicati. Così anche i metalli si piegano al fuoco e poi si ricompongono forgiati in forme straordinarie, basti pensare all’oro.

La resilienza , qualità dell’oro: mi piace pensarla così come una dote preziosa e irrinunciabile soprattutto al giorno d’oggi..

Resistere e resistere ad oltranza va bene ma comporta tanta stanchezza, tanta fatica tanto carico sulle spalle: sto pensando a quante persone si irrigidiscono nella vita per resistere alle prove della vita stessa. Il resiliente accoglie la vita, la comprende riconoscendone pregi e difetti, lati bui e lati luminosi, gioia e dolore e sa che il flusso naturale delle cose porta verso una condizione migliore, come il fiume va sempre al mare. In quest’ottica il resiliente vive il superamento. La persona rigida al contrario non accoglie la vita, se ne difende continuamente, cercando di combatterla e di arginarne l’impetuoso avanzare, arrancando per guadagnare una sponda o l’altra del grande fiume.Chi è resiliente si lascia andare alla corrente, stando in mezzo al corso d’acqua che scorre e così riduce la fatica al minimo, arrivando a riva quando sarà il momento giusto.

Caro signor Carlo, complimenti per la resilienza. Ti sei riorganizzato non ostinandoti a far risorgere un’attività ormai andata in cenere ma avviandone una ancor più coinvolgente e appassionante. Non sarà stato tutto rose e fiori ma ora il corso del fiume è cambiato per il meglio. Un’avversità capita a tutti, la differenza la fa come ti rialzi!

Si può imparare a essere più resilienti? Credo proprio di sì. A partire dal coltivare uno stile di vita “sfidante”, andando incontro alle occasioni di cambiamento ed essendo aperti e disponibili, mossi dall’Amore che ispirò il poeta Dante a compiere un viaggio piuttosto impegnativo ma decisamente interessante.

Il neurobiologo Dan Siegel chiama questo atteggiamento con un acronimo, COAL, che significa curiosità apertura accettazione e amore; pare proprio che sia un atteggiamento che facilita la neuroplasticità, cioè lo sviluppo cerebrale. E’ questo il modo migliore di comportarsi  per i genitori che vogliono ispirare i figli e davvero favorire la loro crescita dandogli la possibilità di essere più resilienti da adulti.

A favorire la resilienza concorrono altri fattori salutistici come una buona nutrizione una giusta attività fisica all’aperto, ma anche una buona conoscenza e gestione delle proprie emozioni e la pratica della meditazione, soprattutto della mindfulness che ci aiuta a rimanere concentrati nel nostro presente pur essendo in grado di proiettarci nel futuro per realizzare i nostro obiettivi. Anche il metodo del coaching è una ottima occasione per sviluppare resilienza psicofisica. ed è quello che propongo a molte persone stressate e irrigidite sulle loro posizioni o ingabbiate nelle loro credenze limitanti o abitudini malsane.

A settembre vi aspetto per le consulenze di coaching in studio o anche via Skype per chi non può venire di persona.

Un po’ di resilienza spicciola: quando d’estate fa molto molto caldo provate a sfidare i 36 gradi all’ombra con atteggiamento resiliente! Proverete a voi stessi che la resilienza è ben diversa dalla Fortuna!

 

Stati d’animo (di cui facciamo volentieri a meno)

Stati d’animo, cioè modalità dell’Essere determinati da sensazioni emozioni pensieri. Stati d’animo che si traducono inconsciamente in atteggiamenti, comportamenti, dinamiche relazionali. Stati d’animo di cui siamo a volte vittime, a volte dominatori; stati d’animo che riflettono il nostro habitat interno, quello che in medicina si chiama terreno biologico, come anche il nostro habitat esterno, quello che tutti  conosciamo come “ambiente”. Gli stati d’animo sono funzione dello spazio-tempo e perciò non sono eterni, bensì destinati a passare, per quanto possano durare anche interi giorni o settimane. Ci sono periodi di tristezza, come momenti di frustrazione; passiamo attimi di entusiasmo come, ahimè, giornate di noia. Fuggenti o interminabili gli stati d’animo esprimono come vive la nostra Personalità, cioè quella parte di noi che è alle prese con le esperienze terrene h 24 (cioè tutto il giorno e tutta la notte). Lo stato d’animo che stiamo vivendo è lo specchio  delle esperienze che stiamo facendo. Per sapere in che stato d’animo sei  in questo momento è sufficiente porti la domanda “Come sto? Come mi sento” concentrandoti su ciò che stai sentendo dentro di te. Puoi scoprirne delle belle (ma anche delle meno belle!). Non siamo sempre consapevoli dei nostri stati d’animo, per questo non ci sentiamo responsabili di come stiamo. Errore grossolano, dal momento che essere più consapevoli dei nostri stati d’animo è il primo passo per non essere mai vittima, bensì sempre protagonista della nostra vita.

A cavaliere tra la Medicina e la Filosofia l’opera del medico inglese Edward Bach, diffusa in tutto il mondo dal 1930 in poi, è incentrata sugli stati d’animo negativi (e sul come superarli). Gli stati d’animo negativi, quando non siano riconosciuti ed affrontati e si protraggano, possono causare sintomi funzionali che spesso vengono definiti psicosomatici. Con intuizioni profondamente innovative Bach sperimentò il modo per cambiare i nostri d’animo negativi utilizzando la forza alchemica, cioè trasformativa, degli elementi della natura e formulando gli elisir che conosciamo come fiori di Bach. I  fiori di Bach sono rimedi naturali in cui il principio attivo è rappresentato non tanto dalle molecole di questa p quella erba quanto dal suo principio energetico. Gli studi del fisico italiano Emilio Del Giudice e del premio Nobel Luc Montagnier a distanza di tanto tempo hanno dato ragione a Bach: le frequenze vibrazionali trasferite nell’acqua funzionano, soprattutto sul piano emozionale, mentale e psichico. Se vuoi saperne di più (e ti garantisco che ne vale la pena) ti consiglio una lettura eccellente : Edward Bach, “Le opere complete” ed. Macro.

Ci sono 12 stati d’animo negativi (di cui faremmo volentieri a meno) e 12 fiori di Bach “Guaritori” che possono aiutarti sul serio a superarli. Attenzione, però: superare ognuno di questo d’animo negativi non ti servirà a niente se non avrai compreso perché ti ritrovi più o meno spesso in quello specifico malessere. Il più delle volte trovarsi in certe condizioni emozionali/psichiche ha un senso profondo ed è correlato con una lezione che dobbiamo imparare per essere persone migliori e realizzarci in rapporto a ciò che la nostra Anima ci ispira.

Ecco la check list: AGRIMONY: Nascondi la tua ansia dietro una maschera di serenità e gentilezza CENTAURY:  Non riesci a dire di “no” CHICORY:  Sei ansioso e possessivo con le persone che ami e hai bisogno di essere ricambiato CERATO: Hai poca fiducia in te stesso e tendi a richiedere conferme dagli altri CLEMATIS: Sogni ad occhi aperti e sfuggi alla realtà, stando a fatica con i piedi per terra   GENTIAN:  Sei scoraggiato depresso e pessimista e tendi a lasciar perdere ciò che in cui non riesci subito MIMULUS: Hai paura di tante cose anche comuni e ti impressioni facilmente IMPATIENS: Sei agitato e impaziente, soffri di ansia e malsopporti i ritmi altrui ROCK ROSE: Soffri di attacchi di panico o grandi paure che ti bloccano SCLERANTHUS:  Sei indeciso quando si tratta di fare scelte opposte ma di uguale importanza VERVAIN: Ti entusiasmi facilmente ma poi ti spegni altrettanto facilmente WATER VIOLET: Sei orgoglioso, tendi a isolarti e a rimanere nelle tue abitudini Se dopo aver scorso questa lista stai pensando che hai tutti questi stati d’animo, stai sicuro che è quello che più o meno pensano in tanti. Qual è lo stato d’animo negativo in cui ti ritrovi più spesso? Si tratta di fare un piccolo esercizio per espandere la consapevolezza e diventare più responsabile di quel che sentiamo, pensiamo e facciamo. TRASFORMA GLI STATI D’ANIMO NEGATIVI IN FORZA D’ANIMO POSITIVA PER ESSERE AL TOP! Se vuoi puoi scrivermi e ti dirò come fare!

Oligoelementi per la stanchezza dei bambini

Gli oligoelementi sono sostanze presenti nel nostro organismo. Hanno per lo più la funzione di catalizzatori biochimici e funzionano a bassissimi dosaggi; sono fondamentali per far funzionare bene il nostro complesso organismo. in medicina integrata gli oligoelementi sono al centro di una disciplina particolare che si interessa al “terreno biologico” delle persone, la Medicina funzionale o delle “diatesi del Menetrier”. Le diatesi indicano un modo di reagire tipico degli organismi in rapporto ad alcune caratteristiche biochimiche. lo studio delle diatesi funzionali ha permesso di identificare anche gli oligoelementi, e le loro combinazioni, che risultano fondamentali per un corretto funzionamento dell’organismo. Gli oligoelementi sono di frequente utilizzo in età pediatrica, soprattutto nelle prescrizioni dei medici omeopatici. In inverno alcuni oligoelementi come il Rame trovano indicazione per rafforzare le difese immunitarie; in primavera oligoelementi come il Manganese possono influire positivamente sulle allergie e il Magnesio può rilassare e favorire il sonno. La stanchezza è uno dei disturbi che gli oligoelementi aiutano a contrastare, a patto di identificare bene la combinazione adatta caso per caso. La stanchezza è un sintomo aspecifico che riconosce cause diverse. Nel bambino la stanchezza primaverile può essere conseguenza degli impegni sostenuti durante l’inverno; non ci si riferisce soltanto al lavoro scolastico, ma anche alla pratica sportiva o allo svolgimento di attività ludiche o di apprendimento (come suonare uno strumento, o imparare una seconda lingua) che possono incidere nell’assetto energetico del bambino anche a seconda della sua costituzione. I bambini di costituzione fosforica presentano una maggiore suscettibilità alla stanchezza soprattutto quando l’impegno mentale è importante. Al contrario i soggetti sulfurici hanno una resistenza maggiore allo stress, in particolare a quello fisico. Nei carbonici la stanchezza è correlata spesso all’alimentazione ricca di zuccheri, che riduce anche la concentrazione. Ogni costituzione ha anche un suo stile di vita ottimale per rimanere sempre al top delle sue risorse ed energie: ti consiglio di consultare il mio articolo http://dottsilviacalzolari.it/costituzioni-omeopatiche-e-stile-di-vita/ . Stanchezze si registrano anche come risposte all’adattamento stagionale oppure ai cambiamenti di vita del bambino o alle vicissitudini familiari che ne compromettono l’equilibrio. Alcune malattie infettive come influenza e mononucleosi apportano grande spossatezza così come gastroenteriti importanti con una certa perdita di liquidi e sali minerali.  Gli oligoelementi possono essere indicati in tutti i casi di stanchezza tenendo presente alcune indicazioni: a- stanchezza profonda accompagnata da anemia pallore scadimento delle condizioni generali: Oro, Argento e Rame , un’associazione di oligoelementi sinergici utile quando il bambino esce prostrato da un periodo prolungato di febbre o influenze o malattie infettive debilitanti come ad esempio la mononucleosi oppure da degenze, interventi chirurgici o traumi psichici b-stanchezza da malattie intercorrenti: Manganese e Rame è un’ottima combinazione per tutte le stanchezze che normalmente si presentano durante il corso di malattie infettive virali o batteriche o che si associano a una certa immunodepressione relativa del bambino, con tendenza ad ammalarsi più spesso c-stanchezza adattogena: Zinco e Rame per la stanchezza che accompagna le tappe dello sviluppo del bambino soprattutto nella terza infanzia o nel periodo preburale o puberale; una variante è la combinazione di Zinco Nichel e Cobalto che è utile negli squilibri endocrini o nelle disfunzioni legate all’alimentazione come il prediabete il diabete  l’obesità. bisogna sempre ricordare che molte stanchezze sono dovute a scorretti regimi nutrizionali soprattutto quando:
  • il bambino assume troppi zuccheri semplici
  • il bambino assume alimenti preconfezionati, surgelati, precotti, conservati
  • il bambino assume troppi alimenti raffinati industrialmente e troppi grassi saturi
  • il bambino non assume abbastanza frutta e verdura
  • il bambino ha un’iperalimentazione
  • il bambino ha un’alimentazione non adeguata alle tappe evolutive (svezzamenti non corretti)
d-stanchezza da allergia: il Manganese è l’oligoelemento principe delle situazioni di iperreattività allergica come l’asma le dermatiti le artriti e-stanchezza da stress: compare insieme ad altri sintomi come nervosismo, spasmi muscolari, cefalea, disturbi del sonno, coliti ed è il dominio dell’oligoelemento Magnesio. Oltre a quelli menzionati anche altri oligoelementi possono essere utili nella stanchezza del bambino; il loro utilizzo deve essere comunque guidato dal medico esperto o consigliato da un farmacista preparato in materia. Le fialette o gocce di oligoelemento sono ben tollerate, non hanno sapori sgradevoli e non contengono alcool. Il dosaggio e la frequenza può andare da 1 volta al giorno a qualche volta a settimana, secondo quanto prescritto dal medico, ogni situazione va quindi valutata individualmente. Se hai qualche domanda da farmi per te, per tuo figlio o per qualcuno che conosci scrivimi o vienimi a trovare in studio. Ti aspetto con gioia.

Relazioni difficili: gli specchi essenici dell’anima

Relazioni difficili: quando le relazioni interpersonali sono teatro di profondi turbamenti, di disagi emotivi, di comportamenti squilibrati. A volte le relazioni difficili si ripresentano nella nostra vita, come se non fossimo capaci di gestirle. Perché ci capita di avere a che fare con persone che ci pongono sempre gli stessi problemi? Quante volte succede che una persona ci maltratti? O che  riversi su di noi la sua rabbia o la sua paura? O che ci soffochi con la sua ansia? Relazioni difficili che cerchiamo di gestire meglio che possiamo; eppure capita che ci ritroviamo quanto prima alle prese con relazioni più o meno analoghe. Una sorta di gioco del destino o c’è qualcosa sotto? Secondo un’antica teoria esistenziale, quella degli specchi essenici, le difficoltà che troviamo nelle relazioni interpersonali riflettono in realtà dinamiche emozionali personali e profonde. Il ciclico ripresentarsi di relazioni difficili, analoghe tra loro, può avere un significato positivo, rappresentare cioè l’opportunità di risolvere i nostri disagi interiori, i conflitti emozionali, i giudizi castranti, le credenze limitanti. Se ci ritroviamo sempre nelle stesse relazioni difficili potrebbe voler dire che abbiamo bisogno di sperimentarci proprio in quelle. Lo scopo? Conoscerci meglio, comprendere la nostra autentica natura. Il tutto per realizzare potenzialità che non sospettiamo nemmeno di avere, per fare qualcosa di buono e di speciale che corrisponda al senso della nostra vita. Autoconoscenza per la mission e la vision, si potrebbe dire nell’ambito delle discipline motivazionali. Anche la filosofia del medico inglese Edward Bach , oggi messa in pratica nella disciplina della floriterapia, si sviluppa intorno al tema della “lezione di vita”: tutti abbiamo da imparare qualcosa su di noi attraverso esperienze relazionali che ci aiutano a svolgere il filo della nostra missione terrena. Le relazioni che ci fanno maturare sono spesso difficili proprio perché avvengono fuori dalla nostra zona di confort, quell’ ambito della vita in cui ci sentiamo forti e capaci solo perché lo conosciamo bene. Tutte le volte che vogliamo imparare cose nuove, entriamo in una zona di sfida e andiamo incontro all’ignoto e all’incerto. Ci sentiamo turbati, entriamo in crisi: è il prezzo da pagare per sviluppare la maestria. Davanti alle difficoltà possiamo scegliere di avanzare o battere in ritirata. Nel secondo caso può accadere che le situazioni si ripresentino e molto spesso sono proprio le relazioni interpersonali a fare da campo di pratica della nostra crescita personale. Anche le neuroscienze hanno un punto in comune con l’antica saggezza essenica:  gli studi neurologici hanno dimostrato che gli altri ci fanno da specchio. Con la scoperta dei neuroni specchio Rizzolati e coll. hanno scritto un capitolo fondamentale sulla relazione interpersonale come una delle massime espressioni della coscienza umana. Dalla filosofia alla pratica gli specchi essenici ci forniscono importanti chiavi di lettura per vivere bene le relazioni e trarre il massimo beneficio da esse. L’Autore Gregg Braden ce la fa conoscere con il suo abiltuale mix di scienza e spiritualità: http://www.stazioneceleste.it/articoli/braden/7_specchi_esseni.htm Il primo specchio è quello fondamentale e riguarda il presente percepito, la realtà così come ci sembra. Il presente che viviamo è lo specchio di chi siamo. La fisica quantistica ci suggerisce di concepire la realtà come qualcosa di relativo alla nostra interpretazione, non come una verità assoluta. Percepiamo il presente attraverso il complesso sistema corpo-mente in una dimensione limitata allo spaziotempo lineare. Quello che crediamo sia reale, rappresenta la realtà che agiamo. Ci comportiamo in base a ciò che percepiamo in modo molto soggettivo, richiamando alla mente contenuti del tutto personali. Anche le situazioni in cui veniamo a trovarci sono una creazione nostra: secondo certe teorie fisiche l’universo stesso è frutto della mente creatrice che osserva se stessa. Se ci troviamo sempre nelle stesse situazioni è perché vogliamo trovarci proprio lì: sono situazioni di cui in un certo senso abbiamo bisogno per confrontarci con la nostra natura. Noi stessi creiamo quelle situazioni allo scopo di sperimentarci ad un livello sempre più alto e complesso. Il fatto di non affrontare certe relazioni,  di sottrarsi ad esse o di comportarci in ugual modo comporta la “necessità” di riproporre analoghe situazioni. per vivere le relazioni in modo efficace alla nostra crescita personale possiamo interrogarci spesso su di esse, esercitando la nostra funzione di coscienza. Un esempio: “contraggo spesso relazioni con persone arrabbiate che mi fanno star male: mi domando quanta rabbia io comunico agli altri?”. Una domanda aperta facilita l’autoconsapevolezza e aiuta a capire che quella particolare relazione ha un significato importante: mi serve per abbattere la mia rabbia, se mi comporterò in modo gentile e rilassato. Gli effetti sugli altri si vedranno subito: anche loro diventeranno ben presto più gentili e disponibili. Si tratta di spostare il focus dagli altri a se stessi. La coscienza umana è la vera magia dell’universo: che sia saggezza antica o scienza moderna l’importante è che sia verificabile nella vita di tutti i giorni. Un esercizio pratico basato sulle domande di coaching per sperimentare il valore degli specchi :
  • richiama alla mente una tipo di relazione che tende a ripresentarsi
  • quali contenuti ti vengono riportati continuamente?
  • C’è qualcosa di cui non vuoi renderti conto?
  • Che cosa ti colpisce di più di quel tipo di relazione?
  • Che conseguenze ha in pratica nella tua vita?
  • Come l’hai affrontata finora?
  • Come ti piacerebbe poterla affrontare?
  • Qual è il primo passo che potresti fare per farla andare diversamente?
Scrivetemi, se volete, delle vostre relazioni difficili. Un confronto è sempre un’occasione per “fare coscienza”.

Ansia da cambio di stagione: come la curo?

Ansia: un disturbo frequente soprattutto al cambio di stagione quando dall’inverno transitiamo in primavera. Fisicamente ci si sente stanchi e svogliati, si dormirebbe volentieri di più e i ritmi fisiologici si scombinano. A livello psichico si è più fragili, emotivamente suscettibili, facili prede di paure aspecifiche e immotivate o addirittura di fobie. La mente è confusa, fa fatica a prendere decisioni e si è in balia degli eventi. In questo contesto manca il controllo razionale sugli avvenimenti emozionali, i sentimenti sono amplificati e spesso esasperati, perdiamo la lucidità e la chiarezza, cerchiamo di recuperare un ordine mentale rassicurante ma senza successo. Proiettati fuori dalla zona di confort ci sentiamo incerti e l’autostima ne risente.

Generalmente le cose si rimettono a posto in pochi giorni o in qualche settimana al massimo. Le perturbazioni fisiche mentali ed emotive del cambio di stagione sono legate alle variazioni ormonali fisiologiche. In particolare il cervello produce meno melatonina in rapporto ai cambiamenti ambientali della luce e della temperatura. L’adattamento che ne consegue coinvolge gli ormoni che promuovono l’attivismo, la veglia, l’accrescimento, la riproduzione. Si  registrano variazioni della serotonina, la molecola del buonumore come anche del cortisolo, l’ormone dello stress. Il testosterone aumenta facendoci assumere atteggiamenti sfidanti e aggressivi.gli ormoni sessuali facilitano le relazioni e la prolattina ci rende più empatici e più simpatici.

L’ansia che emerge al cambio di stagione è a volte spia di un disagio esistenziale misconosciuto, che coinvolge il piano fisico solo come conseguenza di uno stato emozionale in cui la persona versa da più tempo e di cui è spesso inconsapevole. L’acuizzarsi dei sintomi ansiosi in primavera spesso è il motivo per cui le persone si accorgono di qualcosa che non va e ricorrono finalmente al medico o allo psicologo. http://www.stateofmind.it/tag/ansia/

L’ansia si manifesta con varie sfumature. C’è l’ansia da prestazione, spesso associata alla paura di affrontare una determinata situazione come un esame o un incontro di lavoro. C’è l’ansia da inadeguatezza che scaturisce da un confronto relazionale con una o più persone, di cui ci importa avere il consenso. C’è l’ansia da controllo, quella che prende le persone abituate ad avere il dominio di qualsiasi situazione e che per qulche motivo credono di non tenere più la situazione in pugno. C’è anche l’ansia legata ai fatti traumatici e alle paure vissute che si ripresenta anche al solo ricordo oppure quando dobbiamo affrontare situazioni simili. C’è l’ansia legata alla depressione e l’ansia da scarso realismo, una sorta di fuga dalla realtà compensatoria. C’è l’ansia iperacuta che assume connotati nevrotici, l’ansia paralizzante che si manifesta come attacco di panico e l’ansia spossante che si si accompagna a debolezza.

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Al di là delle sue manifestazioni l’ansia ha sempre un significato e spesso cela un bisogno non solo inappagato ma anche non riconosciuto. In tutti i casi di ansia c’è un denominatore comune: affrontare un cambiamento, qualsiasi esso sia, fa emergere lo stato confusionale della persona ansiosa. Il cambiamento, cioè il passaggio da uno stato ben conosciuto anche se ritenuto negativo ad uno stato incognito anche se desiderato.  E’ l’ansia il peggior nemico quando si tratta di fare il primo passo per cambiare situazioni che non ci piacciono. in primavera come in  tutti i cambi stagionali l’adeguamento dell’organismo ai fattori ambientali mutanti impone una serie di sconvolgimento psico-neuro-endocrino-immunologici che possono esporci all’ansia da cambiamento.

Come ci curiamo? Le proposte sono tante . Io consiglio di partire da un livello emozionale con i fiori di Bach, eventualmente rinforzato da un rimedio omeopatico o omotossicologico.

Una ricetta omeopatica?

Fiori-di-Bach

Walnut, fiore per il cambiamento associato ad Agrimony nel caso dell’ansia da inadeguatezza o ad Impatiens nel caso di nervosismo agitazione e frettolosità nel caso di ansia da anticipazione. Se esistono altre manifestazioni come ad esempio attacchi di panico si può aggiungere Roch Rose, se invece vi sono anche paure aspecifiche  e tremori possiamo usare Aspen o Gelsemium omeopatico alla 30 CH. Un drenante epatico come Tarassaco e Carciofo fitoterapici aiuta il fegato impegnato in un superlavoro stagionale e attenua rabbia e rancore. Gli oligoelementi come Magnesio, Manganese e Zinco sono adatti sul piano biochimico. Infine si può ricorrere ad un trattamento di agopuntura per il riequilibrio energetico.

Tra le tecniche di rilassamento cito con piacere la meditazione la visualizzazione la respirazione e le dinamiche bioenergetiche come il Qi Gong  il Tai Chi lo yoga la bioginnastica il metodo Feldenkrais la musicoterapia.

Una citazione particolare voglio riservarla al metodo del coaching che rappresenta un’ eccezionale opportunità di diventare più consapevoli degli obiettivi che vogliamo realisticamente conseguire e di come poterli realizzare per migliorare cambiare o trasformare la nostra vita

Cambiamento: fai coaching in primavera!

Spesso propongo ai miei pazienti cure integrate e combinate del tutto personalizzate ottenendo da molti anni a questa parte ottimi risultati senza ricorrere, laddove possibile, a psicofarmaci. Consiglio a tutti di prendere in considerazione l’opportunità delle cure mediche biointegrate e di rivolgersi ad un esperto. Vi aspetto con un  proposta personalizzata nello studio Fisiomed a Imola dove troverete possibilità di integrazione terapuetica anche tra diverse discipline e specialità.